E CONTINUANO GLI ARRIVI SULLE ROTTE SILENZIOSE
Alessandra Ziniti
Il coraggio delle donne di Alessandra Ziniti, Inprimatur editore
Solo ad agosto, in barca a vela, sulle spiagge del Salento, della Calabria ionica, del Siracusano, ne sono arrivati 500. Gli ultimi si sono portati dietro persino il cane.
Indisturbati, alimentando un traffico lucroso gestito da scafisti ucraini e georgiani, che ormai da tempo effettuano viaggi quasi di linea, due o tre volte la settimana, dalla Turchia all’Italia.
Da giorni tutti i riflettori sono accesi sulla Diciotti, sui 177 migranti ostaggio di un braccio di ferro senza precedenti, come se l’ingresso di quelle persone su terra italiana spostasse in qualche modo l’ago della bilancia degli sbarchi. Che, seppure diminuiti dell’80 per cento in un anno, continuano senza che al Viminale, sulle altre rotte, qualcuno mostri i muscoli. Se lo slogan #portichiusi del ministro Salvini fosse reale, il contatore degli sbarchi dovrebbe essere fermo da giugno. E invece, dall’inizio del nuovo corso del Viminale, di immigrati in Italia ne sono sbarcati 6.096, e di questi meno della metà (2960) provenivano dalla Libia.
Pakistani, iracheni, iraniani (questi i clienti dei trafficanti russi) pagano 5.000 euro a testa, viaggiano sicuri e anche abbastanza comodi in barche a vela e, in cinque giorni, arrivano a destinazione.
In Puglia, Sicilia, Calabria vengono identificati dalle forze dell’ordine, portati nei centri di accoglienza, fanno richiesta d’asilo, esattamente lo stesso iter che oggi Salvini nega ai disgraziati della Diciotti. Per i migranti della rotta turca, un quarto del totale degli arrivi del 2018 (circa 4000), nessuno chiede l’intervento dell’Europa e la macchina dell’accoglienza funziona come prima. Eppure la Turchia, per bloccare le partenze, ha incassato miliardi dall’Europa.
Per non parlare poi delle decine di barchette di legno che partono dalla Tunisia e dall’Algeria e che, bypassando i radar del dispositivo militare schierato «a difesa dei nostri confini», come ama dire Salvini, portano quasi ogni giorni piccoli gruppi di persone a Lampedusa (prima di Ferragosto in un solo giorno ne sono arrivati 123 su 13 barche), sulle coste dell’Agrigentino e in Sardegna.
E adesso, a destare preoccupazione, ci sono anche gli arrivi via terra. Il governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimo Fedriga, allarmatissimo dai bivacchi di immigrati sui moli di Trieste, non solo li ha immediatamente sgomberati ma ha schierato ai confini con la Slovenia la Forestale e, se ci riuscirà, anche la Protezione civile. La rotta balcanica via terra vede già 4.000 persone accampate tra Bosnia e Croazia e i passeur sulle montagne fanno affari d’oro.
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