DONATELLA D’IMPORZANO CONDIVIDE CON NOI UN ARTICOLO DEL FATTO, 30 MARZO 2018, CHE COMMENTA LA PRIMA TRADUZIONE IN ITALIANO DEL ” COMMENTARIO FILOSOFICO SULLA TOLLERANZA ” (1686) DI PIERRE BAYLE, UN’OPERA FONDAMENTALE SUL PRINCIPIO DI TOLLERANZA

 

Della serie” Non c’entra nientissimo”,

 

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PIERRE BAYLE

 

 

voglio segnalare un articolo de “Il Fatto” del 30 marzo 2018, pag.22, di Angelo Molica Franco, che commenta l’edizione recente nei Millenni di Einaudi del ” Commentario filosofico sulla tolleranza” di Pierre Bayle, a cura di Stefano Brogi. Si tratta di un’opera cardine (per la prima volta tradotta in italiano) insieme al ” Trattato teologico politico” di Spinoza o alla “Lettera sulla tolleranza” di Locke.
Dall’articolo di Molica Franco:”… Scritto in risposta all’abrogazione di Luigi XIV dell’ editto di Nantes (che nel 1598 aveva posto fine alle guerre di religione e consentito ai protestanti la libertà di culto), il “Commentario” è un esempio di lotta culturale. Bayle crede fermamente nel rispetto della coscienza del singolo come principio morale necessario della società, affinché possa definirsi una società “moderna”, cioè ” tollerante”, ovvero “plurima”, in cui possa brulicare l’infinita forma della vita…Bayle fonde la tolleranza con l’esercizio della cittadinanza, e la definisce come l’elemento primo di ogni popolo che deve” tenere in equilibrio con la sua equità” tutte le diversità che si presentano; prosegue Bayle che ” la tolleranza appare, fra tutte le cose del mondo, la più adatta a riportarci all’età dell’oro, a creare un concerto e un’armonia di più voci e strumenti di diversi toni e note”. Quasi acceca lo splendore di queste parole datate 1686… se confrontate con l’oscurantismo dei tempi d’oggi in cui- accecati da quella che Roberto Calasso definisce “l’arma invincibile”, cioè la tecnologia- ci siamo ridotti a odiare il diverso, l’altro da noi. Gli anni duemila stanno passando alla Storia come gli anni delle varie declinazioni dell’odio: il femminicidio ( verso le donne), la chiusura delle frontiere ( verso i migranti), l’omofobia (verso gli omosessuali), e ancora l’odio religioso ( verso i non-credenti o chi professa altre religioni). Possiamo forse collegare la misinterpretazione della tolleranza e il cedimento della coscienza civica con l’abbrutimento culturale degli ultimi decenni? Con gli sconfortanti dati della lettura o dell’accesso alle arti? Semplicistico rispondere “sì”. Tuttavia resta il dubbio che una mancata consapevolezza culturale impedisca il flusso del pluralismo, come pure gridava Hugo nel discorso di apertura al Congresso Internazionale per la pace di Parigi del 1847:” Il livello di odio si abbassa tanto più si eleva quello della conoscenza”.
Mi sono venute in mente le lezioni del grande Berengo, che parlavano, a proposito delle guerre di religione nell’Europa del ‘500/’600, del concetto di tolleranza, che non c’era in nessuna delle fedi in conflitto. I roghi si accendevano sia nelle nazioni cattoliche che in quelle protestanti contro i dissidenti dalla religione ufficiale. E’ lì che ho appreso il grande valore di questa parola, così semplice e fondamentale. E ho provato anche molta nostalgia di quelle lezioni e di quei tempi.

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