Titolo del volume: Contrasti – La Grande Guerra nel racconto fotografico di Piero Calamandrei
Autore: Silvia Bertolotti
Data di pubblicazione: novembre 2017
Edito dalla Fondazione Museo Storico del Trentino con sede a Trento
Piero Calamandrei: Vallarsa, marzo 1916, soldati della milizia territoriale. © Fondazione Museo Storico del Trentino, Trento, g.c.
Monte Novegno, 2 agosto 2016
“Ho sentito soltanto poco fa, l’orologio di Valli che sonava le undici: poi un brusio di autocarri che giù, nella strada di Valli trasportano truppe. Dove, non so … Ma se con un dito allargo un poco l’abbottonatura della tenda … vedo proprio di faccia il disco lucido della luna e per l’aria diffuso chiarore di Plenilunio”.
Anonimo: Ritratto di Piero Calamandrei, Val Lagarina, ottobre 1918. © Fondazione Museo Storico del Trentino, Trento, g.c.
Piero Calamandrei: “La camera di Zocchio”, Vallarsa, marzo 1916 © Fondazione Museo Storico del Trentino, Trento, g.c.
È una notta d’estate del 1916 e dopo il concitato mese di maggio con la Offensiva di primavera (Straffexpedition) ora sul monte Novegno si riposa tranquilli.
A scrivere queste righe è Piero Calamandrei, un ufficiale non più giovanissimo tanto che avrebbe potuto starsene a casa, laggiù nella sua Firenze dov’era nato o a Messina dove aveva trovato lavoro come insegnante universitario. Invece, mosso da ideali patriottici, si arruola, vuole fare la sua parte di soldato per la difesa dell’Italia.
Dalle retrovie
È fortunato, non ha un ruolo operativo, non è inchiodato a una trincea, come succederà a molti, Lussu per esempio (1), anzi il suo appartenere alle retrovie con funzioni di supporto gli permette di vedere un ampio arco dello scenario di guerra tra il Novegno, il monte Pasubio e i Lessini.
Si muove nelle retrovie, giunge a San Vito di Leguzzano poi Monte di Malo e Schio. Da Vicenza si sposta a Valli del Pasubio poi ad Anghebeni in Vallarsa e così per tre anni segue gli scenari di guerra toccando le principali località dell’alto vicentino, si ferma in particolare nella valle di Posina tagliata dalla linea del fronte, ma soggiorna anche ad Arsiero, Meda, Marano, finché il 3 novembre 1918 è tra i primi a entrare in Trento liberata, avventura che poi racconterà in più conferenze pubbliche.
Lettere e foto
Piero Calamandrei in questo periodo giovanile ha due particolarità: è innamorato della sua fidanzata e poi moglie Ada Cocci e ha una macchina fotografica. Scrive ad Ada quasi ogni giorno, le descrive la sua situazione le sue amicizie, la vita come scorre in questi scenari di guerra “come se in realtà il dialogo fosse un dialogo con sé stesso”. Il possesso di una macchina fotografica portatile gli permette di scattare foto e di ognuna annota diligentemente il contenuto, porta a sviluppare i rullini e poi spedisce le foto ad Ada accompagnandole con le sue osservazioni. Molte immagini sono annotate con frecce o accompagnate da illustrazioni quasi volessero trasportare la fidanzata a conoscere persone e luoghi dove Piero sta vivendo.
Il corpus di fotografie scattate è così diventato un’importante testimonianza storica e della guerra e delle località visitate. Le foto di Anghebeni o Parrocchia con le case ospitali e poi le stesse case fotografate con muri anneriti e senza più tetto e solai sono un’immagine chiara di cosa succedeva ai paesi di confine attraversati dalla linea del fronte.
Bella la fotografia di Contrada Bazzoni presa dal ponte sul fiume Posina, così come tutte quelle che ritraggono gli insediamenti montani in quei luoghi periferici che imporvvisamente si trovano al centro dell’attività bellica.
Burattini e cuccagne
Poi ci sono le foto di soldati, che ritraggono la vita quotidiana di chi per mestiere deve usare le armi.
Bellissimo il ritratto del soldato ferito: vista la macchina fotografica si alza dalla barella di legno e chiede una foto, sorridendo.
Oltre alle manovre militari, ai ritratti dei suoi commilitoni colpiscono le foto dei momenti di riposo, quando i rudi soldati di trincea, quasi tornati bambini, si divertono a scalare l’albero della cuccagna o restano affascinati dal teatro dei burattini.
Otto “disertori”
Il centro di Parrocchia nel 1916
La grande Guerra è anche un momento di riflessione e di maturazione personale, soprattutto nel momento in cui Calamandrei viene esplicitamente sollecitato a fare il difensore d’ufficio di alcuni soldati accusati di diserzione. Si schernisce, è solo uno studioso di giurisprudenza anche se con la competenza di un professore universitario, ma non ha mai esercitato da avvocato, non conosce le tattiche processuali, quelle del codice militare di guerra poi! Infine deve accettare, i “disertori” devono essere processati subito e, formalmente, il processo non può avvenire senza un “difensore”. E così Piero Calamandrei interseca la sua vita personale con quella di quei disgraziati che rischiavano la fucilazione.
Quegli otto, ora affidati alla mia difesa, erano arrivati in autocarro, a notte fonda, durante un’avanzata in Vallarsa. Erano allora in dodici compreso il caporale che li comandava: li avevano fatti scendere dove la strada diventava impraticabile a causa delle buche delle granate, coll’ordine di proseguire a piedi verso la prima linea. “Lo vedete anche voi dove andare” … Avevano fatto a piedi chilometri e chilometri in quel buio rigato dalle comete dei riflettori e arrossato in lontananza dalle vampate del bombardamento. Ogni tanto dovevano addossarsi alle macerie per lasciar passare cortei di ombre: barelle di feriti, salmerie che portavano il rancio in trincea.
“Dov’è Valmorbia?”
“Un chilometro più avanti”
La notte era passata così, alla ventura, come un sogno: all’alba i carabinieri di servizio nell’immediato retrofronte li avevano trovati tutt’e dodici ammucchiati come bestie.
E pensare che erano quasi arrivati ma il loro perdersi divenne colpa di diserzione. Calamandrei si batte con l’unica tattica possibile, esibisce i vizi formali e riesce a rinviare il processo.
Maturazione
Questo episodio segna un punto importante nella maturazione personale di Piero Calamandrei, dove la retorica della guerra e dell’eroismo si scontra con la polvere il sudore, la stanchezza dei soldati.
E così nel tempo le riflessioni di Calamandrei volgono la loro attenzione ai soldati e alla loro condizione obbligata, costretti a spararsi l’uno contro l’altro con obbedienza cieca senza comprenderne il motivo. E questo vale per tutti: sottoposti di lingua italiana e sottoposti di lingua tedesca.
Un libro
La vicenda di Calamandrei durante la grande guerra passata quasi tutta sui monti del vicentino è narrata in un bel libro curato dalla storica Silvia Bertolotti con l’aiuto di Carlo Fantelli.
Si chiama CONTRASTI, è edito dalla Fondazione Museo Storico del Trentino ed è ricchissimo di fotografie in gran parte scattate nei paesi, nelle piazze, nelle contrade, sui monti che vediamo da casa.