LEONETTA BENTIVOGLIO, REPUBBLICA 28-05-2018, WUPPERTAL, DIMITRIS PAPAIOANNOU, NUOVO COREOGRAFO DEL TANZTHEATER, ” VISIONI E MEMORIE NEL SEGNO DI PINA BAUSCH “—ALCUNE IMMAGINI DAI BALLETTI DI PINA BAUSCH…SITO DI DIMITRRIS PAPAIOANNOU

 

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Wuppertalnel  si trova nel Land della Renania settentrionale-Vestfalia

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la città di  Wuppertal

 

QUALCHE FOTO DEGLI STRAORDINARI BALLETTI DI PINA BAUSCH:::

 

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Photograph by Laszlo Szito

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LEONETTA BENTIVOGLIO

REPUBBLICA, 28-05-2018

 

Visioni e memorie nel segno di Bausch

“Siet sie ” (“Da quando lei”) di Dimitris Papaioannou è il primo spettacolo di un artista esterno ospitato dal Tanztheater Wuppertal fondato dalla grande artista scomparsa nel 2009. Un esplicito ringraziamento al genio della coreografa

WUPPERTAL

 

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 Dīmītrīs Papaïōannou — nasce ad Atene nel 1964,è un coreografo greco– questo il suo sito ufficiale: https://www.dimitrispapaioannou.com/en/

un’immagine tratta dal suo sito::: performer di due maschi

 

 

 

Pochi spettacoli odierni hanno la forza di quelli firmati da Dimitris Papaioannou, coreografo greco plasmatosi nell’ambito delle arti visive e portato alla fama internazionale nel 2004 dall’allestimento delle cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici di Atene. In un mondo performativo che si dimostra statico, oltre che troppo attratto dall’elettronica e dalla tecnica a scapito dell’elemento umano, Dimitris si afferma per originalità e spessore grazie ai suoi affreschi visionari, al suo estro poetico e alla capacità d’infrangere i confini tra danza, pittura e scultura. Fantastico è il suo uso dei corpi come campi di battaglia evocativi della Storia e della contemporaneità, in un incessante mescolarsi dei performer a materiali grezzi. Ora Papaioannou sbarca in Germania dedicando una nuova opera al Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, madre riconosciuta del genere del teatrodanza morta nel 2009. Chiunque segua il teatro sa quanto Bausch abbia influito sulla sensibilità estetica di fine Novecento, e come il suo segno abbia determinato la peculiare identità di un ensemble straordinario di ballerini-attori che, lungo diverse generazioni, ha eseguito esclusivamente il suo repertorio, pure dopo la scomparsa della capofila, essendo le leggendarie pièce “passate” dai vecchi ai giovani in una sorta d’inesausta staffetta. E siccome l’avventura partì a Wuppertal negli anni Settanta, nessuno, eccetto Pina, ha montato creazioni per il Tanztheater Wuppertal da circa mezzo secolo.

In questi ultimi anni sono state molte le previsioni di un crollo del gruppo, in quanto amputato dalla presenza fertile della fondatrice.

Invece la troupe, che dal 2017 conta sull’energica direzione della drammaturga rumena Adolphe Binder, insiste nell’esibirsi in giro per il pianeta con gli epici e fantasmagorici capolavori “bauschiani” senza accenni di declino. Adesso però, Binder vuol indagare strade più stimolanti per la compagnia, che evadano dall’esclusiva fisionomia “museale”. Quindi ha invitato Papaioannou, il cui pezzo, intitolato Seit Sie, traducibile alla lettera come “Da quando lei” (da quando Pina se n’è andata?), ha debuttato a Wuppertal pochi giorni fa (figurano tra i coproduttori il Théâtre de la Ville Parigi e l’Holland Festival di Amsterdam, dove lo si vedrà quest’anno). E in giugno andrà in scena a Wuppertal un’altra prima assoluta destinata al Tanztheater, affidata al norvegese Alan Lucien Oyen. Mantenendo la didascalia di “Stück”, pezzo, tipica di ogni frammento dell’universo-Bausch, Papaioannou vince la sfida modellando un tributo alla grande assente che non ha nulla d’imitativo o assoggettato: Seit Sie riesce infatti a sintonizzarsi col Dna del Tanztheater pur restando innestato nella cifra dell’autore greco. È un miracolo sottile.

Oscure presenze irrompono percorrendo, con difficoltà vertiginose, estenuanti passerelle disseminate sopra file di sedie da solcare e scavalcare. Edifica l’ambiente che le contiene un ammasso di pietre nere, sovrapposte in orizzontale, che richiama monti e declivi. Sulla sua superficie s’avvicendano immagini di esodi danteschi e di persone pronte a precipitare nel vuoto. Il gusto pittorico di Papaioannou prende un tono allucinato nelle manipolazioni dei corpi, nelle magistrali composizioni dei nudi, nel prodigio di fate botticelliane o preraffaellite che sbocciano da cumuli di foglie, nei centauri partoriti da mari di capelli, nel passaggio di una nave che tende ad arenarsi ed è colma d’individui in cerca di salvezza, come lo specchio di un incubo raccolto dalla nostra cronaca. In quest’impressionante Da quando lei si parla di vita, di morte, di schiavitù, di conflitti epocali, di unione fra i sessi, di riti procreativi che possono esibire il seme e il fallo in formalizzazioni sublimi.

Auree donne-lucertola, membra impacchettate, uomini-capra con campanacci appesi ai testicoli, ruvide guerre a colpi di sedie, rivisitazioni di miti greci, piccole danze che spezzano la consuetudine del lutto impregnante lo spettacolo. Il collage musicale — Wagner, Prokofiev, Bach, Tom Waits, Verdi ed altro — accompagna con passo onirico il tempo trasversale di Papaioannou, equivalente a un’emersione della memoria profonda nello spazio dell’oggi.

Qui è riverberato da un esplicito ringraziamento all’arte di Pina Bausch.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leonetta Bentivoglio,

 

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1 risposta a LEONETTA BENTIVOGLIO, REPUBBLICA 28-05-2018, WUPPERTAL, DIMITRIS PAPAIOANNOU, NUOVO COREOGRAFO DEL TANZTHEATER, ” VISIONI E MEMORIE NEL SEGNO DI PINA BAUSCH “—ALCUNE IMMAGINI DAI BALLETTI DI PINA BAUSCH…SITO DI DIMITRRIS PAPAIOANNOU

  1. Donatella scrive:

    A proposito di fantasia, ho visto recentemente un film che ne è ricco : si tratta di ” Parigi a piedi nudi”, produzione belga, interpreti Dominique Abel, Fiona Gordon, Emmanuelle Riva, Pierre Richerd, Freederic Mert. Sceneggiatura e regia : Dominique Abel e Fiona Gordon. 2016.
    Si tratta del racconto spassoso e bizzarro di un breve soggiorno a Parigi, che forse si allungherà.
    Fiona è la bizzarra bibliotecaria di un piccolissimo paese sperduto tra i ghiacci del Canadà. La sua vita monotona viene sconvolta all’improvviso da una lettera preoccupante inviatale dalla zia Martha novantenne che vive a Parigi. Fiona si precipita sul primo aereo che trova e vola nella capitale francese, ma qui scopre che la zia è sparita. Comincia una peregrinazione per seguire le tracce della vivace vecchietta. La ricerca per le vie di Parigi, che potrebbe essere angosciante per una persona che come Fiona conosce poco il francese ed è impedita da uno zaino mastodontico, è un susseguirsi di gag, da cadute nella Senna, zaino compreso, a salite faticose sulla Tour Eiffel. Nei suoi giri per Parigi Fiona incontra un galante clochard, vanitoso e affascinante: a poco a poco, tra malintesi e abbandoni, i due si innamorano e forse il soggiorno parigino di Fiona durerà un po’ più a lungo del previsto. Il film fa pensare a Tati, a Charlot, al cinema muto. I personaggi si muovono come in un balletto e il corpo esprime quello che non viene detto. C’è sempre umorismo e ironia, con alcune scene di una comicità fisica irresistibile.

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