REPUBBLICA DEL 15 AGOSTO, pag.
Invece Concita:::
Ho 16 anni, cosa posso fare per il mio Paese
Concita De Gregorio
Concita de Gregorio (Pisa nel 1963), giornalista e scrittrice, editorialista di Repubblica, ha diretto L’Unità dal 2008 al 2011
Grazie a Maddalena Razzino, che scrive da Padova
«Sono una ragazza di sedici anni, a settembre comincerò il terzo anno del liceo classico. Amo la mia scuola e le materie che studio insieme a delle ottime amiche.
L’aver trovato professori in gamba e talvolta un po’ stravaganti e aver imparato nuovi e diversi metodi di apprendimento ha ampliato il mio modo di pensare e di lavorare, e ciò mi rende fiera della mia scelta. Ho tante aspettative per il futuro e tanti obiettivi, ai quali mi aggrappo con foga, per non lasciarli scappare e per poter scegliere la mia vita.
Da un po’ di tempo però ai miei sogni si accompagna una pesantezza pessimista, dovuta in parte alle mie insicurezze di adolescente, ma anche allo scenario che vedo, oggi, di un Paese corrotto, vecchio e razzista, in ogni ambito, dagli anziani ai miei coetanei, dalla scuola alla fermata dell’autobus, da esclamazioni di politici a persone a me vicine.
Vedo la mia migliore amica, una ragazza musulmana molto intelligente e leale, che ha già vissuto esperienze di bullismo razzista alle elementari, quando ancora non ci conoscevamo, perché, a quanto si diceva, i suoi disegni erano sporchi del sangue delle vittime dei terroristi… Quando ci incontriamo parliamo per ore, sedute in camera mia, parliamo di ogni argomento ci venga in mente… parliamo dei nostri sogni e del nostro pessimismo. Lei mi capisce, ricordiamo esperienze simili e abbiamo desideri comuni. Ma se dovesse partire per la Francia, non potremmo più farlo. Intanto, il neo- ministro degli Interni si comporta da inetto e da bullo, indossando maglie di partiti di estrema destra e citando Mussolini, perfettamente consapevole del messaggio che riporta e infischiandosene altamente della storia dei due secoli passati, che comprende i campi di sterminio nazisti, così come i soprusi nei confronti degli immigrati italiani in America, il genocidio degli Armeni, le stragi compiute dagli italiani in Etiopia, il massacro dei campi profughi di Sabra e Shatila a Beirut e molte altre ingiustizie avvenute a causa di pregiudizi, arroganza e chiusura mentale.
Dalla Libia arrivano barconi di persone disperate in cerca di una nuova vita, come quando nostri antenati attraversavano l’oceano Atlantico per trovare lavoro in America. L’unica differenza è che l’Italia al momento ha meno lavoro da offrire rispetto all’America del diciannovesimo secolo.
Tra coloro che sbarcano in Italia ci saranno — è possibile che ci siano, come in ogni gruppo di persone grande o piccolo — criminali sfuggiti alla giustizia, ma anche uomini e donne onesti che cercano migliori condizioni di vita, lontani da povertà e soprusi. Ora però vengono riportati in Libia, nei campi di raccolta, dove le donne e i bambini sono spesso vittime di abusi da parte dei militari che li tengono prigionieri.
E, in tutto questo, dove è finita la nostra memoria? Dove la giustizia e l’umanità?
Cosa posso fare per essere utile? Non mi dica solo, per favore, “Studia, poi crescerai”. Vorrei poter fare la piccola mia parte adesso. Grazie per avermi ascoltata».
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chiara:: mi sembra che tu abbia cominciato la tua vita facendo già tante cose::: amando il sapere, il tuo paese al punto da non voler aspettare a fare qualcosa per tutti ” un domani “, ma subito; costruendo con la tua amica musulmana un’amicizia duratura che cambierà un po’ la testa a tutte e due, senza farci penetrare quei soliti schemi che tanto male fanno alle teste e, poi, essenzialmente a fare ” un atto pubblico ” rivolto a tutti noi lettori di Repubblica scrivendo la tua bella e sentita lettera a Concita. Devi, a mi parere, solo proseguire perché il tuo battesimo civile e politico l’hai già avuto quando hai sentito il bisogno di mettere in comune il tuo sentire con tanta altra gente. A Padova ci sarà senz’altra un’organizzazione culturale dove potrai continuare, o anche solo nella tua scuola, parlando con i compagni, a fare opera di educazione civile. E’ quella che ci manca più di tutto, anche solo in classe intervenendo di più quando parlate di storia e di filosofia…insomma, proseguire, nelle forme che troverai e che ti attireranno, il compito che ti sei posta con la tua lettera al pubblico di Repubblica, ciao, ti voglio molto bene, sei un fiore coraggioso.