CURINGA
La polemica
Esplode la rabbia dei sindaci “Nessuno ci ha avvertito”
Alessia Candito,
Curinga ( Catanzaro)
« A noi dalla protezione civile è arrivata solo un’allerta gialla e qui nel territorio di Curinga alta stiamo lavorando solo con i mezzi del Comune e di con quelli che i privati hanno messo a disposizione».
Stivaloni di gomma e giacca da lavoro, Pasquale Ferraro ha sulle spalle una notte e una giornata a cercare mezzi e organizzare scavi. Quando pochi mesi fa è stato eletto consigliere comunale di Curinga, epicentro del nubifragio che nella notte fra giovedì e venerdì ha colpito il Lametino, probabilmente mai avrebbe pensato di dover passare ore a coordinare soccorsi e interventi dalla stazione dei carabinieri, dove il Comune ha dovuto chiedere ospitalità perché le sue stanze si sono completamente allagate. « Siamo stati noi a segnalare alla protezione civile che qui la situazione era grave e che attorno alle 21 già c’erano intere frazioni isolate per il crollo dei ponti e le frane».
Mentre ancora si scava per liberare le strade, nel Lametino è già tempo di polemiche. Bersaglio numero uno, la Protezione civile (Prociv). L’allerta meteo — tuonano in molti — non è attendibile. Lo ha detto anche il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che mercoledì ha chiuso le scuole per un’allerta rossa, in seguito clamorosamente smentita da una giornata di sole. Lo confermano i sindaci dei Comuni più colpiti dal nubifragio, sorpresi da una vera e propria bomba d’acqua che la Protezione civile nel corso della giornata aveva declassato a gialla. Secondo fronte di polemica, l’assoluta mancanza di mezzi e supporto. Tutte critiche che Carlo Tansi, che della Prociv è il capo regionale, respinge al mittente. « La situazione — sostiene — era stata ampiamente annunciata e abbiamo dispiegato tutte le nostre forze con personale, mezzi, attrezzature e tecnici».
Sul punto, a poco sembra essere servita la riunione convocata nel tardo pomeriggio di ieri a Catanzaro fra il capo dipartimento della protezione civile Angelo Borrelli e i vertici istituzionali di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, le più colpite dal nubifragio. «L’allerta era stata data ed era coerente » insiste Borrelli, che poi alza il tiro: « Quello che non era previsto è stata la reazione del territorio e della gente. Ci dispiace per le vittime, credo che anche da parte dei cittadini debba esserci una maggiore attenzione » . Parole pesanti in un territorio che piange due morti e cerca ancora l’ultimo disperso, un bambino di due anni.
Ma c’è un secondo fronte di polemica, che puntuale ad ogni tragedia causata dal maltempo salta fuori e ha a che fare con lo strutturale dissesto idrogeologico della Calabria. « Quando Comuni e Regione — chiede Legambiente Calabria — porranno in sicurezza il territorio? Quando avremo strade che non si bloccano e non si riempiono di fango e detriti alle prime piogge?». L’autorità di bacino calabrese ha analizzato la situazione e presentato il conto: per mettere in sicurezza il territorio servirebbero 7 miliardi. «Alcuni interventi sono stati programmati, ma mancano i soldi. Nell’ultima finanziaria il ministero dell’Ambiente ha stanziato solo 200mila euro» dice il presidente Salvatore Siviglia. Ma anche stavolta la pianificazione sembra essere destinata ad essere rimandata in nome dell’emergenza. Nei territori colpiti i danni ci sono e sono gravi e ancor prima della conta c’è chi sembra pronto a battere cassa. Il presidente della regione Mario Oliverio è pronto a chiedere lo stato di emergenza e mette le mani avanti: «Dobbiamo recuperare anni e anni di ritardi e nessuno ha la bacchetta magica. La nuova tragedia deve spingere tutti a un cambio di rotta, al rispetto delle regole, a una nuova concezione del rapporto con l’ambiente»
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Perché il Governo, sia quello attuale sia quelli precedenti, non investe, dando lavoro, nella messa in sicurezza del territorio? Penso che sia un’opera di lunga durata, ma indispensabile per un Paese così fragile come il nostro. Eppure nessun governo ha mai affrontato seriamente questo problema.