DONATELLA D’IMPORZANO HA VISTO PER NOI::: ” TONYA ” DI CRAIG GILLESPIE, USA 2018— ED CE LO RACCONTA NELLA SUA RUBRICA INTERNAZIONALE ” NON C’ENTRA NIENTE “

 

 

Dalla nostra rubrica internazionale ” Non c’entra niente”:

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“Tonya”, di Craig Gillespie, USA 2018. Il film si basa sulla vita della pattinatrice Tonya Harding, interpretata magistralmente dall’attrice Margot Robbie. La pattinatrice fu la protagonista di uno dei più grandi scandali sportivi degli Stati Uniti. Nel 1991 si distinse durante i campionati nazionali statunitensi per essere riuscita ad eseguire, durante l’esibizione, il triplo axel, cosa che non era mai riuscita a nessuna atleta americana. Solo un anno dopo si piazza solo quarta ai giochi olimpici di Albertville. Viene accusata di essere la responsabile dell’aggressione alla sua diretta rivale sportiva, Nancy Kerrigan, colpita alle gambe da uno sconosciuto e obbligata a ritirarsi dai campionati nazionali.
Il regista del film ha voluto scavare nella vita della ” cattiva” Tonya, la cui storia è molto più complicata e tragica di quanto non sembri.

 Tonya , alcune scene del film

Genitori separati, la madre sembra più che altro un sergente nazista, che obbliga la figlia di tre anni, avendone intuito il talento, ad allenamenti sfibranti, che non può lasciare nemmeno per fare la pipì. Le rinfaccia in continuazione di mantenerla, la toglie perfino dalla scuola perché pensi solo al pattinaggio.

 Tonya , alcune scene del film

Tonya cresce tra botte e mancanza di affetto da parte della madre-mostro, che probabilmente non ha mai voluto quella figlia e la vede solo come uno strumento di innalzamento sociale. Da adolescente, Tonya si imbatte in un giovane senza arte né parte, lo sposa e subirà botte anche da lui. La violenza è il pane quotidiano di Tonya, che viene malmenata da chi dovrebbe proteggerla. Naturalmente anche lei non è un fiorellino: l’ infanzia e l’adolescenza se ne sono andate via, lei risponde alle botte con altrettanta violenza. La sua energia selvaggia si intravvede nel suo stile: non è la fatina che fa arabeschi sul ghiaccio, riesce ad aggredire anche quello sport che vorrebbe essere estremamente femminile nella mentalità del pubblico.

 Tonya , alcune scene del film

Le giurie non le rendono mai giustizia, perché l’icona nazionale è quella della brava ragazza che diventerà una brava moglie, non quello di una giovane piena di aggressività, seppure mediata dalle regole della disciplina. Eppure il suo talento è esplosivo, anche la musica che accompagna le sue esibizioni è diversa, i suoi costumi, che lei stessa si cuce, sono pacchiani, vistosi, adesso si direbbero pop.

 Tonya , alcune scene del film

 Tonya , alcune scene del film

La sua traiettoria è breve: coinvolta nel ferimento della rivale, organizzato dalla cerchia di incapaci che ha attorno, sparisce presto nel dimenticatoio e viene attualmente ricordata più per l’aggressione all’avversaria Nancy Kerrigan che per il triplo axel, impresa che quasi trent’anni fa la consacrava ad una carriera che poi non c’è mai stata. Il film sembra suggerire molte cose: difficilissimo emergere se si nasce nel posto sbagliato, con le persone sbagliate;la violenza di qualsiasi tipo nasce dalla violenza di chi l’ha subita; la stampa non ha interesse ad approfondire quello che succede, ma vuole solo fare colpo sull’immaginazione del pubblico. Non c’è separazione tra buoni e cattivi ma una società violenta e ipocrita, che ragiona per luoghi comuni. Nessuna buona stella è brillata per Tonya e nessuna stella brillerà per le tante Tonye sparse per il mondo. Sono troppe e gigantesche le forze contrarie.

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1 risposta a DONATELLA D’IMPORZANO HA VISTO PER NOI::: ” TONYA ” DI CRAIG GILLESPIE, USA 2018— ED CE LO RACCONTA NELLA SUA RUBRICA INTERNAZIONALE ” NON C’ENTRA NIENTE “

  1. Donatella scrive:

    Per la rubrica ” Non c’entra niente”, voglio segnalare il libro ” Non è lavoro, è sfruttamento” di Marta Tana, edito da Laterza nel 2916. L’autrice ha conseguito un dottorato di ricerca in Economia presso l’Institut d’Etudes Politiques di SciencesPo a Parigi. Scrive per ” Internazionale” e ” Il Fatto Quotidiano”. Ha iniziato l’attività di ricerca studiando appalti e corruzione e oggi si occupa di political economy, in particolare di diseguaglianze economico-sociali e mercato del lavoro. Ha lavorato all’ufficio studi di Consip, all’EBRD e all’OCSE e ha collaborato con “il manifesto” e ” Pagina99″.
    Il libro di 172 pagine è scritto con un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori, approfondisce il legame tra economia e politica e, non ultimo tra i suoi pregi, sta dichiaratamente dalla parte più debole della società, a sinistra, parola un po’ passata di moda, che ha però potenti radici nella società attuale e che inevitabilmente, prima o poi, tornerà a circolare. Trascrivo, qui di seguito, il testo della lettera pubblica che Marta Tana ha inviato al ministro Poletti , apparsa su espresso.repubblica.it il 20 dicembre 2016.

    Caro ministro Poletti… lei non parla bene. Non da oggi. A mia memoria da quando il 29 novembre 2014 iniziò a dare i numeri sul mercato del lavoro, dimenticandosi tutti quei licenziamenti che i lavoratori italiani, giovani e non, portavano a casa la sera. Continuò a parlare male quando in un dibattito in cui ci trovammo allo stesso tavolo dichiarò di essere ” il ministro del lavoro per le imprese”, era il 18 aprile del 2016. Noi, quei centomila che negli ultimi anni siamo andati via, ma in realtà molti di più, non siamo i migliori, siamo solo un po’ più fortunati di molti altri che non sono potuti partire e che tra i piedi si ritrovano soltanto dei pezzi di carta da scambiare con gratta e vinci. Parlo dei voucher, ministro. E poi, sa, anche tra di noi che ce ne siamo andati, qualcuno meno fortunato esiste. Si chiamava Giulio Regeni, e lui era uno dei migliori. L’hanno ammazzato in Egitto perché studiava la repressione contro i sindacalisti e il movimento operaio. L’ha ammazzato quel regime con cui il governo di cui lei fa parte stringe accordi commerciali, lo stesso governo che sulla morte di Giulio Regeni non ha mai battuto i pugni sul tavolo, perché Giulio in fin dei conti cos’era di fronte a contratti miliardari?
    Intanto, proprio ieri l’Inps ha reso noto che nei dieci mesi del 2016 sono stati venduti 121 milioni e mezzo di voucher. Da quando lei è ministro, ne sono stati venduti 265.255.222…Non erano pistole, è sfruttamento… Quelli che sono rimasti sono gli stessi che lavorano nei centri commerciali con orari lunghissimi e salari da fame. Quelli che fanno i facchini per la logistica…Sono quelli che un lavoro non l’hanno mai trovato, quelli che a volte hanno pure pensato” meglio un lavoro in nero e va tutto bene perché almeno le sigarette posso comprarle”… E le vorrei sottolineare che non è colpa dei nostri genitori se siamo messi così, è colpa vostra che credete che siano le imprese a dover decidere tutto e a cui dobbiamo inchinarci e sacrificarci. I colpevoli siete voi che pensate si possano spostare quasi 20 miliardi dai salari ai profitti d’impresa senza chiedere nulla in cambio- tanto ci sono i voucher- e poi un anno dopo approvate anche la riduzione delle tasse sui profitti… I colpevoli siete voi che non credete nell’istruzione e nella cultura, che avete tagliato i fondi a scuola e università, che avete approvato la “buona scuola” e ora imponete agli studenti di andare a lavorare da McDonald’s e Zara… A me pare chiaro che lei abbia voluto insultare chi è rimasto piuttosto che noi che siamo partiti. E lo fa nel preciso istante in cui lei dichiara che dovreste ” offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”. La cosa assurda è che non è chiaro cosa significhi per lei capacità, competenze e saper fare.
    Perché io vedo milioni di giovani che ogni mattina si svegliano, si mettono su un bus, un tram, una macchina e provano ad esprimere capacità, competenze, saper fare… Fin qui però io non ho capito che cosa voi offrite loro se non la possibilità di essere sfruttati, di essere derisi, di essere presi in giro con 80 euro che magari l’anno prossimo dovranno restituire perché troppo poveri. Non è chiaro, ministro Poletti, cosa sia per lei un’opportunità se non questa cosa qui che rasenta l’ignobile tentativo di rendere ognuno di noi sempre più ricattabile, senza diritti, senza voce, senza rappresentanza. Eppure la cosa che mi indigna di più è il pensiero che l’opportunità vada data solo a chi ha le competenze e il saper fare.
    Lei, ma direi il governo di cui fa parte tutto, non fate altro che innescare e sostenere diseguaglianze su tutti i fronti: dalla scuola al lavoro, dalla casa alla cultura; e sì, perché questo succede quando si mette davanti il merito, che è un concetto classista, e si denigra la giustizia sociale…perché in Italia studia chi ha genitori che possono pagare e sostenere le spese di un’istruzione sempre più cara. E sono sempre di meno, ministro Poletti. Lei non ha insultato solo noi, ha insultato anche i nostri genitori che per decenni hanno lavorato e pagato le tasse, ci hanno pagato gli asili privati quando non c’erano i nonni, ci hanno pagato l’affitto all’università finché hanno potuto… Noi la sua arroganza, ma anche l’evidente ignoranza, gliel’abbiamo restituita il 4 dicembre, in cui abbiamo votato No per la Costituzione, la democrazia, contro l’accentramento dei poteri negli esecutivi e abbiamo votato no contro un sistema istituzionale che avrebbe normalizzato la supremazia del mercato e degli interessi dei pochi a discapito di noi molti. Era anche un voto contro il Jobs Act, contro “la buona scuola”, il piano casa, l’ipotesi dello stretto di Messina, contro la compressione di qualsiasi spazio di partecipazione. E siamo gli stessi che faranno di tutto per vincere i referendum abrogativi contro il Jobs Act, dall’articolo 18 ai voucher: la battaglia è la stessa. Costi quel che costi noi questa partita ce la giochiamo fino all’ultimo respiro. E seppure proverete a far saltare i referendum con qualche operazioncina di maquillage, state pur certi che sugli stessi temi ci presenteremo alle elezioni dall’estero e dall’Italia. Se nel frattempo vuole sapere quali sono le nostre proposte per il mondo del lavoro, ci chiami pure. Se vi interessasse, chissà mai, ascoltare.
    Il testo di questa lettera è apparso su espresso.repubblica.it il 20 dicembre 2016 (http://espresso.repubblica.it/attualità/2o16/12/20/news/caro-poletti-avete-fatto-di-noi-i-camerieri-d-europa-1.291709).

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