REPUBBLICA DEL 9 SETTEMBRE 2018
Le misure/
I margini di manovra
Pensioni, tasse e mini reddito con 15 miliardi
Vince il pragmatismo: addio flat tax e correzione limitata della Fornero
ROBERTO PETRINI,
ROMA
Ci si muove sullo schema 5+5+5 per la prossima manovra di bilancio: nel tentativo di trovare una composizione degli appetiti contrapposti di Lega e Cinque stelle. Dopo il parziale semaforo verde di Bruxelles che, come ha confermato ieri il ministro dell’Economia Tria, ci consente “margini” di azione, i tecnici si sono messi al lavoro già dal week end. La possibilità che il deficit del prossimo anno possa salire dallo 0,8 previsto all’1,6 per cento ci consentirà di superare la sterilizzazione dell’Iva limitando danni e spese, e apre la porta a realistiche simulazioni sulle tre misure chiave: pensioni, fisco e reddito di cittadinanza.
Naturalmente niente a che vedere con le stratosferiche cifre del contratto che vengono ridimensionate a 15 miliardi e cambiano anche qualitativamente. Non è sfuggito che da qualche giorno, oltre al cambiamento di toni con Bruxelles, si parla genericamente di “riforme” dei tre settori-chiave e non più delle vecchie promesse. Gli interventi comunque dovranno richiamare, almeno nella percezione, i temi del contratto.
E soprattutto avere le coperture necessarie.
La questione più vicina ad una soluzione è quella che andava sotto il nome di
PENSIONI::
1. “smontaggio” della Fornero. Su questa misura convergono Lega e M5S: per spendere invece di 14,3 miliardi (liberando dal lavoro 750 mila dipendenti) si sta studiando di optare ad una quota 100 con paletti di cui il primo è l’età minima di 64 anni, oltre al tetto dei versamenti figurativi di 2 anni e al ricalcolo con il contributivo. In questo modo il costo sarà di 4-5 miliardi e consentirà l’anticipo pensionistico solo per 220 mila lavoratori.
“FLAT TAX”
2. Sul tema fisco la Lega ha già messo le carte sul tavolo: 4-5 miliardi per la riduzione dell’aliquota più bassa che tutti paghiamo fino a 15 mila euro e che scenderebbe dal 23 al 22 per cento. Si tratta di 100 euro all’anno di tasse in meno per tutti: lo sconto fiscale in parte si sovrappone con la platea dei 10 milioni di contribuenti che beneficiano del bonus Renzi di 80 euro. Costoro saranno garantiti da una clausola di salvaguardia che prevede che a fronte del nuovo sconto Irpef chi attualmente riceve il bonus Renzi subisca un taglio mantenendo tuttavia integro il beneficio dei 960 euro all’anno.
L’operazione aprirebbe la strada ad un progressivo abbandono del vecchio bonus del centrosinistra.
REDDITO DI CITTADINANZA
3. Infine il reddito di cittadinanza.
Anche in questo caso dalla somma prevista di 17 miliardi per 2,8 milioni di nuclei e 8 milioni di cittadini in povertà relativa, si passerebbe ad una misura più ridotta. Si scenderebbe a circa 4-5 miliardi cambiando il criterio di erogazione e dunque ridimensionando la platea.
Invece di erogare “per differenza” quanto manca ai 780 euro a testa dal reddito dichiarato (meccanismo che si presta a manipolazioni) si procederebbe con l’assegnazione di una cifra fissa, un po’ sul modello del Reddito d’inclusione. In questo modo la fusione dei due strumenti darebbe già una base di partenza di 1,8 miliardi oggi necessari per il Rei.