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06/12/2018

La violenza sulle donne anziane

Il contributo di Marco Trabucchi

 

La forte attenzione di questo periodo alla violenza sulle donne ha forse un po’ trascurato la condizione di sofferenza che accompagna la vita di molte anziane, in diverse circostanze anch’esse vittime di violenza. Schematicamente, senza seguire nessuna classificazione formale, mi permetto di indicare alcune tipologie di violenza, molto diverse fra loro, ma tutte causa di grave dolore psichico e, non di rado, anche fisico.

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Inizio con la donna schiavizzata in famiglia, da un marito che non ne riconosce la dignità e la libertà. Una volta erano situazioni accettate silenziosamente (purtroppo!); oggi invece, il cambiamento dei costumi, seppur lento, fa apparire inaccettabile alla donna settantenne l’atteggiamento del marito, che non accetta dialogo, ma solo sottomissione. Anche se non si arriva all’offesa fisica, questi comportamenti provocano grande disagio, fanno vedere gli anni della vita come colorati di grigio, senza nessuna possibilità di poterne godere nella serenità di una famiglia normale. Talvolta si aggiungono offese verbali ingiuste e volgari, che segnano profondamente.

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Purtroppo quanto sopra indicato è talvolta accompagnato anche da violenza fisica. Il marito anziano, frustrato per la fine del lavoro, con problemi economici, talvolta dedito all’eccesso di alcool, non riesce a trattenersi dall’esprimere le sue difficoltà anche con l’uso delle mani e talvolta di corpi contundenti. Poi chiede scusa, in un gioco continuo che dimostra la fragilità dell’uomo che ha perso potere e tenta di esercitarlo in modo diverso, essendo poi lui stesso il primo ad accorgersi della propria sconfitta. In questi casi la presenza di figli attenti e affettuosi rappresenta una barriera alla violenza; purtroppo però troppo spesso la vita della coppia anziana è caratterizzata dalla solitudine che impedisce interventi esterni di supporto. Va anche detto che spesso la vittima nasconde la propria condizione, per conservare la pace in famiglia o la dignità verso vicini ed amici, in questo modo perpetuando crisi su crisi, senza fine, talvolta illudendosi che il nascondimento possa indurre ad un cambiamento del partner.

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Un’altra forma di violenza – che si potrebbe definire atipica verso la donna – è quella esercitata dalla solitudine, dalla perdita di relazioni, da una vita senza una rete di supporto. La sofferenza della donna che si sente sola di fronte alle difficoltà è una forma grave di violenza da parte della comunità che volge lo sguardo da un’altra parte, ritenendo che ognuno debba risolvere da solo le crisi della vita. Le paure non accompagnate generano sofferenze senza fine, che lasciano la donna anziana in una condizione di disperazione senza futuro. Molto si è discusso della morte di uno dei coniugi anziani; anche questo per la donna può essere un tempo di dolore, di perdita di appoggi, di esposizione sprovveduta alle prepotenze di taluno (sul tema dell’eredità, degli eventuali usufrutti, delle lotte tra figli si potrebbe dire molto, perché spesso queste situazioni portano ad atti di violenza psichica gravi e soprattutto causano dolore alla donna anziana, che assiste allo sgretolamento dell’unità famigliare, tanto faticosamente mantenuta negli anni).

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Passando ad altri ambiti non si può dimenticare la violenza esercitata contro la donna anziana da parte di truffatori, imbroglioni o scippatori. Oltre al danno economico e pratico, l’atto violento provoca una sensazione di impotenza, di incapacità a difendersi, che può talvolta sfociare nel senso di colpa. Vi sono donne la cui casa è stata violata da ladri o truffatori che non riescono più a vivere nel proprio nido con serenità, ma con un misto di paura, dolore, disagio. È necessaria una maggiore attenzione verso gli anziani che vivono in alcune zone della città particolarmente pericolose; le periferie sono spesso infrequentabili per le donne non più giovani, esposte a qualsiasi sopruso, anche solo temuto e non realmente subito. Basta l’insistenza di chi chiede l’elemosina con poco garbo, forte di una superiorità somatica, per creare paura; in questi casi la vera violenza è quella che induce a non uscire di casa, a restare barricati nelle mura domestiche, riducendo i già scarsi contatti con il mondo esterno. Ma chi si preoccupa realmente, nella sarabanda superficiale di inutili dichiarazioni di correttezza politica, di questa violenza silenziosa, che ogni giorno si concentra nelle nostre città?

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Un’ulteriore forma di violenza verso la donna è quella perpetrata nei servizi sanitari e assistenziali; l’uomo è ritenuto in grado di difendersi e quindi è maggiormente rispettato. Così avviene che la donna, anche se non aggredita fisicamente, viene trascurata nelle pulizie, nelle faccende di tutti i giorni, non viene interpellata per le scelte terapeutiche o assistenziali (quanti ricoveri in casa di riposo senza un esplicito consenso della donna anziana!).

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Taluno ha proposto le telecamere per sorvegliare le residenze per anziani, ma non è certo il mezzo per indurre a comportamenti corretti. In questi casi ben più importante sarebbe la formazione del personale al rispetto dell’autonomia e della dignità, in particolare delle persone non in grado di difendersi da sole, come spesso sono le donne di età avanzata.
(Sintesi redatta da: Carlo Piloni)

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