PAOLO DI PAOLO (ROMA, 1983 )–REP.DEL 9 SETTEMBRE 2018, pag.26:::IL FONDATORE DI ALIBABA ::: JACK MA TRA L’AVERE E L’ESSERE

 

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Jack Ma ( Hangzhou,1964) è un imprenditore cinese attivo nel settore del commercio online. È il fondatore e presidente di una fra le maggiori compagnie di commercio online, la Alibaba Group. È il primo imprenditore della Repubblica Popolare Cinese ad apparire sulla copertina della rivista Forbes, e nel 2009 venne scelto dalla rivista Times come uno dei 100 uomini più importanti al mondo. Nel 2010 fu inoltre selezionato da Forbes come uno degli “Eroi della filantropia nell’Asia” (in inglese: Asia’s Heroes of Philanthropy) per i suoi contributi per l’alleviamento della povertà. Nel novembre 2015 è il secondo uomo più ricco della Cina, e 29º uomo più ricco al mondo, con un patrimonio totale di oltre 23 miliardi di dollari statunitensi. Nel 2017 è l’uomo più ricco della Cina con un patrimonio di 30,9 miliardi di dollari.

Nacque a Hangzhou, nella provincia dello Zhejiang, nel 1964, durante la rivoluzione culturale cinese. A dodici anni cominciò ad interessarsi all’inglese, che imparò da solo offrendosi come guida turistica gratuita a Hangzhou. In una intervista sulla Inc.com (tradotto dall’inglese):[7]

«Per otto anni ho raggiunto in bicicletta ogni mattina, pedalando per 40 minuti, neve o pioggia, un albergo vicino al Lago dell’Ovest presso Hangzhou. […] Portavo gratuitamente in giro turisti, così da poter migliorare il mio inglese. Tale esperienza mi cambiò profondamente, e cominciai a diventare molto più globalizzato di molti cinesi. Ciò che imparavo dai miei insegnanti era spesso diverso da ciò che mi raccontavano i turisti.»

Nel 1979 conobbe una famiglia australiana con cui passò diversi giorni, per poi diventare amici e rimanere in contatto epistolare negli anni successivi. Nel 1985 ebbe la prima occasione di uscire dalla Cina, passando le vacanze estive in Australia con tale famiglia. Jack Ma ricorda l’evento come uno dei più importanti della sua vita (tradotto dall’inglese):[7]

«Prima della mia prima partenza dalla Cina, ero stato educato che la Cina era il paese più ricco e felice al mondo. Quindi, quando arrivai in Australia, pensai “Oh mio dio”, tutto è diverso da ciò che mi è stato detto.»

Fallì ben due volte gli esami d’ingresso per l’università, ma riuscì infine ad iscriversi alla Hangzhou Teacher’s Institute,[8] dove si laureò in inglese nel 1988. Durante i suoi studi divenne presidente dell’unione studentesca della sua università, e successivamente presidente della federazione studentesca di Hangzhou. (WIKIPEDIA)

 

 

 

 

Il fondatore di Alibaba

JACK MA TRA L’AVERE E L’ESSERE

 

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Paolo Di Paolo (Roma, 1983) è uno scrittore italiano. 

 

 

Paolo Di Paolo

 

Sei il ventinovesimo uomo più ricco del pianeta. Domani compi cinquantaquattro anni. Il tuo patrimonio è stimato intorno ai 30 miliardi di dollari. Hai deciso di lasciare la poltrona dell’azienda che ha fatto la tua fortuna.

Rappresenti l’1 per cento degli umani che possiedono più ricchezza netta del restante 99 per cento. Ed è proprio quel 99 per cento che guarda perplesso e incredulo al tuo gran rifiuto. Ma c’entra più il coraggio o più il privilegio? Jack Ma, fondatore di Alibaba, la maggiore compagnia di e-commerce cinese, è pronto a lasciare la guida dell’azienda che ha creato.

«Non voglio morire nel mio ufficio, voglio morire in spiaggia», aveva confidato per tempo – e questa frase funziona quasi come un paradosso. Prevede intanto, a monte, non una possibilità, ma tutte, un campo di scelta pressoché illimitato. Ancora il vantaggio di essere parte del più fortunato 1 per cento.

E tuttavia, anche una strana inquietudine, o angoscia, la sensazione di una mancanza feroce che si annida nell’onnipotenza.

La scelta di Jack Ma può lasciare spazio anche all’irrisione: ha già dimostrato vocazione alla filantropia, ma di sicuro non vivrà di stenti. Eppure c’è qualcosa, in questo sfilarsi di colpo dall’ingranaggio maestosamente messo in moto, che chiede di essere letto senza ironia. È sempre più facile e provvidenziale avere tutto piuttosto che avere poco, sì; e la parabola dello scambio fra il principe e il povero va bene per un romanzo, sempre che lo scriva Mark Twain. «Varrebbe il regno di mio padre potersi divertire così, sia pure una sola volta!» pensa il principe. Nello spazio di esitazione che precede l’alzata di spalle, anche sprezzante, del povero, vale la pena di mettere i piedi. Perché sta lì una specie di nostalgia da cui è impossibile essere immuni, il desiderio di qualcosa che è sempre altrove. No, non è solo la comoda malinconia di Paperon de’ Paperoni, o il fruscio del tempo che passa. È una domanda che può martellare le tempie anche del meno propenso al francescanesimo: «Se è così naturale possedere, accumulare, acquistare, perché siamo tanto infelici?».

Editore: Il Saggiatore
Collana: La cultura
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 1 marzo 2018
Pagine: 176 p. 16   EURO

 

In un piccolo, illuminante libro uscito di recente e intitolato Less is more  (meno è  di più ), l’autore, Salvatore La Porta, la mette su carta senza preoccuparsi che suoni ingenua. Solo ingenua può essere, ingenua dev’essere.

Pagina dopo pagina s’interroga su come «rimodulare» il campo degli averi possa essere utile anche a chi non sia il Ceo di una multinazionale. Non si tratta di allenarsi alla rinuncia; semmai, di riorientare e di rendere il più intelligente possibile la nostra personale «strategia del vuoto e del pieno».

La scelta di Jack Ma – fuga privilegiata da una prigione d’oro – getta una luce inconsueta sull’eterno confine fra i verbi ausiliari; sul gioco disperante e decisivo che, una volta desiderato di avere, ci fa sperare di essere.

 

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