ENZO CICCONTE, LA GRANDE MATTANZA. STORIA DELLA GUERRA AL BRIGANTAGGIO, LATERZA 2018:::: PUBBLICHIAMO DUE RECENSIONI DI QUESTO LAVORO: UNA DI ATTILIO BOLZONI SU REPUBBLICA E L’ALTRA DI ANTONIO PADELLARO SU IL FATTO QUOTIDIANO DI OGGI

 

Editore: Laterza
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 03/05/2018
Pagine: 277 p., euro, 20, online  17

 Enzo Ciconte.jpg

ENZO CICONTEPress – Enzo Ciconte–nasce a Soriano Calabro nel 1947. E’ considerato uno dei massimi esperti delle dinamiche delle grandi associazioni mafiose. Un numero enorme di libri pubblicati: li trovate in wikipedia sotto il suo nome-

 

 

 

REPUBBLICA, 28-05-2018–PAG 27

La guerra sporca contro i miserabili

ATTILIO BOLZONI

La lotta al brigantaggio nel nuovo saggio di Ciconte

 

Chi erano? Solo ladri di passo, tagliagole e disperati o anche uomini perseguitati per le loro idee e per le loro azioni contro il potere? Chiamati tutti “banditi” – perché finiti in un “bando” dove erano in elenco con tutti i reati da loro commessi – in realtà in quelle liste figuravano personaggi molto diversi. Negli Archivi di Stato c’è un’imponente documentazione che certifica i loro crimini, romanzi e ballate al contrario ne raccontano le gesta, i testi scolastici quasi li ignorano.

Ma chi erano davvero quelli che venivano definiti briganti? E, soprattutto, chi erano quegli altri che ai briganti hanno dato la caccia prima e dopo l’Unità d’Italia? Banditi, briganti, sono parole piaciute sempre a tutti: ai Borboni, ai francesi e poi anche agli italiani. E alle parole sono sempre seguiti i fatti. Un nuovo libro dello storico Enzo Ciconte ( La grande mattanza, Laterza), racconta come la lotta del Regno Sabaudo contro il brigantaggio sia solo l’ultimo sanguinoso capitolo di una vicenda secolare di repressioni. Era tutto cominciato molto tempo prima dell’arrivo dei “piemontesi” tanto detestati dalle popolazioni meridionali. Ma c’è un altro aspetto, scrive Ciconte, che non va trascurato: «In tutte le epoche, la borghesia locale ha dato man forte all’esercito – francese, borbonico o italiano. Anche la borghesia meridionale può vantare quest’opera di fiancheggiamento nei confronti dei militari. E senza questo sostegno attivo della borghesia locale, nessuno di questi eserciti avrebbe riportato successi significativi». Torture, fucilazioni, impiccagioni, stragi, cadaveri esposti come trofei. Stato di assedio ma anche ricompense ai briganti che uccidevano altri briganti. La guerra che il potere ha portato avanti – è questa la tesi di Enzo Ciconte – «riguarda quasi sempre le classi subalterne, infime come vengono definite in alcuni documenti, in particolare i contadini affamati e senza terra, i poveri, i nullatenenti pugliesi chiamati terrazzani, i caffoni meridionali». Tutte “persone pericolose” e schedate come tali in una circolare del ministero dell’Interno del 26 maggio 1866.

Una guerra contro la miseria.

Nel libro vengono ricordati tantissimi atti di violenza compiuti da uomini in divisa.

Azioni di singoli ufficiali o una “cultura” condivisa da vertici militari e da autorità? Generali convinti dell’«impotenza dei mezzi legali», procuratori generali del re che parlano di «salutare terrore», repressione, una vera e propria dittatura militare in tutte le regioni del Sud della nuova Italia. Ben altro sarà però l’atteggiamento che avrà lo Stato con quelle organizzazioni criminali – mafia e camorra e ‘ndrangheta – che fra Sicilia e Calabria e Campania stavano prendendo forma. Tolleranza e poi convivenza.

 

il fatto quotidiano del 03 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/la-storia-non-il-contratto-per-colmare-il-gap-nord-sud/

 

La storia, non il Contratto per “colmare il gap” Nord-Sud

 

È una guerra contro la povertà e la miseria, quasi che essere poveri e senza lavoro sia una colpa grave da espiare o un reato da sanzionare. Guai a essere poveri. Non c’è scampo per nessuno.

Enzo Ciconte, “La grande mattanza. Storia della guerra al brigantaggio”, Laterza

 

Consiglio non richiesto al ministro per il Sud (e donna del Sud) Barbara Lezzi: trovi il tempo di leggere il libro di Enzo Ciconte, autorevole storico delle mafie e non solo. Lo legga perché ha il ritmo di un romanzo (anche se dell’orrore). Lo legga perché il racconto su certe radici del passato può aiutarci a capire certi frutti del presente. Poi c’è un terzo motivo, ma lo dirò alla fine. La mattanza scatenata dalle truppe piemontesi nel Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia ha qualcosa di mostruoso. Vicende che hanno riempito intere biblioteche e alle quali, nei testi scolastici (almeno quelli su cui ho studiato) veniva in qualche modo data una giustificazione. Con la scusa della lotta alla criminalità l’esercito “italiano” scatenò il terrore nei confronti di tutti coloro che non si piegavano al nuovo stato di cose: insorgenti, nostalgici borbonici oltreché contadini in armi, definiti tutti briganti. “La repressione è tanto più dura e spietata – scrive Ciconte – perché c’è la convinzione che il Mezzogiorno d’Italia sia un territorio abitato da sanguinari e selvaggi nei confronti dei quali la violenza è più che giustificata”. E ancora: “Fucilazioni sommarie, torture, impiccagioni, stragi, oltraggio ai cadaveri esposti come trofei e fotografati per mostrare la potenza dell’esercito e la miseria umana”. Il tutto spesso al di fuori di ogni legalità. Si dirà: è storia di due secoli fa che non ha rapporto alcuno con gli odierni problemi del Sud. Ne siamo così convinti? Ci dice qualcosa che represso il brigantaggio, negli anni successivi “fanno la loro apparizione gruppi di uomini che si organizzano e decidono di agire contro le leggi usando la violenza, si fanno proprie leggi, formano associazioni, strutture stabili, inventano linguaggi, modi di pensare, elaborano una visione della vita e dei rapporti con gli altri, persone o istituzioni”? Non è per caso quel fenomeno “del tutto nuovo che nel tempo prenderà il nome di mafia, camorra, ’ndrangheta”? Cosa ci suggerisce quella lunga scia di sangue che arriva fino ai giorni nostri, frutto dell’accanimento contro “i soggetti più deboli, i disperati, la povera gente, gli schiacciati dalla vita, gli emarginati, i reietti”? Ci dice, gentile ministro, che l’eterna questione meridionale, oltre a nutrire una copiosa convegnistica, ha prodotto cospicui finanziamenti a pioggia che hanno dato lavoro soprattutto alle clientele della politica più famelica. Ma anche che “il Sud” non può essere liquidato in otto righe del famoso Contratto di governo. Con la motivazione che “contrariamente al passato si è deciso di non individuare specifiche misure con il marchio ‘Mezzogiorno’, nella consapevolezza che tutte le scelte politiche previste – sostegno al reddito, pensioni, investimenti, ambiente, tutela dei livelli occupazionali –, sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l’obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud”. Ora, a parte un uso dell’italiano piuttosto discutibile, c’è da chiedersi allora se un ministro per il Sud fosse proprio necessario. O se non bastassero le competenze, mettiamo dello Sviluppo economico, a “colmare il gap”. Non sarà vero invece il contrario? Che un ministro del Sud è indispensabile e con tutti i poteri necessari anche per misure di pronto intervento? Perché quella metà del Paese di cui parliamo vive (e sopravvive) in una condizione tale di sofferenza, e spesso di disperazione (al Sud un giovane su due non studia e non lavora) da far temere perfino fenomeni di esplosione sociale. Gli ultimi di oggi come gli ultimi di allora. Nel Contratto non c’è scritto, ma nei libri di storia sì.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

1 risposta a ENZO CICCONTE, LA GRANDE MATTANZA. STORIA DELLA GUERRA AL BRIGANTAGGIO, LATERZA 2018:::: PUBBLICHIAMO DUE RECENSIONI DI QUESTO LAVORO: UNA DI ATTILIO BOLZONI SU REPUBBLICA E L’ALTRA DI ANTONIO PADELLARO SU IL FATTO QUOTIDIANO DI OGGI

  1. Donatella scrive:

    Nella storia che studiavamo a scuola si leggeva che, dopo l’Unità d’Italia, l’esercito italiano ( in realtà ancora di fatto piemontese) fu impegnato duramente al Sud per eliminare il brigantaggio. Stop. Nella Storia d’Italia, edita da Einaudi ho trovato per la prima volta la vicenda vera, scritta da storici, di quella mattanza, da cui il Sud d’Italia fu destinato a non risollevarsi mai più. Conoscere la verità e fare chiarezza aiuta sempre.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *