Klimt & Schiele. Eros e psiche: Al cinema 22-23-24 ottobre—c’è ancora oggi…sbrigatevi!

TRAILER DEL FILM / DOCUMENTARIO

 

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REPUBBLICA.IT / SPETTACOLI —22-10-2018

https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2018/10/22/news/egon_schiele_e_gustav_klimt-209485680/?refresh_ce

 

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GIUDITTA DI KLIMT –non è in primo piano, ma nella mano sinistra tiene la testa di Giovanni Battista…

 

‘Klimt e Schiele. Eros e Psiche’, artisti nella cattolica Vienna: al cinema una storia di erotismo, genio e sogno

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AUTORITRATTO DI EGON SCHIELE

 

Lorenzo Richelmy porta in sala, per soli tre giorni dal 22 al 24 ottobre, le vite di due più influenti pittori della corrente secessionista austriaca. Il regista: “Hanno spezzato il conformismo e scardinato tabù”

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EGON SCHIELE

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GUSTAV KLIMT

 

di GIULIA ECHITES

 

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Egon Schiele muore la notte del 31 ottobre 1918. La febbre spagnola uccide anche lui, pochi giorni dopo aver interrotto la vita di sua moglie (e sua musa) Edith e del figlio che la donna aveva in grembo. Gustav Klimt era morto a febbraio dello stesso anno e sempre nel 1918 erano morti il pittore Koloman Moser e l’architetto Otto Wagner. Uno dopo l’altro, Vienna stava perdendo tutti gli uomini che si erano fatti portatori di una rivoluzione culturale, un movimento di avanguardia che per primo aveva interpretato le inquietudini dell’uomo del suo tempo. Erotismo e solitudine, inquietudine e disordine: a inizio Novecento questi sentimenti e queste ossessioni scuotono le menti di uomini che, in segno di protesta nei confronti di una tradizione alla quale non sentono più di appartenere, decidono di uccidere i propri padri artistici. È la secessione viennese, un movimento che tocca tutte le discipline, dalla pittura alla musica, dalla scultura alla scrittura e che vuole la vita come un’opera d’arte totale.

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Di tutto questo, ma anche delle quattordici modelle che, alla morte di Klimt, hanno dichiarato di aver avuto una relazione e dei figli dal pittore, parla il film  Klimt e Schiele. Eros e Psiche, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con la partecipazione straordinaria di Lorenzo Richelmy.

Il film evento arriverà in sala, in collaborazione con TIMVISION Production, solo il 22, 23 e 24 ottobre. Lorenzo Richelmy (Marco Polo, Ride) fa da voce narrante e guida in questo nuovo mondo scandaloso e immorale che nasce proprio nella conservativa e cattolica Vienna. Richelmy ci fa muovere tra opere indecenti come Giuditta di Klimt, il ritratto di una donna nuova, una donna che ha appena mozzato la testa di un uomo, Oloferne, e si mostra con un’espressione lasciva, altamente erotica, simbolo del piacere che ha provato a uccidere. O Salomè, l’opera di Richard Strauss bandita da Vienna perché considerata la fantasia di una mente sessualmente perversa. L’Interpretazione dei sogni, libro che Freud scrive nel 1899 ma che data 1900 perché si tratta d una guida a un tempo nuovo e per un uomo moderno che scopre la propria irrazionalità.

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L’ABBRACCIO — questo è il quadro mostrato nel film, ma ci sono altri di Schiele con questo titolo–la donna alle sue spalle è sua moglie, una signora della buona società viennese

 

 

La stessa tratteggiata da Schiele ne L’abbraccio, ad esempio. Moltissimi fino a quel momento hanno ritratto un uomo e una donna stretti, ma nessuno prima di Egon Schiele, fondamentalmente un giovane uomo alle prese con la propria sessualità, era riuscito a trasmettere l’ansia e la paura di chi non sa se quell’abbraccio è autentico, quanto durerà e altre insicurezze dei lati d’ombra dell’animo umano. Nel 1897, con la fondazione del Secessionismo, Klimt “rompe con il conformismo austroungarico” dice Richelmy, per un’arte che “doveva servire a scardinare i tabù”, con una nuova visione della donna erotica, fragile ma di una bellezza più completa. E colonna portante della società: “non so oggi quanto ci siamo evoluti rispetto a quel momento”.

 

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ERIC KANDEL (VIENNA, 1929) –2000 PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA PER I SUOI STUDI SULLA MEMORIA– E’ INTERVISTATO QUALE VIENNESE CHE HA POTUTO IN PARTE VIVERE QUEI TEMPI…HA PUBBLICATO I LIBRI CHE SEGUONO SULL’INCONTRO SCIENZE/ ARTE…

 

L'età dell'inconscio

cortina 2014

 

cortina 2017

 

 

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Lorenzo Richelmy (La Spezia, 1990) è un attore italiano. E’ la voce narrante…

Di tutto questo, ma anche delle quattordici modelle che, alla morte di Klimt, hanno dichiarato di aver avuto una relazione e dei figli dal pittore, parla il filmKlimt e Schiele. Eros e Psiche, prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital con il sostegno di Intesa Sanpaolo e con la partecipazione straordinaria di Lorenzo Richelmy.

Il film evento arriverà in sala, in collaborazione con TIMVISION Production, solo il 22, 23 e 24 ottobre. Lorenzo Richelmy (Marco Polo, Ride) fa da voce narrante e guida in questo nuovo mondo scandaloso e immorale che nasce proprio nella conservativa e cattolica Vienna. Richelmy ci fa muovere tra opere indecenti come Giuditta di Klimt, il ritratto di una donna nuova, una donna che ha appena mozzato la testa di un uomo, Oloferne, e si mostra con un’espressione lasciva, altamente erotica, simbolo del piacere che ha provato a uccidere. O Salomè, l’opera di Richard Strauss bandita da Vienna perché considerata la fantasia di una mente sessualmente perversa. L’Interpretazione dei sogni, libro che Freud scrive nel 1899 ma che data 1900 perché si tratta d una guida a un tempo nuovo e per un uomo moderno che scopre la propria irrazionalità. La stessa tratteggiata da Schiele ne L’abbraccio, ad esempio. Moltissimi fino a quel momento hanno ritratto un uomo e una donna stretti, ma nessuno prima di Egon Schiele, fondamentalmente un giovane uomo alle prese con la propria sessualità, era riuscito a trasmettere l’ansia e la paura di chi non sa se quell’abbraccio è autentico, quanto durerà e altre insicurezze dei lati d’ombra dell’animo umano. Nel 1897, con la fondazione del Secessionismo, Klimt “rompe con il conformismo austroungarico” dice Richelmy, per un’arte che “doveva servire a scardinare i tabù”, con una nuova visione della donna erotica, fragile ma di una bellezza più completa. E colonna portante della società: “non so oggi quanto ci siamo evoluti rispetto a quel momento”.

Quanto è importante diffondere arte attraverso un mezzo di massa come il cinema?

“Siamo abituati a vedere diffondere l’arte attraverso alcuni canali televisivi, soprattutto in passato la tv aveva anche un utilizzo educativo. Ultimamente però si promuovono sempre più eventi al cinema, festival, momenti di aggregazione informativa. Adesso, in un momento in cui il cinema è uno strumento un po’ in crisi, trovare uno scopo in più oltre all’intrattenimento è una cosa bellissima. È un ottimo segnale e poi film e documentari sull’arte sembrano avere un grande successo. Credo che quello tra arte e cinema possa essere un rapporto in cui a vincere sono entrambe, l’una fa bene all’altro e viceversa”.

Era la prima volta che non recitavi per un film?

“Non ho mai fatto da voce narrante, è stato divertente. In realtà il mio è anche un personaggio, una sorta di Virgilio che porta lo spettatore all’interno della storia che il regista Michele Mally ha creato e poi accompagnato con immagini girate in tutto il mondo, tra le sale dell’Albertina, del Belvedere, del Kunsthistorisches Museum, del Leopold Museum, del Sigmund Freud Museum e del Wien Museum. Io sono un attore, non Piero Angela, quindi la sfida è stata capire come potessi servire a questo film. La mia forza forse è stata l’età: ho 28 anni, gli stessi all’incirca che avevano i protagonisti nella loro fase più prolifica. Ho sentito una vicinanza, mi sembrava di essere lo specchio per i volti di Klimt e Schiele”.

Chi sono i secessionisti?

 

“Klimt e Schiele sono stati i primi artisti figurativi a rompere il conformismo austroungarico. L’imperialismo era un momento di grande disciplina e rigidità. Klimt aveva fondato con altri artisti il movimento secessionista col desiderio di allontanarsi dalle regole dell’Accademia di Belle Arti di Vienna, la troika dell’arte, l’autorità che decideva cosa si potesse fare e cosa no. Questi artisti volevano una nuova arte, che colpisse soprattutto i tabù. Dall’idea del sesso, all’immagine della donna, impongono la loro visione grottesca sul concetto accademico di bellezza. Sono coetanei di Freud e ancora prima di lui, con l’arte figurativa, hanno tentato di navigare dentro l’inconscio, di sfrugugliare le parti nascoste dell’uomo”.

Che tipo di città è quella in cui vivono i secessionisti?

“Una Vienna nascosta che si contrappone a quella ufficiale, conservativa e cattolica. Oggi diremmo underground. Klimt e gli altri appartenenti al movimento sono una minoranza progressista dell’epoca in cui era l’impero austroungarico a dettare regole anche morali: c’erano comportamenti non solo non ben visti ma anche proibiti. I secessionisti hanno trovato i loro spazi, che spesso erano caffetterie o appartamenti, per creare e consumare una cultura che non era quella approvata dall’impero”.

In questo momento storico cambia anche la visione della donna…

“I secessionisti attribuiscono alla donna un grande valore perché riconoscono quanto, fino a quel momento, abbia vissuto costretta e per niente libera. E cambia pure il modo di rappresentarla: nel mondo di Klimt e Schiele la donna ha una sensualità molto diversa rispetto a quella dei canoni della bellezza classica. Ora la donna è più padrona di se stessa. Nonostante le sue fragilità e le debolezze vengono fuori dai ritratti di Klimt e Schiele, ne risulta solo una bellezza più tridimensionale. La donna ha un ruolo portante nella società, non ne è più solo un orpello e non so, oggi, quanto ci siamo evoluti rispetto a quel momento. Probabilmente, la visione artistica dei secessionisti sarebbe moderna ancora oggi”.

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