REPUBBLICA DEL 3 GENNAIO 2019 –pag. 2
3/1/2019
CRONACA
D O M A N D E & R I S P O S T E
Residenza negata e diritti più limitati i nodi della protesta
• Quali sono i punti della legge Salvini contestati dai sindaci?
Ci sono due principali ragioni di contestazione delle norme sull’immigrazione, alcune che riguardano presunti profili di incostituzionalità di alcuni articoli, altre che temono che gli effetti concreti della stretta sui permessi e sull’accoglienza si tradurranno in maggiore insicurezza per le città.
• Quali sono i profili di incostituzionalità segnalati?
Sono quelli relativi agli articoli della legge ritenuti in contrasto con il principio costituzionale secondo cui lo straniero è anche titolare di tutti i diritti fondamentali spettanti alla persona
• La negazione della residenza anagrafica è uno di questi?
Sì, perché limita alcuni diritti come quello alla salute, per l’impossibilità di beneficiare dell’assistenza sanitaria tranne le urgenze, o quello al movimento o al lavoro in assenza di un documento di identità riconosciuto valido.
Perché viene contestata anche la revoca del diritto d’asilo o di cittadinanza in presenza di alcuni reati?
La legge aumenta il numero dei reati per i quali è prevista la revoca dello status anche dopo la condanna in primo grado ma la nostra Costituzione garantisce l’innocenza fino al terzo grado di giudizio e ritiene la cittadinanza italiana, adesso revocabile per fatti di terrorismo, un diritto inviolabile.
I sindaci contestano anche l’abolizione della protezione umanitaria che la legge ha sostituito con permessi speciali. Perché?
Lo ritengono una norma destinata a produrre decine di migliaia di nuovi irregolari.
Chi è titolare di permesso umanitario, alla scadenza, non potrà averlo rinnovato se non in casi residuali e rimarrà in Italia senza poter proseguire alcun percorso di integrazione, rendersi autonomo e avere un lavoro.
I sindaci hanno già lanciato l’allarme sulla tenuta sociale delle città in presenza di un aumento di migranti irregolari.
Perché?
I titolari di protezione umanitaria non potranno più avere accesso al circuito Sprar di seconda accoglienza e, di conseguenza, vengono anche allontanati dai Cas in cui fino ad ora erano ospitati.
Finiscono in strada a carico dei Servizi sociali dei Comuni.
Viene contestato anche il ridimensionamento degli Sprar?
Sì, l’accoglienza diffusa in grandi e piccoli centri si era rivelata vincente e con un impatto limitato sulle comunità. I Cas invece vengono ritenuti bombe sociali pronte ad esplodere.
– a.z.
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