gerry mulligham quartet, noblesse
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ballata n. 6
Roma la notte lascia spiragli antichi
Tra i colonnati austeri di S. Pietro
possiamo passare in punta di piedi
o calpestare il selciato violato
con stivali tedeschi urlando
perché nessuno ci sente
se nessuno ci vuol sentire
e il mondo si sa
non sa che farsene di noi
ladri furtivi che passiamo ai margini
rubando frasi umori pensieri amori
di coloro che nel mondo vivono
Clandestini abbiamo scavalcato i cancelli
di Villa Borghese come fosse un cimitero
confusi tra coppie celate
di pederasti vogliosi e timidi
di puttane e ruffiani al soldo pronti
Emancipati noi come loro a una vita estranea
ci siamo lasciati alle spalle
i nostri abiti cittadini
abbandonati come resti definitivi
e nudi come si conviene
siamo entrati nella gabbia delle scimmie
noi come loro ci siamo seduti
benvenuti o spiati con occhi adirati
noi come loro ci siamo sdraiati
a coccolarci a ninnolarci
a spidocchiarci con amore
la nostra pelle liscia e chiara
la nostra corazza sbriciolata e forata
La bottiglia del vino era a un lato
piena profumata e dimenticata
Il bere non serve in queste sere
di Roma che vive un’altra vita
che torna immortale e torna a fare male
La senti alitare sui seni
sui tuoi capezzoli duri
sul mio pene che pare
un vecchio dinosauro triste
Lo accarezzi lenta
con la tua mano
mano dolce e pietosa
di vecchi dinosauri tristi
Anch’io ti accarezzo leggero
per non farmi sentire
per farti sembrare la mia mano
sia la brezza che passa
tra le sbarre della nostra gabbia
e mi pare tu pianga
Tu volevi una mano che non sapesse di sesso
ma conoscesse parole che altri non sanno
e tu piangi in questa Roma svagata evaporata
in quest’estate che lascia sudate le foglie
finalmente tu piangi ti sei liberata
o fors’io non ti vedo ed immagino lacrime
allo stormire dei salici
e la brezza e le nostre mani
ci fanno sentire per una volta umani
e le scimmie anche loro rapite
ci guardano e ripetono i gesti
come i nostri
inusuali
ci paiono maldestri
Le guardo e sorrido mentre tu svanisci
svanisci per sempre
Ed anch’io sono scimmia piangente
che si toglie le pulci da sola
ed urlo
urlo al cielo ed al mondo unendomi al coro.
06.08.1988
Bella questa ballata:Roma è sempre presente come una donna cangiante nei suoi sentimenti, nei suoi atteggiamenti, nei suoi trucchi a volte teneri a volte vistosi. E’ carnale e spirituale insieme, sa guardare la terra e il cielo, indifferente, a tratti pietosa verso di noi, con il suo languore infinitamente umano.