Lake Urema in the center of Gorongosa National Park (Piotr Naskrecki)–LAGO UREMA NEL CENTRO DEL PARCO NAZIONALE DI GONGOROSA
NATIONAL GEOGRAPHIC 29-05-2013
One of the many waterfalls of Mount Gorongosa’s rainforest (Piotr Naskrecki)–UNA DELLE MOLTE CASCATE D’ACQUA DELLA FORESTA PLUVIALE DEL MONTE GONGOROSA
PIANTE DEL MONTE GONGOROSA
Mozambico
La rinascita del parco di Gorongosa
Così le donne salvano il paradiso degli elefanti
Finita la guerra, la riserva torna alla vita grazie a una squadra speciale di ranger
PIETRO DEL RE
dominique gonçalves, laureata in etologia all’università di Maputo
un’altra sua foto…
Fino al 2015 Dominique Gonçalves non aveva mai visto un elefante in vita sua, eppure, questa bella ragazza di 24 anni laureata in etologia all’Università di Maputo è oggi la responsabile della salvaguardia dei pachidermi nella riserva naturale di Gorongosa, quattromila chilometri quadrati sull’altopiano che si erge nel centro del Mozambico. Per le popolazioni locali, la storia di Dominique è un simbolo di successo e potrebbe sovrapporsi alla rinascita di questo parco che durante l’era coloniale portoghese era vietato ai neri e che negli anni della guerra civile (1981-1994) fu depredato della maggior parte dei suoi animali sia dagli abitanti del luogo ridotti alla fame sia dalle fazioni in lotta che smerciavano trofei per acquistare armi.
Ebbene, dopo la reintroduzione di alcune coppie di elefanti, scimmie, antilopi, zebre, giraffe, leoni, ippopotami e altri grossi mammiferi che si sono subito meravigliosamente ambientate, Gorongosa è ridiventato una riserva fiabesca. Anche perché, come spesso accade quando si crea un santuario naturale, molte altre specie selvatiche locali sono anch’esse tornate ad abitare nel parco. Come se non bastasse, a proteggere Gorongosa c’è da qualche anno una piccola legione di donne rangers che armate fino ai denti e con pugno di ferro combattono il bracconaggio, oltre che a formare con paziente dedizione le giovani ragazze dei villaggi circostanti a prendersi cura della natura.
Dominique racconta che i pochi elefanti sopravvissuti ai massacri della guerra civile, quando i loro consimili venivano abbattuti a colpi di bazooka e ai quali venivano strappate le zanne ancora vivi, sono oggi i più difficili da avvistare. «Hanno memoria del loro olocausto, e vivono nascosti, perché per loro gli uomini sono il pericolo più grande», spiega la giovane etologa. «Alla fine della guerra, era rimasto solo il 10 per cento degli animali di Gorongosa.
Il resto era stato ucciso o era fuggito dalla riserva per scampare agli abbattimenti dell’esercito e dei ribelli. Negli anni Sessanta’60, quando il parco divenne un’attrazione turistica per i portoghesi più ricchi, qui vivevano circa duemila elefanti.
Oggi ce ne sono, sì e no, poche decine».
SI MUOVONO NELLA FOTO…
CHE BELLA FOTO!
Ma in un Paese che figura tra i più poveri del pianeta, tutte le creature del parco sono ancora minacciate dall’uomo, che spesso le caccia soltanto per sfamarsi. E lo strumento di sterminio qui si chiama ratoiera, ossia tagliola. E ce ne sono di ogni forma e dimensione, in grado di predare qualsiasi animale, come mostra una delle rangers aprendo un container pieno delle trappole sequestrate ai bracconieri.
Un’altra ranger, Maria Jaime, spiega che quando fece domanda per partecipare a questo squadrone, le dissero che doveva prima seguire una formazione come guardia forestale. «Molti uomini abbandonarono prima di aver finito, mentre noi donne riuscimmo tutte ad andare fino in fondo», racconta Maria. «La prima volta che mi trovai davanti a un elefante nella foresta, lo scambiai quasi per un albero per quanto era gigantesco. Mi fissò e in quegli occhi non vidi nessuna minaccia.
Semmai una richiesta di aiuto».
Larissa Sousa è incaricata di sensibilizzare le ragazze dei villaggi che circondano il parco, che sono per lo più poverissimi e lontani da tutto, e la maggior parte dei quali non ha né acqua corrente né elettricità. Dice: «Le ragazze hanno ancora meno opportunità dei ragazzi e quando le porto nel parco, molte di loro non hanno mai visto né un bufalo né una scimmia. Il mio scopo è di incoraggiarle a continuare gli studi, ma anche quello di fornire loro uno strumento in più per affrontare il loro futuro.
Gorongosa è tornato a essere meraviglioso. Il nostro compito è di gestirlo al meglio. Domani potrebbe toccare a loro».
C’è voglia di rinascita e di cura in tante parti del mondo.