SIMONE JACOB, CONIUGATA VEIL (1927-2017), NEL ’44 FU DEPORTATA CON TUTTA LA FAMIGLIA AD AUSCHWITZ, LIBERATA IL 27 GENNAIO DEL ’45 // FU UNA DELLE PRIME DONNE MINISTRO IN FRANCIA, OTTENNE LA LEGGE SULL’ABORTO, NEL 1979 FU ELETTA PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA DEL PARLAMENTO EUROPEO…

 

Simone Jacob, coniugata Veil (Nizza,  1927 – Parigi,  2017[), è stata una politica francese.

La France a rendu un ultime hommage, dimanche 1er juillet, à Simone Veil, devant le Panthéon, à Paris. Ancienne déportée, devenue femme politique combattant pour les droits des femmes, elle reposera désormais dans cette nécropole, avec son mari, au milieu des grandes figures de l’histoire de France.

Dans un discours, le président de la République, Emmanuel Macron, a salué la mémoire de celle qui reste aujourd’hui « une boussole » pour la France en des « temps troublés ». Massés sur les trottoirs, de nombreux anonymes ont ensuite pu voir les deux cercueils, recouverts du drapeau tricolore, entrer par le portail monumental pour être déposés dans la nef du Panthéon.

 

LE MONDE, 1 LUGLIO 2018

https://www.lemonde.fr/societe/video/2018/07/01/simone-veil-au-pantheon-le-resume-de-la-ceremonie-en-images_5324031_3224.html

 

 

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Il padre, André Jacob, era architetto, la madre Yvonne Steinmetz era figlia di un pellicciaio che dopo il matrimonio ha lasciato gli studi in chimica su richiesta del marito. Dopo la nascita di due figlie, Madeleine e Denise, la famiglia lascia Parigi per stabilirsi a Nizza, dove nascono Jean, l’unico figlio maschio e Simone.

A causa della crisi del 1929 il padre fatica a trovare lavoro per mantenere la famiglia.

Di religione ebraica, durante l’Occupazione nazista subì dure persecuzioni. Nonostante questo riuscì a conseguire la maturità nel marzo 1944 ma subito dopo fu deportata insieme alla famiglia nel Campo di concentramento di Auschwitz Con la sorella, fu l’ultima sopravvissuta, con il numero 78651 tatuato sul braccio, ad Auschwitz, da cui fu liberata il 27 gennaio 1945, attuale Giorno della Memoria in tutti gli Stati dell’Unione europea.

Laureata in giurisprudenzamagistrata, sposò nel 1946 Antoine Veil dal quale ebbe tre figli. Fu tra i soci fondatori e Presidente onoraria della Fondation pour la Mémoire de la Shoah, organizzazione non-profit che si occupa della promozione della memoria e degli studi sulla tragedia della Shoah.

Abbandonata nel 1974 la carriera di magistrata, dopo l’elezione di Valéry Giscard d’Estaing a Presidente della Repubblica francese, fu nominata ministra della sanitànel governo di Jacques Chirac, confermata nell’incarico in quello successivo di Raymond Barre. Ebbe anche l’incarico della Famiglia e della Sicurezza Sociale. La nomina di Simone Veil rappresentò una novità, anche perché fu una delle prime donne ministro. In quel periodo riuscì a ottenere l’approvazione della legge sull’aborto, sia pure subendo nel corso di un lungo ed estenuante dibattito all’Assemblée Nationale violenti attacchi da parte dei deputati più oltranzisti (un parlamentare del centrodestra arrivò a deporre un feto sotto formalina sul banco dei ministri).

Nel luglio 1979, lasciò il governo Barre per guidare la lista dell’Unione per la Democrazia Francese alle prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento europeo. Fu la capofila dello schieramento europeista, liberale e centrista, sostenuto apertamente da Giscard d’Estaing. Alla prima riunione del Parlamento europeo a Strasburgo nel luglio del 1979 fu eletta Presidente dell’assemblea. Restò in carica fino al gennaio 1982. Fu rieletta al Parlamento europeo nel 1984.

 

continua qui::: https://it.wikipedia.org/wiki/Simone_Veil

 

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SIMONE VEIL ENTRA NEL PANTHEON DELLA REPUBBLICA FRANCESE

 

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  1. Donatella scrive:

    A proposito di razzismo, che sembra essere ritornato prepotentemente, senza vergogna, in Europa, segnalo una intervista a Liliana Segre, recentemente nominata dal Presidente Mattarella senatrice a vita, sopravvissuta anche lei ad Auschwitz:
    “… avevo otto anni. Fu in quell’occasione che scoprii di essere ebrea… Mi sono trovata ad essere ebrea con le leggi razziali, quando non sono più potuta andare in terza elementare. Oggi bisognerebbe avere la pazienza di leggere tutti gli articoli di quelle leggi, che ai cittadini italiani di religione ebraica proibivano non solo di andare a scuola, o di far parte dell’esercito o dell’amministrazione pubblica, ma anche tante altre cose: tenere cavalli, o tracce di lana ( per gli stracciai di Roma)… Per farti sentire diverso, inferiore… Siamo stati dei richiedenti asilo respinti dalla Svizzera al confine… infine deportati ad Auschwitz…Da lì ( dalla Stazione Centrale di Milano) siamo partiti, mentre intorno la città era silente, indifferente… al ritorno la delusione è stata grande…e nessuno aveva voglia di ascoltarci… Oggi c’è una cosa diversa dall’indifferenza di allora. Sono passati 80 anni dalle leggi razziste e il razzismo è minimizzato, è tollerato…Subito dopo la guerra era “osceno” mostrarsi razzisti e antisemiti; adesso, dopo tanti anni, vale tutto. Prevale lo hate speech, il discorso dell’odio: dappertutto, dalla riunione condominiale alla politica. All’indifferenza oggi si somma il discorso dell’odio. E questo mi fa paura”. da “Il Fatto” di lunedì 2 luglio 2018 pag. 7, intervista a Liliana Segre di Gianni Barbacetto.

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