Non c’entra niente, ma visto che mi trovo qui vorrei esprimere la mia opinione sul film “The square”, di Robert Ostlund, svedese, vincitore della Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes. Protagonista del film è Christian, curatore di un importante museo di arte contemporanea a Stoccolma, padre amorevole di due bambine. Nel museo c’è grande fermento per il debutto di un’installazione chiamata “The Square”, praticamente un quadrato illuminato dentro il quale idealmente tutti quelli che ci entrano hanno pari diritti e pari doveri. Non solo, se qualcuno entra nel quadrato e chiede aiuto al prossimo, i passanti devono soccorrerlo, chiunque esso sia. Il film è giocato sul contrasto tra gli ideali, di cui Christian è sincero sostenitore, e il comportamento quotidiano . Tutto si scatena quando due imbroglioni si accostano nella piazza a Christian e, con la scusa della richiesta di aiuto, gli rubano portafoglio, cellulare e documenti. Adesso è lui ad essere bisognoso almeno di un cellulare per chiedere aiuto, ma nessuno glielo presta. Con indagini che compie lui stesso riesce a sapere dove abita il presunto ladro, mette dei volantini di minaccia nelle caselle postali del palazzo a tutti gli inquilini e il malloppo gli viene restituito. Un ragazzino- sembrerebbe un figlio di immigrati- ha visto chi è stato a mettere i volantini e va a chiedergli di restituirgli il suo onore, perché i suoi genitori, credendolo colpevole del misfatto, lo hanno punito. Christian, persona perbene e pensante, idealista e cinico contemporaneamente, si trova in una grossa crisi, messo continuamente in discussione dalle distanze abissali tra i primi e gli ultimi di una società pur caratterizzata da un ottimo welfare. Alla fine Christian dovrà scegliere, dopo avere conosciuto meglio se stesso. Un episodio reale sta alla base del film: nel 2014 il regista, insieme a Kalle Boman, produttore e professore di cinema all’Università di Gòteborg, aveva creato un’installazione simile a quella di cui si parla nel film, attualmente al centro della piazza di Varnamo, paese nel sud della Svezia. L’opera ruota attorno all’idea che l’armonia sociale dipende da scelte semplici ma impegnative che ognuno di noi compie ogni giorno. Il quadrato ideale, all’inizio posto nel museo, è un’isola in cui ognuno deve avere fiducia dell’altro. I visitatori devono scegliere tra ” mi fido” e “non mi fido”. La maggior parte sceglie ” mi fido”, tranne avere poi i sudori freddi quando le viene chiesto di lasciare il portafoglio e il cellulare sul pavimento del museo. |
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