REPUBBLICA DEL 27 OTTOBRE 2018 pag. 4
Il contenzioso
Il condono dimenticato
Liti fiscali oltre i dieci milioni colpo di spugna se paghi il 10%
ROBERTO PETRINI, specializzato in economia (al fondo, i suoi libri)
ROMA
Per 117 grandi contribuenti, soprattutto società, che sono in lite con il fisco per un valore di oltre 10 milioni, si presenta l’occasione di chiudere la vertenza pagando solo il 10 per cento. Un milione e passa la paura.
Sono questi gli effetti del “condono dimenticato”, contenuto nel decreto fiscale, da poco pubblicato in “Gazzetta ufficiale” e che prevede all’articolo 6, le modalità per la cosiddetta sanatoria delle liti pendenti.
Una montagna di ricorsi di fronte alle Commissioni tributarie, in totale, secondo i più aggiornati dati del Mef, oltre 417 mila vertenze alla fine del 2017 per oltre 60 miliardi.
Il condono sulle liti pendenti riguarda infatti i tre gradi di giudizio: il primo, di fronte alle commissioni provinciali; il secondo o appello di fronte alle Commissioni regionali e il terzo in Cassazione. Il decreto concede uno sconto incondizionato sulle sanzioni per tutti, indipendentemente dal grado di giudizio: basta aver presentato il ricorso e si può far richiesta per definire senza il pagamento delle sanzioni. Lo sconto non è irrilevante, circa la metà, perché i reati in ballo sono dichiarazione fraudolenta e dichiarazione infedele che moltiplicano l’imposta non pagata almeno per due.
Se dunque un contribuente deve 2 milioni fisco, ottiene subito uno sconto del 50 per cento. Con questo sconto, già virtualmente in tasca in tutti i seguenti gradi di giudizio, se vince nei confronti dell’Agenzia delle entrate in primo grado può evitare il proseguimento della vertenza e di uscire pagando il 50 per cento del milione rimasto. Se invece la vertenza va avanti ma lui vince anche in secondo grado a quel punto può nuovamente evitare che l’Agenzia ricorra pagando solo il 20 per cento dell’imposta rimasta, cioè e sempre lo stesso milione, rimasto da pagare dopo la decurtazione quasi automatica delle sanzioni: dunque la chiusura della lite — come osserva uno studio del quotidiano della società di commercialisti Eutekne — può essere fatta pagando solo il 10%.
Questo il meccanismo. Chi favorisce? Intanto, come spiega Enrico Zanetti, autore del focus e già viceministro dell’Economia, la mancanza di un tetto, che per l’ “integrativa” è stato posto a 100 mila euro, apre la porta a pratiche condonatorie a livelli molto alti. «Se si fosse voluto solo deflazionare l’ampio contenzioso — aggiunge Zanetti — si sarebbero dovute rottamare le vertenze sotto i 100 mila euro che rappresentano l’80 per cento del contenzioso».
Invece il tetto non c’è e i numeri del condono in questo caso sono da spavento. Alla fine dello scorso anno le società big, che hanno tributi in contestazione, cioè netto da versare non versato e rivendicato dal fisco, superiori ad 1 milione di euro sono 1.318, mentre — come accennato all’inizio — i contribuenti che hanno in ballo una vertenza superiore ai 10 milioni di euro sono 117 e se la potranno cavare con un milione.
Oltre all’aspetto dell’azzardo morale del condono c’è un aspetto di convenienza da parte dello Stato a mettere in gioco la scommessa sull’esito della vertenza. L’evasore, o presunto tale, che vince in secondo grado può “passare” pagando il 20 per cento senza rischiare di perdere tutto in Cassazione dovendo pagare il 100 per cento. Gli conviene?
Certo che sì! Perché, secondo le statistiche l’Agenzia delle entrate quando va in Cassazione vince 2 volte su tre, cioè nel 68,2 per cento dei casi. «Come allibratore lo Stato non è un granché», commenta Zanetti.
Roberto Petrini
|
Condividi
L’attuale governo con il condono,chiamato eufemisticamente pace fiscale,continua la deprecabile e diseducativa tradizione dei precedenti,pur definendosi del cambiamento.Con gli sconti esagerati ai grandi evasori si raccolgono le briciole e ci si rende complici di una reiterata disonestà che sa di vera e propria provocazione per quanti pagano le tasse fino all’ultimo euro.Uno Stato rigoroso con i deboli e volutamente buonista con i forti ci rimette pesantemente in termini economici e perde di credibilità per la sana società civile.Il rispetto delle regole è principio inderogabile:non pagare le tasse è un reato,è un venir meno al patto sociale.Ogni condono è un ladrocinio legalizzato.Senza i necessari e rigorosi controlli l’azienda -stato va in fallimento.Lo esige la democrazia,lo impone la Costituzione.Fino a quando dobbiamo assistere impotenti a questa discriminazione tra chi rispetta puntualmente il pagamento delle tasse e chi lo trasgredisce ripetutamente trovando la connivenza delle forze politiche che si avvicendano al potere?Non c’è il rischio che aumenti il numero degli evasori con la diffusione della cultura del farsi furbi?