WWW. LIMESONLINE, 11-04-2018
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Usa e Francia non possono recuperare il terreno perduto in Siria
Carta di Laura Canali, gennaio 2018.
Le notizie di oggi dal e sul Medio Oriente.
Eventuali attacchi occidentali su obiettivi governativi non cambieranno gli equilibri del conflitto in corso. Russia e Iran restano ben saldi al comando.
Damasco. In Siria, a Stati Uniti e Francia non riuscirà alcuna remuntada contro Russia e Iran. Nel migliore dei casi, da un punto di vista statunitense e francese, gli eventuali attacchi contro obiettivi governativi siriani, iraniani e russi sortiranno forse l’effetto di spingere Mosca e Teheran a concedere, loro malgrado, quote minime nella spartizione del paese dilaniato dal conflitto.
Nel caso peggiore, ma anche più probabile, possibili raid aerei francesi e americani (forse anche britannici) nella Siria occidentale serviranno soltanto a mostrarsi “forti” e “risoluti” agli occhi di un’opinione pubblica “scioccata dalle immagini” del presunto attacco chimico.
La Russia e l’Iran sono i padroni della Siria occidentale e costiera. La Turchia e la Giordania – tramite il tavolo di Astana – partecipano al banchetto ma non hanno le credenziali per guidare il processo di spartizione. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno una presenza nell’Est e non hanno nessun reale appetito di affacciarsi a ovest dell’Eufrate. La Francia non c’è, se non politicamente.
Ecco perché la nuova “crisi chimica” sembra indicare la volontà di Washington e Parigi di esercitare pressioni su Russia e Iran usando la Siria come pretesto allo scopo di ottenere vantaggi su altri teatri, geograficamente anche lontani da Damasco e dalla martoriata Duma.
Di certo, gli equilibri del conflitto siriano rimarranno pressoché invariati, con Mosca e Teheran ben saldi al comando della guerra e della pace.
Intanto la Siria governativa, russa e iraniana si è già preparata, come da copione, a eventuali attacchi occidentali: le basi militari della Siria occidentale e possibili obiettivi sono in massima allerta e il sistema missilistico è attivo, soprattutto quello attorno al palazzo presidenziale. Gran parte dei caccia Mig e Sukhoi sono stati trasferiti nella base russa di Hmeimim, considerata meno esposta a raid statunitensi e francesi.
Anche perché i possibili obiettivi di attacchi occidentali si concentrano attorno a Homs e a Damasco, dove l’Iran da tempo ha dimostrato di voler espandere e radicare la propria presenza, vicino a Israele e al Libano di Hezbollah. Le basi di Shayrat (colpita un anno fa dai Tomahawk americani) e di Tayfur (anche nota come Tiyas o T4, colpita a febbraio e domenica notte scorsa in raid attribuiti a Israele) sono nel mirino.
Assieme alle basi vicino la capitale, quella di Kiswa – tra la capitale e il Golan in mano a Israele – è indicata come un’altra postazione iraniana. Così come una sezione dell’aeroporto internazionale di Damasco. Altri luoghi chiave sono la base di Dumayr a nord della città e quella di Mezze, nei pressi del centro moderno.
Se e quando Usa e Francia colpiranno, almeno metà dell’opinione pubblica mondiale si schiererà con il governo siriano, la Russia e l’Iran perché “vittime dell’aggressione imperialista” statunitense e dei loro alleati. Soci di “dittatori” come il futuro re saudita Muhamed bin Salman (attualmente a Parigi per incontrare il presidente francese Macron, dopo esser stato dal collega Trump) e “in combutta con i sionisti”.
I civili siriani continueranno a subire le violenze. In particolare quelli in aree ancora fuori dal controllo governativo ed esposti quotidianamente a bombardamenti con armi convenzionali. La guerra proseguirà, la spartizione della Siria continuerà. E si rafforzerà la pax russo-iraniana.
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