TRIBUNALE DI LOCRI
LOCRI
LA LOCRIDE, E’ UN’AREA METROPOLITANA DI REGGIO CALABRIA, LA REGIONE CHE DA’ SUL MAR JONIO–
A NORD-EST, RIACE
REPUBBLICA, 4 OTTOBRE 2018–ONLINE
https://www.repubblica.it/cronaca/2018/10/04/news/lucano-208121945/
Caso Riace, Lucano: “Io fuori legge? La mia regola è la Costituzione e il rispetto degli esseri umani”
Il sindaco sospeso e ai domiciliari interrogato dal gip di Locri per l’udienza da cui dipenderà la sua scarcerazione. In tribunale anche la sua compagna
LOCRI – “C’è mi accusa di non aver rispettato le regole ma forse la Costituzione italiana la rispetto più io di molti che si nascondono dietro “le regole”. La prima regola della Costituzione italiana che nasce dalla Resistenza è il rispetto degli esseri umani. E non hanno colore della pelle o nazionalità”. Così parla Domenico Lucano, sindaco sospeso di Riace e ai domiciliari, al termine dell’udienza davanti al Gip di Locri, durata circa tre ore.
Volto tirato che tradisce ore d’angoscia e una notte insonne, Domenico Lucano, si era presentato di primo mattino al tribunale, accompagnato dal suo legale e dal fratello. Alle 9 si è seduto di fronte al giudice Domenico Di Croce per l’interrogatorio di garanzia, da cui dipende una sua eventuale scarcerazione. “Rispondo a tutto, non ho niente da nascondere” ha detto prima di entrare. “Parlerò, certo che parlerò, se mi fanno parlare” ha sottolineato. Poco prima, uscendo dalla sua casa di Riace, aveva mormorato “è tutto assurdo, tutto questo è assurdo ” ma è bastata un’occhiataccia dell’avvocato per indurlo a non andare oltre. In tribunale questa mattina si è presentata anche la sua compagna, Lemlem Teshfahun, per ordine del gip destinataria di un divieto di dimora nella medesima inchiesta costata i domiciliari al sindaco sospeso di Riace.
Dopo l’interrogatorio, davanti alla stampa, si difende a tutto campo Mimmo Lucano, non esita entrare in merito alle accuse, rivendica il suo operato da sindaco. “Ma soprattutto da essere umano”. Quello che sta succedendo, l’inchiesta che lo ha coinvolto – dice – “è una cosa assurda. Anche gli inquirenti durante l’interrogatorio, dice, hanno riconosciuto che quello che mi contestano è il reato di umanità”.
Dal giorno del suo arresto è rimasto in silenzio, ma non gli sono sfuggite né l’ondata di solidarietà, né le critiche che l’inchiesta sul suo operato da sindaco di Riace ha sollevato. Non fa il nome del ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma è a lui che sembra rivolgersi nel dire “a questa gente io vorrei chiedere se è giusto quello che è successo a Becky Moses… Io da sindaco ricordo come un incubo quello che è successo a quella ragazza”. La 27enne nigeriana è morta bruciata mesi fa nel rogo della sua tenda a San Ferdinando, nei pressi di Rosarno, dove era finita dopo essere stata allontanata dal Casa di Riace in seguito al diniego della richiesta d’asilo. “Ma chi ha pagato per questo?” chiede Lucano. “Io quello che ho fatto è evitare che ci fossero tante Becky. Salvare una sola persona dalla strada vale fare il sindaco, dà significato ad un’intera vita”.
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È convinto Mimmo Lucano della correttezza del suo operato e si difende a viso aperto. Per la procura, avrebbe organizzato delle nozze di comodo per permettere ad alcune ragazze di rimanere in Italia, ma lui nega tutto. “Parlano di matrimoni, ma in realtà il matrimonio che è stato celebrato è uno solo ed è uno vero” afferma. In più, sottolinea, molte delle sue conversazioni intercettate sono state mal interpretate.
Su quei lavori di raccolta e trasporto rifiuti affidati, a detta della procura illecitamente, a due cooperative di Riace quasi sbotta: “Ma come? In una zona assediata dalle ecomafie, con l’inquinamento dei mari, c’è una mafia che controlla il ciclo dei rifiuti… io ho cercato di fare luce e devo pagare per questo? Mi sembra una cosa assurda”. E poi, attacca, “quando le cooperative sono nate il regolamento regionale a cui dicono che dovrebbero essere iscritte non c’era”.
Un enorme numero di disoccupati a Riace invece sì. Per questo sono nate le cooperative, “con avviso pubblico” specifica. Hanno significato lavoro per i disoccupati di Riace, “i più svantaggiati, i disabili e certo anche qualche straniero”, e un nuovo decoro per il paese. “Abbiamo portato luce e pulizia a Riace. All’epoca c’erano ancora i cassonetti per la strada, mi vergognavo come sindaco”.
Starebbe a parlare ore Mimmo Lucano. Vuole spiegare la sua versione dei fatti, difendere il modello di integrazione che ha costruito, ma il suo avvocato lo trascina via. Prima però Lucano fa in tempo a dire: “Anche i campi di concentramento quando c’era Hitler rispettavano le regole”.
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Simbolo internazionale dell’integrazione, Lucano è finito ai domiciliari martedì mattina per ordine del Tribunale di Locri al termine di un’inchiesta partita 18 mesi fa in seguito ad una segnalazione della prefettura su presunte irregolarità nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Ipotesi del tutto smentite dal giudice Domenico Di Croce, che pur ordinando i domiciliari per Lucano, ha cassato tutte le contestazioni più gravi prospettate dalla procura di Locri, fra cui malversazione, truffa ai danni dello Stato e concussione.
La gestione dei fondi – si legge in un passaggio del provvedimento del gip – è stata magari disordinata, ma a Riace non ci sono mai stati illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo. Al sindaco e alla compagna, Tesfahun Lemlem, destinataria di un divieto di dimora, si contesta ora di aver forzato le procedure per permettere ad alcune ragazze di restare in Italia, attraverso matrimoni di comodo. Al solo Lucano, il giudice contesta anche di aver affidato in via diretta i lavori di raccolta e trasporto rifiuti a sue cooperative di Riace, che in paese impiegano italiani e stranieri. Accuse che lui si era detto pronto a smontare durante l’interrogatorio di questa mattina, all’esito del quale toccherà al giudice decidere se scarcerare o meno Lucano. Non è dato sapere in che tempi arriverà la decisione, secondo indiscrezioni bisognerà aspettare almeno il fine settimana.