ENRICO FRANCESCHINI, REPUBBLICA DEL 9 SETTEMBRE 2018, pag. 14—L’AUTOBIOGRAFIA DI UN MEMBRO DELLE SAS (Forze speciali esercito britannico) DICHIARA DI AVER SVENTATO UN ATTENTATO CONTRO GORBACEV A BERLINO NELL’OTTOBRE DEL 1989

 

 

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6 ottobre 1989. Mikhail Gorbaciov arriva a Berlino in occasione del quarantesimo anniversario della DDR. Lo scenario è surreale. Lo sfoggio di parate e celebrazioni non nasconde le crepe del regime. Dopo tre ore di colloquio riservato con Erich Honecker, Gorbaciov dichiara in un’intervista che “solo chi non sa reagire alla vita va incontro al pericolo”. Il suo ufficio stampa modificherà la frase così: “La vita punisce i ritardatari”. Il messaggio è chiaro. L’Urss nega l’aiuto militare necessario alla DDR per sopravvivere. Non ci sarà un altro ’68 praghese.
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9 ottobre 1989. A Lipsia 70 mila persone scendono in piazza per chiedere riforme. A migliaia protestano anche a Halle e Magdeburgo. Il giorno dopo un movimentato Politbüro della Sed decide di aprire il dialogo con la società civile. Sul tavolo: apertura delle frontiere, libertà di movimento dei cittadini, riforme democratiche. E’ una vittoria di Egon Krenz. Ed è una sconfitta di Honecker.
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Fonti:
www.ddr-im-www.de/Geschichte/1989.htm
www.chronik-der-mauer.de

 

Le Sas sventarono piano del Kgb

Berlino ’89, la spia che salvò Gorbaciov

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MICHAIL  GORBACEV (nasce  da una famiglia di agricoltori nel villaggio di Privolnoye – Territorio di Stavropol – nel sud della repubblica russa nel 1931), è un politicosovietico, dal 1992 russo. Ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1985 al 1991, fu propugnatore dei processi di riforma legati alla perestrojka e alla glasnost’, e protagonista nella catena di eventi che portarono alla dissoluzione dell’URSS e alla riunificazione della Germania. Artefice, con la sua politica, della fine della guerra fredda, fu insignito nel 1989 della Medaglia Otto Hahn per la Pace e, nel 1990, del Nobel per la pace. Attualmente è l’unico ex-segretario del PCUS ancora vivente.

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Gorbacev e sua figlia Irina ad una cerimonia a Monaco di Baviera

 

 

 

LONDRA, REGNO UNITO

Siamo a Berlino Est nel fatale 1989, a pochi mesi dalla caduta del Muro. Un commando delle Special Air Services, meglio note con l’acronimo di Sas, le forze speciali dell’esercito britannico, è stato spedito nella Germania comunista dai servizi segreti di Londra per scoprire dettagli di una presunta operazione militare sovietica. L’ufficiale non ne trova traccia, ma nel corso della missione scopre un complotto ancora più grande: un piano per assassinare Mikhail Gorbaciov, presidente dell’Urss e artefice della perestrojka, durante la sua visita del 7 ottobre a Berlino per il 40esimo anniversario della nascita della Ddr. A progettare l’attentato sono membri della banda Baader-Meinhof, un gruppo terrorista di estrema sinistra, con cui l’agente inglese entra in contatto mentre aiuta il movimento per le riforme nella città di Lipsia a trasmettere appelli alla democrazia con una radio clandestina. Sembra la premessa per una spy-story di Le Carrè. Invece è la clamorosa rivelazione di un libro che esce in questi giorni in Inghilterra, Pilgrim Spy, autobiografia di Tom Shore, pseudonimo scelto dall’ex-commando in questione per raccontare il suo ruolo in una vicenda che avrebbe potuto «cambiare la storia del ventesimo secolo».

L’attentato, sostiene l’autore, aveva il beneplacito del Politburo del Pcus e del Kgb (le due forze che due anni più tardi organizzarono a Mosca il fallito golpe contro Gorbaciov).

Se fosse riuscito, l’Urss avrebbe avuto una scusa per invadere la Germania Orientale, fermare la liberalizzazione nei paesi satelliti e bloccare la perestrojka in patria. Ma il commando interviene e impedisce il piano. «Ho probabilmente salvato la vita di Gorbaciov», dichiara al Guardian.«È una storia che non ho mai raccontato a nessuno, neanche a mia moglie». E aggiunge un altro particolare: tutte le manifestazioni dei riformatori tedeschi erano spiate da un giovane maggiore del Kgb.

«Nulla faceva pensare che un giorno quell’agente sovietico sarebbe diventato uno degli uomini più potenti del pianeta», afferma Shore. «Il suo nome era Vladimir Putin».

– Enrico Franceschini

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