REPUBBLICA 11-01-2019 —pag. 27
La successione
Una poltrona per due
Cgil, l’ultima trattativa per non spaccarsi sul nome del segretario
Camusso: “Lavoriamo per arrivare uniti al congresso”. In lizza restano Landini e Colla
PAOLO GRISERI,
La segretaria uscente Camusso a Torino al Congresso dei pensionati che rappresentano la meta’ della CGIL
TORINO
La Cgil cerca di ritrovare un accordo sul nome del segretario generale. I tempi stringono. Il congresso che deciderà si terrà a Bari dal 22 al 25 gennaio.
Meno di due settimane per evitare che la più grande organizzazione della sinistra italiana si spacchi come una mela sul nome del successore di Susanna Camusso: se debba essere l’ex segretario della Fiom, Maurizio Landini, o l’ex segretario dell’Emilia, Vincenzo Colla. Dopo mesi di scontro interno, quando ormai è abbastanza chiaro che alla proposta di Landini, lanciata dalla stessa Camusso, si contrappone una candidatura in grado di mettere in difficoltà l’ex leader dei metalmeccanici o addirittura di superarlo nel voto finale, è la stessa segretaria generale a provare la strada della trattativa. Camusso parla alla platea del Lingotto, al congresso dei pensionati, in maggioranza favorevoli a Colla. Il passaggio decisivo del suo intervento è quando dichiara che « è necessario continuare a lavorare per trovare una condizione di ingresso unitario al congresso di Bari » .
Non è difficile tradurre. Nessuno oggi è in grado di dire come andrà a finire la conta tra i delegati del congresso nazionale. Se saranno di più quelli favorevoli a Landini o a Colla. Ma quel che conta, come dice Camusso riprendendo l’intervento del segretario dei pensionati, Ivan Pedretti, è « mantenere il percorso unitario », evitare cioè che lo scontro tra i due candidati finisca per mettere in discussione la legittimità e l’autorevolezza di chi risulterà eletto. Operazione non facile a dieci giorni dal congresso.
La situazione può apparire paradossale. Colla e Landini appartengono ambedue alla maggioranza politica che in mesi di congresso, a partire dalle assemblee sui luoghi di lavoro, ha approvato al 98 per cento il documento congressuale, cioè il programma politico su cui impegnare i futuri dirigenti.
Camusso lo rivendica come risultato: « Abbiamo attraversato lunghe stagioni di divisione al nostro interno. Avere trovato un accordo tanto largo è un risultato importante » . Ma proprio mentre la Cgil si trova d’accordo sulla politica, si divide sulla scelta di chi sia più adatto a portarla avanti. « Vedo il rischio – dice Camusso – che passiamo dal fatto di avere un documento unitario alla ricerca delle cose che ci differenziano » . « È legittimo non condividere una proposta della segreteria ma bisogna far prevalere le ragioni del noi su quelle dell’io. È meglio mantenere un’organizzazione pluralista che vivere in una in cui tutti si incanalano dietro qualcuno » .
Come si realizza la trattativa e su che cosa potrebbe consistere?
Il primo appuntamento, forse quello decisivo, è la riunione dei segretari generali delle categorie e delle regioni il 16 gennaio. In quella occasione si dovrà decidere il calendario dei lavori del congresso di Bari. Nessuno pensa più che ci sia il tempo per trovare un terzo candidato in grado di mettere d’accordo tutti.
Si può invece immaginare che, chiunque dei due prevalga, sia disposto a condividere con l’altro il governo della Cgil. I modi sono da inventare. Un vicesegretario generale sembra difficile: non ci sono i numeri due in Cgil da quando Trentin sciolse le componenti partitiche. Ma si potrebbe immaginare una segreteria collegiale, composta, ad esempio, dal 60 per cento di esponenti vicini al segretario generale e dal 40 per cento più legati allo sconfitto. Una trattativa non semplice da fare.
Ieri sera il clima tra le parti era ancora quello della tregua più che della firma della pace. Non è una trattativa sui posti ma sulla politica. Nonostante il peso di Camusso, la proposta di Landini non sembra aver riscosso quel consenso indiscusso che ci si poteva attendere. E ora la trattativa per evitare la spaccatura al congresso di Bari riparte dalla necessità di mediare tra le diverse anime della più grande organizzazione della sinistra italiana. Se la Cgil riuscirà a trovare una sintesi a Bari, forse potrà insegnare qualcosa anche alla politica.
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Anche se il mondo del lavoro, il sindacato sembrano cose fuori moda, a noi che siamo vissuti qualche generazione prima dell’attuale, parole come Camera del Lavoro, Cgil, non so se a ragione o a torto, riescono a scaldare ancora un poco il cuore. Trascrivo un piccolo brano, tratto dal libro “La famiglia F.” di Anna Foa, figlia di Vittorio:” Nella vita di mio padre e di mia madre, ma anche di molti dei miei antenati- direi di tutti quelli che, fra loro, vissero una qualche passione politica- le emozioni del cuore e quelle della politica andavano insieme, intrecciandosi in nodi difficili da decifrare. Era allora abbastanza comune nel mondo in cui vivevano, ora invece colpisce. Evidentemente fino a non troppi decenni fa l’amore per la politica era una passione a se’, non finalizzata a ottenere qualsiasi genere di vantaggi. Aveva insomma tutte le caratteristiche di un amore: la dedizione, il disinteresse. Come in tutti gli amori, generava una visione totalizzante del mondo e del proprio io, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che questo comportava. ( pag.82 del libro suddetto, edizione Laterza 2018).
Anche il sindacato negli ultimi anni si è messo sulla difensiva,non ha preso e non prende iniziative di rilievo,incapace di analisi e risposte antagoniste al pervasivo dominio dell’ideologia neoliberista.Se nella CGIL c’è scontro sulla la strategia,non sulle logiche leaderistiche,è positivo;da troppo tempo la linea della concertazione purchessia con l’impresa,ha fatto perdere autonomia e iscritti.Mi rendo perfettamente conto che il sindacato vive una delle fasi più critiche per l’aggressività del neocapitalismo,ma per essere all’altezza della sfida occorre la cultura del conflitto,abbandonata da da decenni:riscoprirla impone la conoscenza della società contemporanea.Non ci si può appiattire a difendere solo i pensionati ed i garantiti,lasciando a se stessi i precari,i poveri ,i migranti,i giovani.Per i senza lavoro,i senza diritti,i senza niente non bastano le petizioni di principio:vanno messe in campo politiche precise,possibili se la lettura dei problemi sociali è fatta in una prospettiva non solo italiana,ma europea e mondiale.Si tratta di fondare un nuovo sindacato,capace di leggere la realtà attuale,coinvolgere alla partecipazione tutti soggetti sociali,prospettare soluzioni concrete e credibili,ritrovare lo spirito di lotta e di contrasto contro le forme do sfruttamento vecchie e nuove.Non ho dubbi che Landini per esperienza,per carattere,per cultura del conflitto meglio risponde all’esigenza d’un rinnovamento profondo della CGIL.