qui, se siete fortunati, trovate il pdf del libro—sempre che vi possa interessare…
PDF l’isola di armin greder – Orecchio Acerbo—
L’ISOLA
UNA STORIA DI TUTTI I GIORNI
di Armin Greder
traduzione di Alessandro Baricco
Orecchio acerbo 2008, € 16,50
Un mattino, gli abitanti dell’isola trovarono un uomo sulla spiaggia, là dove le correnti e il destino avevano spinto la sua zattera.
L’uomo li vide e si alzò in piedi.
Non era come loro.
Gli abitanti dell’isola lo fissarono a lungo, sorpresi.
Si domandavano perché fosse venuto fin l’, e cosa potesse volere, e cosa mai fosse necessario fare adesso. Uno di loro disse che la cosa migliore era rispedire
il naufrago là da dove era venuto, nel suo paese, e disse che era meglio farlo più in fretta possibile.
” D’altra parte-si dissero- qui da noi non sarebbe stato certo bene, così lontano dalla sua gente. ”
Ma il pescatore
saapeva che il mare è pericoloso.
” Lo spediremmo dritto in bocca alla morte “, disse,
” io non voglio averlo sulla coscienza.
La cosa migliore è dargli soccorso. ”
Fu così che decisero di raccoglierlo.
Lo condussero alla parte disabitata dell’isola, in una stalla
che normalmente era destinata alle capre, e che da lungo tempo nessuno usava più.
Gli fecero capire che doveva restare lì, e gli mostrarono della paglia, in un angolo:
gli dissero che quello era il suo posto per dormire.
Poi sprangarono la porta della stalla e tornarono alla loro vita, quella di tutti i giorni,
continuando a comportanrsi come se nulla fosse successo.
Un giorno l’uomo arrivò al villaggio.
La cosa fece scoppiare un putiferio.
Gli uomini, gridando, lo fermarono.
Lui cercò solo di spiegare che aveva fame, perché
non mangiava da un sacco di tempo. Chiese
se qualcuno poteva dargli qualcosa da mangiare.
” Ha ragione “, disse il pescatore.
” Fino a quando sta qui d noi, non possiamo
abbandonarlo al suo destino.
Dobbiamo aiutarlo. ”
L’idea spaventava gli abitanti dell’isola.
…
E in effetti la paura cresceva.
presero l’uomo,
lo condussero alla sua zattera
e lo spinsero in mare.
In seguito, diedero fuoco alla barca del pescatore
giacché era stato lui, in fondo,
a costringerli ad accogliere quell’uomo.
Alcuni l’avevano difeso,
ma furono gli altri a parlare più forte.
Dicevano che non volevano più mangiare
il pesce proveniente da quello stesso mare
che aveva portato loro lo straniero.
Costruirono un muro altissimo
tutt’intorno all’isola: aveva delle torri da cui
si poteva sorvegliare il mare giorno e notte.
Poi uccisero i gabbiani e i cormorani
che passavano in volo: perché nessuno potesse sapere,
là fuori, dell’esistenza dell’isola.
Armin Greder
“Sono nato nel 1942 in Svizzera, in una piccola città in cui i nomi delle strade sono scritti in tedesco e in francese, e dove non sai quale delle due lingue usare per rivolgerti a chi sta dietro al bancone del negozio. A scuola la mia materia preferita era educazione artistica, fino a quando non hanno cominciato a dirmi come dovevo disegnare. Al secondo posto c’era ginnastica, perché eri autorizzato a gridare giocando a pallone. A scuola nessuno mi ha insegnato a scrivere, ma solo come detestare la grammatica. E la poesia era qualcosa quasi senza senso, di solito era lunga e da imparare a memoria. Solo più tardi, quando ho disimparato abbastanza, ho capito che la lingua non è il suono che fai quando parli, ma qualcosa che rende tangibili i tuoi pensieri. Qualcuno scrive pensando ai lettori che immagina leggeranno il suo libro. Io preferisco scrivere pensando alla storia che deve essere raccontata. A chi si rivolga il libro e a quale fascia d’età è destinato, lascio che lo decida l’editore, e, soprattutto, i lettori. Forse questo è il motivo per cui mi ritrovo a illustrare più libri scritti da altri che non da me. Preferisco lavorare di giorno. La luce è migliore. Se ci fossero eroi fra gli artisti, per me sarebbero Goya, Käthe Kollwitz e Honoré Daumier. Ci sono forse una dozzina di autori da cui continuo a tornare. Fra loro ci sono Johann Wolfgang Goethe per il modo in cui gioca con la lingua, Eduardo Galeano per il modo in cui riesce a correggere la storia, e Nicolas Bouvier per i suoi viaggi e per il modo in cui riesce a scriverne. Sono contro la monocultura. Nelle piante genera infestazioni di insetti, nelle persone genera ignoranza. Quanto più sventolano le bandiere, tanto più temo il patriottismo, perché non è troppo lontano dal nazionalismo. Non ho né un cane, né un gatto. Non ci sono topolini nella mia casa e sono convinto che il miglior amico dell’uomo non sia un cane ma un altro essere umano. Non fumo e preferisco le verdure alla carne, e il vino bianco al rosso.” Armin Greder è fumettista, graphic designer e illustratore. È emigrato in Australia nel 1971, dove ha insegnato design e illustrazione al Queensland College of Art. Al suo lavoro sono state dedicate numerose mostre personali e collettive dalla Germania fino al Giappone. Nel 1996, ha ricevuto il Bologna Ragazzi Award e l’ IBBY Honour List con “The Great Bear” di Libby Gleeson (Scholastic Press). Con Libby Gleeson ha pubblicato anche: “Big dog” (1991), “Sleep time” (1993), “The princess and the perfect dish” (1995) e “An ordinary day” (2001). “Thie Insel” (“L’isola” orecchio acerbo, 2008) pubblicato da Sauerlander nel 2002, è il libro di cui per la prima volta è anche autore dei testi. È tradotto in moltissime lingue e ha ricevuto premi in tutto il mondo, fra cui il Goldener Apfel/Golden alla Biennale di Illustrazione di Bratislava del 2003. Nel catalogo di orecchio acerbo anche “La città” (2009), “Gli stranieri” (2012), “Italia A/Z” (2015), “Il serpente tanto solo” (2016) e e il suo ultimo libro “Mediterraneo” (2017).
libri in italiano:::
Descrizione
Finalista Premio Scelte di Classe 2018. Categoria 14-16 anni
Un corpo senza vita. Uno dei tanti nelle acque del Mediterraneo, del nostro mare. Osceno pasto di pesci che imbandiranno le nostre tavole. Commensali, nostri commensali, voraci mercanti di morte. Cariche d’armi, le loro navi, sicure, solcheranno da nord a sud le acque del Mediterraneo, del nostro mare. Armeranno mani fratricide, dilaniando e svuotando villaggi, regioni, stati. In fuga, carovane di uomini donne bambini attraverseranno deserti di sabbia e di pietre. Un barcone il miraggio, un insicuro barcone, per solcare da sud a nord le acque del Mediterraneo, del nostro mare. E spesso, sempre più spesso, a naufragare non sono solo le speranze.
Il serpente tanto solo
Armin Greder
Descrizione
No, non tutto ciò che striscia, non tutto ciò che è sinuoso, non tutto ciò che è sottile è un serpente. A scoprirlo un giovane rettile appena uscito dal letargo. S’è appena sgranchito le spire che subito striscia per il giardino in cerca d’amici. Ma è una delusione dopo l’altra. A trarlo in inganno con le sue volute è prima un filo elettrico; poi, per il colore e la forma, un tubo per annaffiare; ingannevoli anche le forme morbide e arrotondate di un laccio da scarpe e la sinuosità di una cintura… È ormai rassegnato alla solitudine, quando dal bordo della pagina fa capolino un’attraente serpentella che lo invita a seguirlo. Tutto sembra destinato a concludersi nel migliore dei modi, ma ecco irrompere un uomo arrabbiatissimo con i pantaloni a bracalone che sgrida il suo cane per avergli rubato la cintura, i lacci, lo spazzolino elettrico…
Gli stranieri
Armin Greder
La città
Armin Greder
Descrizione
Work. Il lavoro dalla A alla Z. Ediz. limitata
Armin Greder
Descrizione
Il garagista, il burocrate, il politico, il soldato, il trafficante d’armi, l’usuraio, la questuante, il killer, l’investigatore… Cosa diventa l’uomo quando il lavoro non ha più il senso di una prova e di una crescita, di espressione di talenti e di contributo al bene comune, di partecipazione a una comunità e di assunzione di una responsabilità? Dalla A alla Z, un abbecedario di lavori che è lo specchio lucido in cui si riflette uno dei grandi problemi del nostro tempo: la fine del lavoro. Postfazione di Goffredo Fofi.
Noi e loro. Ediz. illustrata
Armin Greder
Italia A/Z. L’Italia in 26 lettere e 45 parole
Goffredo Fofi,Armin Greder
Descrizione
Dalla A di Adriatico alla Z di Zombie – passando per la G di Gratta e vinci e la V di Voltagabbana – quarantacinque impietosi ritratti dell’Italia di oggi. O forse sarebbe meglio dire quarantacinque selfie. Difficile infatti, quasi impossibile, scorrere disegni e parole senza riconoscerci.