ANSA.IT –08-01-2019
Regioni, raffica di ricorsi contro il decreto sicurezza
La Consulta chiamata a esprimersi. Salvini, Pd cerca visibilità
Una alla volta le regioni a guida centrosinistra passano dalle parole ai fatti sul decreto sicurezza. Umbria, Toscana ed Emilia Romagna hanno deliberato il ricorso alla Consulta: la norma sarà impugnata per sospetta “incostituzionalità”. Anche la Sardegna è pronta a compiere lo stesso passo: nelle prossime ore porterà in giunta la proposta. Partita da un gruppo di sindaci, in testa Leoluca Orlando di Palermo – “sindaci del Pd che cercano visibilità”, taglia corto Salvini – la battaglia si è spostata alle Regioni che a differenza dei Comuni possono ricorrere direttamente alla Corte costituzionale, senza passare prima da un giudice.
Secondo i governatori, l’eliminazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e del diritto di residenza ai richiedenti asilo sta creando ‘caos’ applicativo su materie di competenza regionale quali salute, assistenza sociale, diritto allo studio, formazione professionale, edilizia residenziale pubblica.
“Nessuno in Umbria verrà abbandonato al suo destino, umbri e non, con buona pace dei disseminatori di odio”, assicura la presidente della Regione, Catiuscia Marini. Il decreto “crea incertezza, insicurezza e dis-integrazione”, è la critica del governatore sardo Francesco Pigliaru. “Ci coordineremo con tutte le Regioni e i Comuni: si sta determinando un movimento ampio”, spiega il presidente della Toscana Enrico Rossi.
Anche Piemonte e Lazio sono al lavoro. “Ho avuto conferma che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso: il decreto, impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali di nostra competenza”, annuncia infatti Sergio Chiamparino.
“Stiamo valutando il ricorso alla Consulta – aggiunge Nicola Zingaretti – che deve però essere solido e motivato. E nella legge regionale di bilancio abbiamo stanziato 1,2 milioni di euro per non far chiudere gli Sprar”, i centri di accoglienza diffusi sul territorio. La Calabria era già uscita allo scoperto nei giorni scorsi – “è una legge da stoppare”, aveva detto il governatore Mario Oliverio. E anche la Basilicata starebbe ragionando sull’ipotesi ricorso.
Secondo i titolari dei governi regionali che contestano il decreto, la nuova norma compromette il diritto alle cure mediche, allo studio, comprese le provvidenze per gli studenti universitari, la formazione professionale, e interrompe il percorso di integrazione generando insicurezza sociale. Sul piede di guerra restano anche molti sindaci, ma il fronte non è compatto: il 10 ci sarà il direttivo Anci, il cui vice presidente, Roberto Pella, Forza Italia, invita a “rispettare sempre la legge”. Salvini da parte sua tira dritto: “Per la strada la gente mi dice: vai avanti”.