Giovanni Raboni (Milano, 1932 – Fontanellato, 2004) è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano appartenente alla “generazione degli anni Trenta“, insieme ad alcuni dei più conosciuti nomi della letteratura italiana.
« Non ho più vista o certezza, è come
se di colpo mi fosse scivolata
la penna dalla mano
e scrivessi col gomito o col naso. »
(Giovanni Raboni, Notizia, da Le case della Vetra, vv.15-18)
RABONI TRA ADA MERINI E LA POETESSA PATRIZIA VALDUGA
SALVATORE LO LEGGIO. BLOGSPOT– APRILE 2010
http://salvatoreloleggio.blogspot.it/2010/04/i-funerali-di-giuseppe-pinelli-giovanni.html
I funerali di Giuseppe Pinelli (di Giovanni Raboni)
C’era molta gente; non moltissima. Parecchi amici che non m’aspettavo di vedere e mi faceva piacere vedere lì. Il gruppo dei vecchi anarchici, certi addirittura col cravattone nero. E poi le solite facce di ragazzi, quelli delle manifestazioni, con giacche a vento, barbe, berretti alla russa, occhiali con montature d’acciaio: anarchici, ma anche dell’Unione, di Lotta continua, di Potere operaio. C’era molto silenzio; faceva un gran freddo. È difficile raccontare queste cose. Per esempio la tensione, il misto di sfacelo e di speranza, la sensazione vagamente inebriante che è finita, che si è fottuti ancora una volta o una volta per sempre – e che tutto, dunque, può ricominciare. Quello che è certo è che nessuno aveva voglia di lanciare battute. Si stava zitti. Quando è uscita la bara molti hanno salutato col pugno chiuso. In via Paravia la polizia, in borghese, ha fatto sciogliere il corteo; ma alcuni gruppi di persone sono andati, in macchina, fino a Musocco. In piedi davanti alla fossa n. 434 nel campo 76, i compagni del morto hanno cantato l’Internazionale e Addio Lugano bella. È difficile da raccontare. Faceva sempre più freddo. Venendo via, con F. e S. e altri amici, abbiamo visto il gruppo dei poliziotti che s’era fermato in un altro viale, al di là di una fila di tombe, e aspettava chissà cosa. Mi è parso, così da lontano, che fossero tutti vestiti di nero.
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Raboni partecipò con molta passione e con molto coraggio alla campagna per la verità sulla strage di piazza Fontana e la morte di Pino Pinelli. Il 21 gennaio del 1970, nel corso di una manifestazione, subì un violento pestaggio dalla polizia. Nel 1971 fu tra gli intellettuali che si autodenunciarono per solidarizzare con “Lotta Continua” e con la sua campagna contro il commissario Luigi Calabresi. Il testo qui postato nacque come contributo al libro-inchiesta di Corrado Stajano sulle bombe di Milano