TRAILER E FINALE DEL DOCUMENTARIO DI ANDREA SEGRE:: IL SANGUE VERDE—ALESSANDRO ROBECCHI, IL FATTO DEL 06-06-2018 ::: LA PIANA DEGLI SCHIAVI: PARLIAMO DI DIRITTI O USIAMO IL MANGANELLO?

 

TRAILER DE  ” IL SANGUE VERDE ” DI ANDREA SEGRE

 

Gennaio 2010, Rosarno, Calabria. Le manfiestazioni di rabbia degli immigrati mettono a nudo le condizioni di degrado e ingiustizia in cui vivono quotidianamente migliaia di braccianti africani, sfruttati da un’economia fortemente influenzata dal potere mafioso della ‘Ndrangheta. Per un momento l’Italia si accorge di loro, ne ha paura, reagisce con violenza, e in poche ore Rosarno viene “sgomberata” e il problema “risolto”. Ma i volti e le storie dei protagonisti degli scontri di Rosarno dicono che non è così.

 

Il  sangue verde, PARTE FINALE

I volti dei giovani immigrati africani protagonisti di quella che ormai viene ricordata come la “rivolta di Rosarno” sono arrivati fino al 67° Festival del Cinema di Venezia e Andrea Segre che ha realizzato su di loro il documentario “Il sangue Verde” ha ricevuto il premio “Cinema Doc” alle Giornate degli Autori.

Rosarno e la rivolta dei neri sfruttati. Pochi euro per raccogliere arance, dormire per terra e se si azzardavano a dire qualcosa scattava la violenza. Con la consulenza della ‘ndrangheta.

La storia di Abraham, John, Amadou, Zongo, Jamadu, Abraham e Kalifa, sette migranti africani. Girato tra Rosarno, Caserta e Roma, il film propone un resoconto di quei giorni e di quelli che seguirono raccogliendo le voci di chi, pur protagonista, viene spesso lasciato nel silenzio, restituendo loro così la dignità del racconto in prima persona. Tutti parlano, senza rancore, di cosa è successo dal loro punto di vista e descrivono com’era, e com’è ora, la loro vita in Italia. Andrea Segre ci racconta come sono cambiati i loro destini. Dopo centinaia di ore di talk-show di uomini bianchi, finalmente la parola agli uomini neri.

Andrea Segre, oltre ad essere regista di documentari (tra i più noti Marghera canale Nord e il pluripremiato Come un uomo sulla terra, trasmesso nella scorsa stagione di Doc3 ), è dottore in scienze delle comunicazioni e autore di una tesi di dottorato sul racconto video della sofferenza a distanza.

 

 

Risultati immagini per Soumaila Sacko IMMAGINE?

SOUMALIA SACKO

 

Omicidio Soumaila Sacko, c’è un indagato

È un italiano di 43 anni, originario di San Calogero. Ed è nipote di uno dei soci della vecchia fornace abbandonata da cui il sindacalista e altri due migranti stavano portando via delle lamiere. (http://www.lettera43.it)

 

 

IL FATTO QUOTIDIANO DEL 06-06-2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/la-piana-degli-schiavi-parliamo-di-diritto-o-usiamo-il-manganello/

 

La piana degli schiavi: parliamo di diritto o usiamo il manganello?

 

La morte per fucilata alla testa di Soumaila Sacko, lavoratore maliano immerso nella cajenna dei ghetti per schiavi della Piana di Gioia Tauro, rischia di scomparire dalle cronache in fretta. Ricordo un bellissimo film di Andrea Segre, Il sangue verde, trasmesso anche dalla Rai (i benemeriti di Doc3) che raccontava di Rosarno, la Piana, le arance, la rabbia, la schiavitù, le condizioni disumane, l’ostilità della popolazione attorno. È un film del 2010, otto anni fa, che si riferisce a fatti orribili di quei tempi: schiavi neri sparati da padroni bianchi, il nostro Alabama, qui e ora.

Si direbbe, a leggere le cronache del “caso Soumaila”, che in questi otto anni niente sia cambiato: la ’ndrangheta spadroneggia, le condizioni degli schiavi sono terribili, lo sfruttamento è inimmaginabile.

Per ora, purtroppo, la morte di Soumaila Sacko entra nel tritacarne delle schermaglie da social. Si nota che il ministro del Lavoro non ha detto una parola (male), che lo sceriffo Salvini quasi nemmeno (ah, sì, ha detto che “l’immigrazione incontrollata…” eccetera, eccetera, la solita solfa). Dall’altro lato si ribatte con i “Ah, ve ne accorgete adesso!”, e “Voi cos’avete fatto?”. Insomma, stallo.

Eppure che si parli di Rosarno, di schiavi, di arance raccolte a 50 centesimi la cassa fa rimbombare la questione che tutti si pongono in queste settimane: che razza di governo abbiamo? La risposta è nota: aspettiamo i fatti! Ecco, i fatti di Rosarno potrebbero dare un’indicazione sui famosi fatti che aspettiamo tutti, con – che combinazione! – i due leader politici del governo che coincidono con i due ministeri interessati: Lavoro e Interno.

Ripristinare la legalità, oggi, significherebbe (oltre a catturare e processare l’assassino di Soumaila Sacko, ovvio), andare a verificare le cause di un così evidente sfruttamento. Mandare un centinaio di ispettori del lavoro, esperti dell’Inps, avvocati, meglio ancora se con la cravatta nera e la faccia di Gene Hackman in Mississippi Burning. Rivoltare insomma come un guanto un sistema economico che prevede la schiavitù. Il che significa alla fine liberare gli schiavi, cioè dargli una paga base accettabile, un posto dignitoso dove vivere, metterli in regola. Un ministro del Lavoro che dica “Oh, cazzo, qui c’è la schiavitù, ma siamo matti?” non sarebbe malissimo, sempre se non si limitasse a dirlo.

Anche dal lato del muscoloso ministro dell’Interno teorico della ruspa, ci sarebbe un bel lavoro da fare. La ’ndrangheta che sfrutta gli schiavi è anche quella che truffa l’Inps. Il meccanismo è: manodopera immigrata a basso costo, minima redistribuzione clientelare del reddito alla popolazione residente, affari d’oro. Il ministro dell’Interno ha una buonissima occasione per dire “È finita la pacchia” agli agrari della Piana, a un sistema economico-politico che rende possibile profitti illegali e controllo del territorio. La narrazione degli “immigrati negli alberghi a 5 stelle” che fanno “la bella vita” su cui Salvini ha costruito le sue fortune, ne uscirebbe ammaccata assai se si smascherasse il sistema di potere (italiano) che crea le baraccopoli degli schiavi (immigrati). Non so perché, ma temo che invece si farà un po’ di “pulizia” (traduco: ulteriore repressione dei poveracci) e tutto andrà avanti come prima.

Aspettiamo i fatti, dunque, vediamo se nella terribile piaga di Rosarno la coperta verrà tirata più verso il welfare e il ripristino dei diritti umani e civili, o più verso il manganello, nel peggiorare ulteriormente la vita delle vittime. O se addirittura la coperta non sarà tirata per niente. In questo caso sarà un governo di piena continuità: proclami, riforme e fette di salame sugli occhi, salvo poi cascare dal pero quando se ne occupa la cronaca nera.

 

 

Risultati immagini per ALESSANDRO ROBECCHI CHI è?

ALESSANDRO ROBECCHI (Milano, 1960)

 

il suo sito ufficiale

http://www.alessandrorobecchi.it/

 

Risultati immagini per Follia maggiore

 

L’esordio nella narrativa risale al 2014, con il noir Questa non è una canzone d’amore (Sellerio, 2014), giunto alla sesta edizione e di imminente pubblicazione in Spagna (Ediciones Salamandra). Nel 2015 è uscito Dove sei stanotte, sempre edito da Sellerio, con lo stesso protagonista della serie, Carlo Monterossi. Ad inizio 2016 ha pubblicato il suo nuovo romanzo, Di rabbia e di vento, edito da Sellerio, ancora con il suo personaggio Carlo Monterossi come protagonista. Nel 2017, sempre per Sellerio e con il personaggio di Carlo Monterossi, ha pubblicato il quarto romanzo della serie, Torto Marcio. L’11 gennaio 2018 è stato pubblicato da Sellerio il suo nuovo romanzo, Follia maggiore, che vede come protagonisti Carlo Monterossi, Oscar Falcone ed i sovrintendenti di polizia Ghezzi e Carella. (wiki)

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *