Intervista
Il Nobel Spence
“Studenti, ministri e grandi nomi È un patrimonio da non perdere”
EUGENIO OCCORSIO,
ROMA
«Trovo l’atmosfera del Festival di Trento unica, quasi magica, e per questo ci vengo volentieri ogni volta che posso. Manager di alto livello, ministri di tanti Paesi anche emergenti, economisti prestigiosi: tutti nei saloni dei forum o seduti sugli scalini della chiesa insieme con gli studenti a discutere di economia, di occupazione, di temi sociali». Michael Spence, classe 1943, premio Nobel nel 2001 insieme con Joseph Stiglitz (altro habitué di Trento), docente di economia internazionale alla New York University e ora anche alla Bocconi, ha partecipato a molte edizioni del Festival e trasecola di fronte alle polemiche: «Ma davvero viene accusato di partigianeria? Io non ho mai trovato un ambiente più oggettivo, aperto al dialogo, valido scientificamente. È un asset per il Paese da non perdere».
Lei tiene conferenze e partecipa a dibattiti in ogni angolo del pianeta: quali sono le specifiche di Trento?
«Si è trovata la “combinazione chimica” giusta per riuscire ad avere un quadro lucido, approfondito e realistico dei vari temi economici, comprendendo su cosa vale di pena concentrarsi e su cosa no. E guardate che non è facile: tanti eventi si riducono a uno scambio accademico e autoreferenziale di opinioni fra professori, altri sono a porte chiuse con il risultato di perdere il fondamentale contributo dei giovani e degli outsider, altri ancora sono, essi sì, politicamente caratterizzati».
Invece a Trento di politici ce ne sono pochi.
MICHAEL SPENCE AL FESTIVAL DI TRENTO…non si vede, ma c’è…
«Beh, però non mi sembra che siano pregiudizialmente esclusi, anzi.
Nella primavera 2016 vi incontrai la futura sindaca Raggi, l’anno prima Renzi, prima ancora Brunetta e Tremonti. E poi gli stranieri, da Valls a Timmermans. Credo che venga chi è disposto a confrontarsi serenamente ed esporre i propri programmi con tono costruttivo, senza comizi né espressioni concitate. Chi è disponibile a un confronto con economisti siano essi mainstream o dell’opinione opposta. Come dovrebbe essere, insomma.
Fatemi aggiungere che l’eleganza e l’architettura della città fanno la loro parte. Ma questo non è valido solo per Trento: in tante belle città italiane, tutte accoglienti, aperte al dialogo e al confronto, ci sono eventi vibranti e appassionanti. Come il vostro Repubblica delle idee, dove avete avuto la cortesia di invitarmi nel 2014 a Napoli: la caratteristica più bella è la grande partecipazione dei giovani, la loro motivazione».
Professore, en passant, come vede l’economia italiana oggi?
«Secondo me l’unico modo per risolvere i problemi strutturali, dalla carenza di produttività all’incapacità progettuale per gli investimenti, è sedersi intorno a un tavolo con i responsabili europei, al contrario dell’attuale dura contrapposizione, e dire: cerchiamo insieme una buona volta di inventarci ricette valide per rilanciare questo Paese così importante per l’Europa. Proprio come a Trento».
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