ESPRESSO.REPUBBLICA/ CULTURA / 20 gennaio 2015
250 immagini che “hanno la forza cruda dell’occhio che ha visto e che trasmette la sua indignazione.” (Primo Levi)
Nel libro ‘K.Z.’ i disegni degli internati nei lager nazifascisti
Sono stati riuniti per la prima volta in un libro, curato dal poeta e pittore Arturo Benvenuti, 250 disegni realizzati dai prigionieri dei lager del Reich. Con la prefazione, di cui vi offriamo un estratto, scritta nel 1981 da Primo Levi
DI LARA CRINÒ
“A misura che il passare degli anni ce ne allontana, e benché i decenni che sono seguiti non ci abbiano risparmiato violenze ed orrori, la storia dei Lager hitleriani si delinea sempre più come un unicum, un episodio esemplare a rovescio: l’Uomo, tu uomo, sei stato capace di far questo; la civiltà di cui ti vanti è una patina, una veste: viene un falso profeta, te la strappa di dosso, e tu nudo sei un mostro, il più crudele degli animali. Da allora, il nazionalsocialismo (a meno di poche voci deliranti che ne giustificano i crimini, o li negano, o addirittura li esaltano) vale come riferimento, come il nodo da evitarsi. Su di esso sono comparse innumerevoli opere di testimonianza e di interpretazione, ma mancava finora in Italia un libro come questo. Penso che, al di là della pura commemorazione, esso abbia un valore suo specifico: a descrivere quell’orrore, la parola risulta carente. Le immagini qui riprodotte non sono un equivalente o un surrogato: esse sostituiscono la parola con vantaggio, dicono quello che la parola non sa dire. Alcune hanno la forza immediata dell’arte, ma tutte hanno la forza cruda dell’occhio che ha visto e che trasmette la sua indignazione”. (Primo Levi)
Così nel 1981 Primo Levi scriveva nella prefazione al lavoro di documentazione, scelta e ricerca portato avanti da Arturo Benvenuti sulle opere visive prodotte nell’orrore dei lager nazisti. A distanza di oltre trent’anni l’opera ha visto la luce e arriva in libreria, qualche giorno prima della giornata della Memoria e di un anniversario importante, quello dei settant’anni dalla liberazione di Auschwitz. Si intitola K.Z. Disegni degli internati nei campi di concentramento nazifascisti (edizioni BeccoGiallo ). Scorrendone le pagine si è presi da un senso di vertigine. E’ vero ciò che scrive Levi, che il tratto di una matita o di una penna può “sostituire la parola con vantaggio”. E a dirlo è lo scrittore che ha inventato con ‘Se questo è un uomo’ una lingua capace di raccontare i meccanismi della macchina dello sterminio. Dalle ombre e dai chiaroscuri di queste tavole, realizzate all’interno dei lager con mezzi di fortuna o, più di rado, subito dopo la fine della guerra, emergono potenti come fantasmi tragici uomini e donne senza nome e senza volto. Ridotti a figure, a emblema stesso del dolore. Fuggono dai cani e dalle percosse dei loro carcerieri, si accasciano gli uni sugli altri nelle baracche, emergono come corpi scheletrici, ormai indistinguibili gli uni dagli altri, dalle cataste di cadaveri agli angoli del campo.
Scrive Arturo Benvenuti, classe 1923, che il libro costituisce “un contributo alla giusta “rivolta” da parte di chi sente di non potersi rassegnare, nonostante tutto, ad una realtà mostruosa, terrificante”. Un tentativo di resistenza senza “vuote parole, senza retorica. Così come senza parole e senza retorica hanno saputo resistere gli autori di queste immagini, tremende “testimonianze” di una immane tragedia. Atti di accusa, ma anche inequivocabili messaggi di ieri per l’oggi. Senza inutili discorsi. Non ce n’è davvero bisogno”.
Di discorsi inutili non c’è bisogno. Ma di arte al servizio della memoria, che sia musica, letteratura o disegno, c’è ancora bisogno eccome.