ROBINSON
La rivoluzione infinita d’America
E dall’eskimo Usa spuntò Steve Jobs
di Federico Rampini
Così lungo e così precoce. Più gioioso e fecondo del nostro. Il “ meglio del Sessantotto” se lo è goduto l’America. È iniziato con quattro anni di anticipo, è fiorito per almeno un triennio nella sua fase più creativa e positiva. Per poi anticipare anche quell’involuzione verso la violenza che avrebbe segnato gli emuli europei. Intanto aveva seminato i germi di tante nuove culture che ci hanno accompagnato da allora: ivi compresa la vena sinceramente “rivoluzionaria” della Silicon Valley.
Mario Savio nel 1964
La scintilla iniziale della rivolta studentesca, destinata a fare da modello per il Maggio parigino, è il Free Speech Movement che esplode nel 1964 nel campus dell’università californiana di Berkeley, sulla sponda orientale della Baia di San Francisco. Guida quella protesta lo studente Mario Savio, figlio di immigrati italiani. È un movimento di disobbedienza civile che invoca il diritto a organizzare dibattiti politici, fin lì vietati nei campus accademici. Nel suo discorso più celebre c’è un tono umanistico, l’aspirazione a liberare “noi esseri umani, che non siamo materie prime da trasformare in prodotti, non vogliamo essere comprati dai padroni delle università, governi o industrie”. Ci sono già tutti i temi della New Left, la rivolta contro l’alienazione e il conformismo, l’analisi marxista applicata all’industria culturale. Berkeley diventa uno dei focolai iniziali della contestazione contro la guerra del Vietnam (anche se due anni dopo ci sarà il primo contraccolpo dalla maggioranza silenziosa: l’elezione di Ronald Reagan a governatore della California, 1966).
L’uccisione di Jimmie Lee Jackson, il 18 febbraio 1965, mentre partecipava ad una manifestazione pacifica per i diritti civili collegata a Martin Luther King– La famosa marcia nasce da qui.
Il 1964 è anche un anno chiave per l’altro sommovimento che vuole trasformare l’America in profondità: la battaglia dei neri per i diritti civili acquista una nuova visibilità mondiale con il Premio Nobel per la pace a Martin Luther King. Sempre in quell’anno, si precisa la diarchia del movimento. Malcom X si afferma come il leader alternativo, più radicale, che proclama un principio diverso dalla non violenza: “ il diritto dei neri all’autodifesa”, se aggrediti dai razzisti o dalla polizia.
Malcom X e Martin Luther King
Uno dei culmini del movimento è nel marzo 1965 la marcia di 90 km da Selma a Montgomery in Alabama. Malgrado le contro-reazioni violente, arrivano delle vittorie fondamentali.
la marcia per i diritti civili con Martin Luther King
Sul piano legislativo è la stagione più ricca di grandi riforme: il Civil Rights Act del ’ 64 e il Voting Rights Act del ’ 65, firmati da Lyndon Johnson, sono le conquiste più importanti nei diritti dei neri dal tempo dell’abolizione dello schiavismo. Il sogno della Great Society di Johnson diventa realtà, sana in parte il trauma dell’assassinio di John Kennedy, rilancia il progresso sociale iniziato dal New Deal di Franklin Roosevelt.
Nel precoce pre-Sessantotto degli americani tutto sembra possibile e tutto cambia a una velocità spettacolare. Per il femminismo una pietra miliare è stata l’opera di Betty Friedan La mistica della femminilità del 1963.
È un periodo felice anche per l’ambientalismo, che conquista con il Clean Air Act una legislazione anti-inquinamento per quei tempi avanzatissima, a lungo ammirata dagli europei. Vi si aggiunge il consumerismo di Ralph Nader e dei suoi giovani avvocati d’assalto: nel 1965 esce il pamphlet di denuncia Unsafe at Any Speed che inaugura una nuova cultura sulla sicurezza delle automobili, poi per estensione di tutti i prodotti industriali. Tanti cittadini, non necessariamente di sinistra, scoprono una nuova dimensione dei loro diritti, non vogliono più essere cavie della grande industria, tra salutismo e class action quell’America si avvia a diventare anche un paradiso dei consumatori.
Ralph Nader (Usa, 1934—vedi articolo sg.)
Non tutti questi movimenti e queste aspirazioni si fondono, il dialogo tra le varie anime e correnti a volte è difficile, o inesistente. Il Free Speech Movement di Berkeley è un fenomeno che riguarda un ceto medio bianco, una élite di studenti californiani che di neri sulla West Coast ne conoscono pochi. Bisognerà aspettare il gesto di Cassius Clay- Muhammad Ali nel 1967, quando il pugile rifiuta di andare a combattere in Vietnam (“i vietcong a me non hanno fatto nulla di male”) perché i giovani bianchi scoprano che qualcuno paga un tributo ancora più alto del loro, sul fronte di guerra del sudest asiatico.Ma in quegli anni comunque confluiscono così tante novità da allargare di colpo la sfera dei diritti, l’orizzonte degli ideali, delle aspirazioni al cambiamento.
Al culmine di questa fase arriva anche la sua celebrazione in un evento artistico, creativo e ludico: è la Summer of Love, l’estate musicale del 1967 a San Francisco.
“L’immaginazione al potere”, fortunato slogan del Maggio parigino, non inventa nulla che non sia già avvenuto sulla West Coast. Centomila ragazzi e ragazze affluiscono da tutta l’America, rispondendo a un richiamo irresistibile, nel parco del Golden Gate e nel quartiere di Haight-Ashbury. Molti sono scappati di casa senza dirlo ai genitori, che inonderanno la polizia di avvisi di ricerca.
È uno happening musicale che insieme al vicino Monterey Pop Festival riunisce gli esponenti del San Francisco Sound, i Grateful Dead e i Jefferson Airplane, più Jimi Hendrix e Janis Joplin, Ravi Shankar e Otis Redding, The Who.
Janis Joplin
Alle maratone musicali si congiungono movimenti politici, sperimentazioni sulle arti visive, una filosofia New Age che mette insieme ambientalismo, liberazione sessuale, spiritualità orientale, una “ teoria olistica” che vuol essere un’alternativa integrale alla società degli adulti.
Il Raduno delle Tribù tenta di congiungere due anime: gli aspiranti alla rivoluzione politica (la New Left di Berkeley) e i praticanti di una vita alternativa, gli hippy, figli dei fiori. Spuntano contaminazioni etniche nella moda: gli abiti mescolano l’esotismo orientale e le fogge degli indiani d’America riscoperti come modelli di vita comunitaria, anti- consumisti, rispettosi dell’ambiente. Si rafforza però la deriva verso le droghe psichedeliche: un parte di questo pre-Sessantotto americano già prefigura il nostro 1977, gli indiani metropolitani, il chiamarsi fuori dalla società contemporanea anziché cercare di trasformarla.
Jimi Hendrix in una celebre foto del 1967
Quando veramente il calendario segna l’arrivo del 1968, l’America sembra avere già alle spalle troppe conquiste. Ha esplorato tutte le utopie. Il ’68 degli Stati Uniti a quel punto prefigura la parabola discendente. Anche i nostri anni di piombo, l’America li ha preceduti. L’anno si apre a gennaio con l’offensiva del Tet, un attacco su vasta scala dei nordvietnamiti. Sul piano strettamente militare si conclude con una disfatta dei comunisti. Ma il trauma piscologico sull’opinione pubblica americana la trasforma in una vittoria per il regime di Hanoi. Molti si convincono che la guerra non è solo ingiusta ma insostenibile, impossibile da vincere. Ad aprile viene assassinato Martin Luther King. A giugno, tocca a Robert Kennedy morire come il fratello, mentre fa campagna per la sua candidatura presidenziale. Violente rivolte nei ghetti neri delle grandi città danno l’impressione di un’America che sta scivolando verso la guerra civile. In agosto la guerriglia urbana assedia la convention democratica di Chicago, il caos è aggravato da violenze incontrollate della polizia. Spuntano i partiti della lotta armata:
Bobby Seale, Oakland, marzo 1968
le Black Panthers e
i Weathermen.
Il bilancio delle loro vittime resterà modesto rispetto ai terrorismi europei, ma contribuiranno a legittimare la brutalità della risposta poliziesca. Fino alla vittoria – di strettissima misura – di Richard Nixon che a novembre “ chiude” il 1968 americano all’insegna della restaurazione conservatrice. La maggioranza silenziosa ha la sua rivincita.
Ma i conti con quell’era vanno proiettati sul lungo termine. Impossibile dimenticare che un certo Steve Jobs cresce nel mito della Summer of Love. E almeno una parte dei giovani creativi della Silicon Valley hanno sognato di realizzare l’utopia anarco-libertaria dei figli dei fiori. ?
Se lavorate a qualcosa di eccitante, qualcosa di cui vi importa sul serio, non vi sentirete tirato da tutte le parti. L’immaginazione vi spingera’. (traduz. chiara…)
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