editore SEM ottobre 2018
La detective di polizia Karen Eiken Hornby si sveglia in una stanza d’albergo. Non ricorda molto della sera precedente, ha bevuto troppo. Nel letto, accanto a lei, c’è un uomo. Dorme profondamente e non dovrebbe essere lì. È il suo capo, Jounas Smeed, e comanda la Polizia Scientifica dell’isola di Doggerland, nel mare del Nord….(STORIA)
REPUBBLICA DEL 04-12-2018 pag. 41
t e r z a p a g i n a
Gialli al femminile
Parla Maria Adolfsson
“Il segreto delle donne? Più rughe hai più libera sei”
RAFFAELLA DE SANTIS,
Intervista di
STOCCOLMA
L’ultima stella del giallo svedese è una raggiante signora di 60 anni, che fino a qualche tempo fa lavorava per una compagnia di trasporti e ora ci accoglie nell’elegante sede dell’editore Bonnier a Stoccolma.
Il suo giallo d’esordio — Inganno uscito in Italia per Sem — in pochi mesi è stato venduto in 19 paesi.
Maria Adolfsson sprizza allegria.
La vita per lei ricomincia a 60 anni. Unico inconveniente, la scrittrice non può viaggiare. Soffre di claustrofobia, chi vuole intervistarla deve venire a Stoccolma. L’editore svedese la coccola, riservandole per l’intervista con Repubblica un salottino pieno di stucchi.
Sulla scia del successo di Stieg Larsson la febbre dei gialli scandinavi continua a dominare il mercato con Camilla Läckberg, Asa Larsson, Anne Holt, Liza Marklund. Adolfsson racconta di aver coltivato per anni l’idea di Doggerland, un arcipelago immaginario tra Svezia e Gran Bretagna in cui ambienta storie di sparizioni, delitti e scambi d’identità che sembrano usciti dalla fantasia di David Cronenberg. Una Macondo gelida. Ma è Karen, la detective protagonista, l’asso nella manica.
Ha quasi cinquant’anni e gira con un pacchetto di preservativi in borsa. È una single imprendibile che va a letto con tanti uomini non concedendosi a nessuno. Nella prima pagina si sveglia ubriaca in una stanza d’albergo accanto al suo capo. Poco dopo viene trovata morta l’ex moglie di lui. È subito chiaro perché il titolo svedese sia Felsteg, “passo falso”.
Karen è una donna libera ma ferita.
«Quando si sveglia a letto col capo capisce che è stato un errore. Sarà il primo di una serie. Karen fuma, beve birra e fa molto sesso, ma è una sopravvissuta, cerca di dimenticare il passato, fugge i rapporti profondi perché ha paura. E soprattutto non è così giovane».
Cosa c’è nelle donne mature che la attrae?
«Invecchiando ci si libera dall’ossessione del giudizio.
Abbiamo più rughe e più libertà».
È capitato anche a lei?
«Non mi sono mai sentita così bene come oggi. Dopo i cinquanta tutte quelle preoccupazioni del tipo “chissà cosa pensa il mio capo di me, cosa pensano i miei amici” spariscono. Allora ti chiedi: come ho fatto a passare tanto tempo davanti a uno specchio? Diventare trasparenti agli occhi di molti uomini può essere un sollievo ( ride di gusto) ».
Questo non vuol dire mettere da parte il desiderio.
«Assolutamente no. Ho una relazione con un uomo alla quale tengo molto. Non viviamo insieme, non siamo sposati, ci incontriamo quando vogliamo. In passato ho avuto un’altra storia importante, durata sette anni, ma non ho mai avuto figli».
È un rimpianto? Nel libro ci sono donne che vorrebbero essere madri e non ci riescono e altre che abbandonano i figli.
«Da giovane li avrei voluti, ma oggi sono in pace con me stessa. Le donne senza figli però vengono ancora guardate in modo strano».
Anche in Svezia, nella patria dell’emancipazione?
«È più facile confessare di fare sesso con molti uomini piuttosto che dire di non avere figli».
L’arcipelago che lei ha inventato, Doggerland, è però ancorato a valori tradizionali. Da cosa ha tratto ispirazione?
«Ho immaginato queste isole attingendo a ricordi d’infanzia.
Adoro la natura selvaggia, il mare, le tempeste, i fari. Inoltre avevo sentito di un arcipelago che diecimila anni fa collegava la Svezia alla Gran Bretagna, una terra spazzata via da uno tsunami. Ho voluto farla rivivere, mescolando le due culture. Fin da ragazzina sono stata attratta dal mondo british.
Sono cresciuta ascoltando i Beatles, i Rolling Stones, i Led Zeppelin».
L’invenzione di luoghi è un’operazione molto letteraria.
Da Borges a Harry Potter, aveva in mente qualche modello?
«È stato un approdo naturale. Da piccola ho vissuto un’esperienza terribile. Durante un’esercitazione antincendio ci hanno fatto passare dentro un tunnel, alcuni bambini sono stati presi dal panico, da allora ho paura degli spazi chiusi. L’unico modo che avevo per viaggiare era affidarmi alla fantasia. Doggerland ha vissuto per anni dentro la mia testa. Dopo averla creata mi sono sentita un po’ Marco Polo o Vasco Da Gama».
Prima di debuttare con “Inganno” che cosa faceva?
«Scrivevo comunicati stampa per una compagnia di trasporti pubblici di Stoccolma. Era un lavoro così noioso che per evadere mi sono messa a scrivere. Dieci anni fa avevo pubblicato un romanzo, ma era passato inosservato».
Da tempo i gialli svedesi puntano su detective donna, come Erika Falck creata da Camilla Läckberg o Rebecka Martinsson da Åsa Larsson. Sono stati questi i suoi modelli?
«Aggiungerei Helen Mirren che nella serie tv Prime Suspect interpretava il poliziotto Jane Tennison».
Di nuovo una protagonista donna. Cosa pensa del successo in Svezia del #MeToo?
«Spero che vada avanti, c’è ancora molto da fare. Guardi quel che accade all’Accademia Svedese e al Nobel della letteratura. Il problema non riguarda solo chi commette violenze ma anche chi sa e tace».
Lo stallo dopo le elezioni e l’ascesa dell’estrema destra nazionalista è anche politico.
«Al momento non abbiamo né l’Accademia né un governo. Tutto perso, è così strano… ( sorride con aria incredula) ».
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