Oggi è morto improvvisamente Alessandro Leogrande, un amico e uno scrittore serio, sensibile e interamente votato al suo lavoro, che consisteva in una forma rigorosa e appassionata insieme di testimonianza della verità. Un mese fa il fotografo Giovanni Marrozzini mi aveva chiesto quale scrittore avesse potuto commentare la foto qui sotto, che ritrae la presidentessa e la segretaria di una cooperativa agricola indipendente del Camerun. Ho chiesto d’istinto ad Alessandro, che nel giro di qualche giorno mi ha mandato le splendide righe che seguono e che oggi mi permetto di divulgare per rendergli l’omaggio che merita e che tutti sentiamo di dovergli. Se c’è stato un uomo che ha cercato di preservare la «dignità di ogni vita», «l’orgoglio e la giustizia» tramite il suo lavoro e la sua passione umana e intellettuale, quello è stato Alessandro Leogrande. Spero che queste poche parole, pronunciate a nome di chi fra noi l’ha conosciuto, possano testimoniare la nostra grande stima e il nostro dolore per la sua perdita (Massimo Gezzi).
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Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci, perché così è stato scritto. Intrecceranno le loro dita tenendosi per mano, gonfieranno le vene e i calli dei loro arti, e con le altre mani – quelle lasciate libere – impugneranno coltelli dalle lunghe lame.
Con le facce mute, gli occhi affilati come le lance innalzate, scruteranno il presente e il passato. Preserveranno l’orgoglio e la giustizia. La parola data e quella negata. Candide come colombe, astute come serpenti, rivolteranno la terra e le sue zolle. E allora lo spade si volgeranno in vomeri. E i vomeri in ruscelli, corsi d’acqua, fiumi incessanti, capaci di dissetare e lenire.
Perché dalla terra tutto nasce e alla terra tutto torna. Ma chi non preserva le mani e la propria vita, la dignità di ogni vita, non può avere il diritto di preservare la terra. Può solo illudersi di farlo.
Lo sanno bene le donne con le mani intrecciate. Mentre alzano i loro vomeri.
Alessandro Leogrande
[Foto di Giovanni Marrozzini]