GARIWO, FIGURE ESEMPLARI::: RAIF BADAWI — E IL SUO BLOG LIBERALE — ARABIA SAUDITA

 

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Réfugiée au Canada, Ensaf Haidar, l’épouse de Raïf Badawi se démène pour éviter que la flagellation de son mari reprenne.  https://www.tdg.ch/monde/La-femme-du-blogueur-saoudien-craint-le-pire/story/30102006

CORAGGIO CIVILE

in ogni parte del mondo

Il Comitato Foresta dei Giusti vuole far conoscere coloro che si sono battuti e si battono per difendere i perseguitati, le vittime innocenti di crimini contro l’Umanità, per salvaguardare la dignità e i diritti umani ovunque siano calpestati, per affermare la volontà di vivere in pace nella convivenza civile, per rivendicare la libertà di espressione e il dovere della verità.

 

RAIF BADAWI

il blogger saudita condannato a mille frustate

 

 

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Raif Badawi nasce il 13 gennaio 1984 in Arabia Saudita. Studia fino alla seconda media. Nel 2002 si sposa con Ensaf Haidar, da cui ha tre figli: Terad, Najwa e Miriam. La loro è una vita felice, fin quando lui decide di aprire il blog Liberi Liberali Sauditi. Ensaf comincia a temere per lui perché sa che “le istituzioni religiose in Arabia Saudita erano potenti, feroci e brutali”, come ha scritto in una lettera nella quale dichiara di pregare costantemente il sovrano del regno, Salmān, di graziare suo marito. La prima convocazione di Raif davanti ai servizi di sicurezza arriva nel 2007. In un primo momento, Badawi riesce comunque a compiere viaggi all’estero – compreso quello a Londra nel 2008 -, e si rende conto delle importanti differenze esistenti tra gli Stati di diritto e il regime del suo Paese.

 

 

 

Scrive sulla laicità dello Stato, sulla democrazia, perfino su Israele e Hamas: “Non sono a favore dell’occupazione israeliana di nessun Paese arabo, ma al contempo non voglio sostituire Israele con uno Stato religioso… la cui unica preoccupazione sarebbe quella di diffondere la cultura della morte e l’ignoranza tra la sua gente, mentre noi abbiamo bisogno di modernizzazione e di speranza”.
Badawi continua a difendere la laicità, scrivendo nel suo blog, ad esempio: “La laicità rispetta ognuno e non offende nessuno… La laicità è la soluzione pratica per fare uscire i Paesi (incluso il nostro) dal terzo mondo e farli entrare nel mondo sviluppato”. Il blogger entrava anche nello specifico, con un riferimento ai Paesi europei: “Guardate che cosa è successo dopo che i popoli europei sono riusciti a rimuovere il clero dalla vita pubblica e restringerne il ruolo alle loro chiese. Hanno costruito esseri umani e promosso illuminazione, creatività e ribellione. Gli Stati basati sulla religione confinano la loro gente in un circolo basato sulla fede e sulla paura”.

Nel 2008 viene arrestato per la prima volta. Viene rilasciato dopo una giornata di interrogatori, ma gli viene vietato di lasciare il Paese. Nel 2009 gli vengono congelati i beni. La famiglia di Ensaf inoltra una domanda di divorzio per costringerla a lasciare il marito “apostata”, ma la donna decide di restare al fianco di Raif. 

In seguito all’arresto di Raif nel 2012Amnesty International l’ha definito prigioniero di coscienza, “detenuto unicamente per avere esercitato pacificamente il suo diritto alla libertà d’espressione “. Un portavoce del gruppo ha riaffermato che “perfino in Arabia Saudita, dove la repressione dello Stato è implacabile, va oltre ogni logica cercare di condannare a morte un attivista il cui unico ‘crimine’ è stato di animare un dibattito sociale online”.

Human Rights Watch ha fatto appello al governo, affermando: “Le accuse contro di lui, basate solamente sul coinvolgimento di Badawi nella creazione di un sito Web per la discussione pacifica sulla religione e le figure religiose, violano il suo diritto alla libertà d’espressione”. Raif è infatti comparso davanti a una corte distrettuale a Gedda il 17 dicembre 2012 con l’accusa di avere “messo su un sito Web che mina la sicurezza generale, ridicolizzando figure di religiosi islamici e uscendo dai canoni dell’obbedienza”. Quel giudice ha deferito Raif a una corte di rango più alto dichiarando che “non avrebbe emanato una sentenza in un caso di apostasia”. Il 22 dicembre, la Corte Generale di Gedda ha deciso di procedere con l’accusa di apostasia. La corte più alta di grado si è rifiutata di ascoltare il caso e l’ha rinviato alla corte inferiore.

 

Raif Badawi-blogger-frustato

http://www.avantionline.it/2015/06/

 

Il 30 luglio 2013, i media sauditi hanno riferito che Raif Badawi era stato condannato a sette anni di prigione e 600 frustate per aver fondato un forum su Internet che “violava i valori islamici e propagandava il pensiero liberale”. La corte ha anche ordinato la chiusura del sito Web.

Il 7 maggio 2014 Raif è stato condannato nuovamente a 1000 frustate, dieci anni di prigione e una multa di un milione di riyal (circa $267,000). Anche il suo avvocato, Waleed Abulkhair, è stato arrestato, dopo avere fondato l’organizzazione per i diritti umani Monitor of Human Rights in Saudi Arabia.

Il 9 gennaio 2015, Raif Badawi è stato frustato 50 volte davanti a centinaia di spettatori di fronte a una moschea di Gedda, ed è la prima serie delle 1000 fustigate che dovrà ricevere in poco più di venti settimane. Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, la pubblica esecuzione della sentenza è uno spettacolo “turpe”.

A questa condanna si sono uniti diversi esponenti di Amnesty International, dal Medio Oriente al Canada. Zeid Raad al-Hussein, Alto Commissario ONU per i diritti umani, ha detto che le frustate sono “come minimo, una forma di pena crudele e inumana” che la legislazione internazionale dei diritti umani proibisce. Al-Hussein, della famiglia regnante giordana, ha chiesto di fermare le frustate e di graziare Badawi, e di “rivedere urgentemente questo tipo di pena straordinariamente severa”. Il caso di Raif ha mobilitato anche l’opinione pubblica, arrivando ai social network con l’hashtag #JeSuisRaif.

“È impossibile descrivere come mi sono sentita – ha raccontato Ensaf Haidar -. È stato un misto indescrivibile di tristezza e dolore.. era orribile immaginare quello che stava accadendo a Raif “. La donna ha poi aggiunto: “Apprezzo tutti coloro che si interessano al caso di Raif. Spero che tutti i governi del mondo intensificheranno i loro sforzi per fare pressione sulle autorità in modo che fermino quanto intendono fare a mio marito. Credo che possano riuscirci, se parlano direttamente al governo saudita”. Ensaf ha iniziato a ricevere minacce di morte fin dalle ultime fasi del processo. La donna è quindi fuggita in Canada, dove ha ottenuto asilo politico per se stessa e per i tre figli e ha raccontato la vicenda del marito nel libro Raif Badawi: The voice of freedom. My husband, our story. Ha dichiarato più volte che la gente del Canada ha preso a cuore il caso di Raif in maniera encomiabile, ma che i figli naturalmente saranno “molto più sereni” quando potranno ricongiungersi al padre.

Onorificenze e premi

Premio Sakharov per la libertà di pensiero 2015 del Parlamento europeo
Premio per la Libertà d’Espressione del giornale Deutsche Welle, 2015
Courage Award 2015 dal Geneva Summit for Human Rights and Democracy.
Aikenhead Award 2015 della Scottish Secular Society.
One Humanity Award 2014 dal PEN club Canada.
Netizen Prize of Reporters without Borders 2014.
Membro onorario di PEN Canada, Danimarca e Germania.
Candidato dal partito spagnolo per la Libertà individuale (P-LIB) per il 2014 Freedom Award.
Candidato all’International Publishers Association’s Freedom to Publish Prize 2014.
Candidato al Nobel per la pace.

 

 

FRASI DEL BLOG DI RAIF BADAWI CHE TROVATE SUL LIBRO DELLA MOGLIE PUBBLICATO DA CHIARELETTERE

 

 

“Se sei un essere umano hai tutto il diritto di esprimerti e di pensarla come ti pare. Hai il diritto di dire ciò che pensi, di credere o di non credere, di amare o di odiare, di aderire al liberalismo o all’islamismo”.

 

“Ognuno rappresenta solo se stesso, le sue idee parlano solo di lui. Il liberalismo non glorifica nessuno, nessuno si può considerare simbolo di questa corrente d’idee”.

 

“Noi vogliamo permettere a tutti di salire sul palco, solo a questo punto si vedrà cosa finiranno per scegliere le persone”.

 

“Il liberalismo è la struttura cognitiva al servizio di una vita buona e libera per tutti, è la prospettiva di una vita simile. E tutto ciò è in piena sintonia con la religione divina, che esorta sempre, e comunque, al bene, all’amore e alla pace”.

 

“In fin dei conti le persone hanno il diritto di scegliere, tra diversi approcci e punti di vista quelli che ritengono più adatti”.

 

“Il liberalismo si può sintetizzare nel principio “Vivi e lascia vivere”. Vale a dire che dobbiamo accettare con rispetto qualsiasi consuetudine e comportamento degli altri finché non rimane nell’ambito del loro spazio individuale e negli immediati dintorni. Dire e fare ciò che si vuole è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, ma questa libertà dev’essere disciplinata dalla legge. Perché la tua libertà finisce dove inizia la libertà degli altri”.

 

NAZIONE

 

“Uno dei principi nobili su cui si fonda una nazione è che appartiene a tutti, senza eccezione; che ha un posto per tutti i suoi figli, a prescindere dall’appartenenza e dall’orientamento intellettuale”.

 

TEOCRAZIE

“La principale missione di ogni teocrazia è distruggere qualsiasi forma di ragione, opporsi radicalmente al materialismo storico e al buon senso e istupidire le masse”.

 

“Pensa per un istante agli Stati che si legittimano attraverso la religione. Pensa ai loro popoli, alla fine che fanno nell’arco di poche generazioni. Che cos’hanno da offrire, Stati così, in fatto di civiltà? Assolutamente niente. Nient’altro che il timor di Dio e una vita impossibile, ecco”.

 

SULL’ISLAM INTOLLERANTE IN ARABIA SAUDITA

 

“Chiunque osservi la società saudita si rende conto con drammatica chiarezza che essa geme e soffre sotto il peso di una teocrazia che dalla propria società vuol sentir dire, agli uomini del clero, solo la parola: obbedisco”.

 

“Chiunque osservi i nostri musulmani in Arabia Saudita può facilmente rendersi conto che non rispettano affatto le idee religiose degli altri, ma li considerano semplicemente infedeli. Per costoro qualsiasi non musulmano è un infedele. Dirò di più: qualsiasi musulmano non hanbalita…

(NOTA DEL BLOG, DA TRECCANI: ” hanbaliti::  Seguaci della scuola musulmana di rituale e di diritto basata sull’insegnamento di Ahmad ibn Hanbal (m. 855 d.C.). Gli h. sono contrari all’applicazione di ragionamenti filosofici all’interpretazione dei dogmi rivelati; attualmente hanno una certa influenza in Arabia Saudita, Siria, Egitto e presso i wahhabiti indiani.)

… è un trasgressore. Non sarebbe meglio fare come gli altri, e cercare di costruire una civiltà umanistica e una normalità di rapporti con tutti i sei miliardi di essere umani, di cui almeno quattro miliardi non sono seguaci dell’islam?”.

 

“La mia grande preoccupazione è che prima o poi tutte le migliori menti del mondo arabo emigreranno in cerca di aria pura, da qualche altra parte, purché a debita distanza dalle lame dell’autoritarismo religioso”.

 

DONNE

“Qui le donne non possono lavorare, e se qualcuno osasse dare impiego a una donna, sia lei sia il datore di lavoro sarebbero costretti a dare spiegazioni e subirebbero punizioni (…).  Quando la pianteremo con tutte queste chiacchiere ingenerose di stampo patriarcale? Quando ci decideremo ad alzare una diga per arginare questa marea di pretesti?”.

 

“In futuro faremo meglio a non ascoltare la voce degli estremisti che chiedono di vietare qualsiasi mescolanza tra i sessi. E questo non vale solo per la Fiera del Libro (di Riad, ndr) ma per tutti gli ambiti della vita. Di una vita che dovrebbe garantire a ogni figlio e figlia della nazione la più assoluta ed equa concorrenza e parità di opportunità”.

 

LE FRASI DAL BLOG :: IL GIORNALE / 22 OTTOBRE 2015

http://blog.ilgiornale.it/cesare/2015/10/22/elogio-del-liberalismo-di-e-per-raif-badawi/?repeat=w3tc

 

ANSA.IT GENNAIO 2018 ::: ULTIME NOTIZIE TROVATE::: 

 

Amnesty chiede rilascio blogger saudita

In terzo anniversario fustigazione. Condannato a 10 anni

Badawi, condannato a mille frustate e dieci anni di reclusione, ha ricevuto le prime 50 frustate il 9 gennaio del 2015. Da allora non è più stato sottoposto alla pena corporale, ma a tutt’oggi rimane in carcere

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2018/01/09/amnesty-chiede-rilascio-blogger-saudita_94a8c61c-b901-45f4-bc82-6396e2dad7ef.html

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