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Nanni Cagnone : ” Non amo i fuochi d’artificio “
“””… < […] Le persone mi piacciono, quelle singole, intendo, non mi piace il genere umano. Mi piacciono gli amici che si sono allontanati e quelli che non ci sono più. Non faccio grande differenza tra i vivi e i morti, tra il visibile e l’invisibile >. D. Tipico di un poeta ? R. < O forse dei matti >. D. So che ha conosciuto l’esperienza del manicomio. R < Sono stato in manicomio prima che Basaglia rivoluzionasse l’istituzione. Elettroshock, psicofarmaci potentissimi, docce gelate e poi le case di cura con uno stile di vita meno carcerario >. D. Quando accadeva? R. <Tra il 1962 e il 1964 soffrii di afasia cerebrale. La crisi esplose che ero ospite di Mario Spinella. Preoccupato telefonò a mio padre medico. Che gli rispose: ‘ Ah, lei è l’amante di mio figlio! ‘ Quel cattolico fanatico vedeva ‘diavoli’ ovunque. Oggi non so più il senso di quelle cose. Ma allora fui scagliato in un mondo totalizzante che divorava ogni possibilità. Ho imparato la scaltrezza dello scacchista, anticipare le mosse dell’avversario, per evitare gli elettroshock e le prepotenze che l’ambiente scatenava >. D. Qualcosa di simile ha vissuto Alda Merini. R. < Sì, ma non mi piace che abbia messo la propria follia nel curriculum. Fino a spingere sull’idea insulsa di valorizzare i matti quando non danno più fastidio e si sentono beatamente integrati. Non amo la sua poesia. Troppo esclamativa, enfatica. Sembra una poltrona in similpelle >. D. Cosa ama? < Amo il non dipendere dalle circostanze. Dai cosiddetti fatti. Mi interessa ciò che la storia non può offrire. Il vero è solo un’iperbole; il falso è disgustoso. Pensare con sincerità questo è il solo lusso che mi sono permesso >.
(da Straparlando: Intervista al poeta, scrittore e traduttore Nanni Cagnone di Antonio Gnoli, la Repubblica – Robinson di Domenica 14 Gennaio 2018)