Antonio Ricci (Albenga, 1950) è un autore televisivo e produttore televisivo italiano.
Non c’entra niente ma ho trovato questo pezzo d’intervista ad antonio ricci molto interessante e meravigliosamente ironica da sfiorare la crudeltà. Eccola, e scusa l’intrusione, Chiara, puoi sempre cassarla:Berlusconi l’ha costruita, Grillo l’ha fatta, Renzi com’è in tv?Renzi ha lanciato questo grande plot della rottamazione, una favola in cui gli orchi e i draghi erano quelli che popolavano la sinistra italiana prima che arrivasse lui. Ora, sta scoprendo che i suo veri nemici sono i suoi compagni di fiaba, quelli che credeva rimanessero sempre fedeli al suo fianco. È una sensazione terribile per un leader come lui. Uno che è arrivato con l’aria del conquistatore, immaginando di avere davanti a sé solo praterie da conquistare. All’improvviso, scopre che non può essere più sicuro di nulla, che non ha le spalle coperte. È un timore che ti cambia la faccia. Che ti deforma il viso e ti sfigura. Lo guardi bene e vedrà che gli si è spenta la luce negli occhi. Ne è consapevole? Credo di sì. Ai personaggi dello spettacolo succede che gli si spenga dentro qualcosa. Allora cercano in tutti i modi di ravvivarlo. Quasi mai ci riescono. È come se gli toccassero un punto nevralgico del corpo e si disattivasse un interruttore. Per quanto ci provino, non splenderanno più come prima. Compare nella loro espressione un dubbio. Sono i primi a non credere più a quello che fanno. Ecco cosa sta succedendo a Renzi. La tristezza si è impossessata del suo sguardo. È come se camminasse su un terreno fragilissimo. Non è più sicuro di nulla. Si è esposto alla luce nefasta della televisione e ne è uscito accecato. Ha passato mesi e mesi in cui era il solo illuminato dalla luce de riflettori e ha creduto di essere unico. In realtà, era solo. E, ora che l’ha scoperto, è il primo a sentirsi un deficiente per aver creduto alla sua stessa storia. L’idea di un bene comune non esiste, esiste solo un regolamento di conti fra astiose soubrette. Avrebbe fatto meglio ad andarsene dopo il referendum? Non saprei. Quel che so è che nello spettacolo, dunque anche nello spettacolo della politica, tutti muoiono per suicidio o, al massimo, come nel caso di Renzi, per fratricidio. Nessuno viene mai viene ucciso dal nemico. Quelle sono cose che succedono solo nei fantasy. Guardi cosa accade alla gente a cui consegniamo i tapiri: alcuni si comportano in maniera così assurda che quella diventa l’onta più infamante della loro vita. A volte succede, come nel caso Weinstein e delle varie molestie, che le onte ritornino dal passato. Mi son fatto l’idea che l’unica liberazione delle donne sia la morte del maschio. Le vedove, quando muore il marito, rinascono. Senza l’uomo al loro fianco, tornano a respirare. (*) Teme per la sua vita? Ho elaborato una teoria che mi toglie il pensiero: mi sono convinto di essere morto da tempo.
(I proventi del libro “Me Tapiro. Antonio Ricci intercettato da Luigi Galella” saranno devoluti al Gruppo Abele di Don Ciotti)
(*) perfettamente d’accordo. Ormai da tempo immemorabile, da quando alcune mattine di seguito, in Trastevere, mentre facevo colazione al bar, mi godevo la scena di alcune “evidenti vedove” che passavano la mattinata con le amiche e il loro cappuccino e le loro chiacchiere: impossibili coi mariti al fianco o solo sapere che le aspettavano a casa :-). |
chiara:: grazie e mille caro Roberto per questa piacevole sorpresa: il ritratto che fa di Renzi, vorrei dire, è ” chirurgico “:: l’ho visto l’altro giorno a Otto e mezzo su la7 ed è proprio così: Renzi si è spento dentro, è a disagio, sembra chiedersi cosa fa lì …Nella mia vita sono stata tanto attaccata alla tv che non conoscevo, neanche di nome, Antonio Ricci e l’ho scoperto su wikipedia. Ti devo avvisare che dovrai pagare i diritti d’autore a Donatella per il ” Non c’entra niente “…che è la sua rubrica! Visto che sei comparso, ti faccio auguri di ogni bene, a cominciare dalla salute che, poi, alla nostra età tende ad essere ” quasi ” il bene suo supremo o, per lo meno, il viatico per ogni altro bene, non ti pare? Come sta tuo figlio che, per ovvia somiglianza di sorte, mi è particolarmente caro?
Bello questo pezzo di Antonio Ricci, che ritrae l’attore nel momento in cui non si riconosce più nel suo personaggio. C’è un lato infantile in tutto questo, che forse ognuno di noi in certe occasioni ha provato. Ciò in fondo, ma proprio in fondo, ce lo potrebbe far vedere umano, ma non credo che lui faccia queste riflessioni. Errare è umano ma perseverare è diabolico, soprattutto quando si gioca con la vita di milioni di persone. Grazie a Roberto per la segnalazione.
Non c’entra niente , famosa rubrica che interrompe la monotonia del ” c’entra”: lo sapevate che nel ‘900 c’è stata una tribù indiana d’America, gli Osage, che era diventata ricchissima perché sotto i terreni delle loro riserve era stato scoperto il petrolio. Avendo firmato con il governo federale degli accordi sullo sfruttamento delle risorse naturali, cominciarono a vendere le concessioni per un sacco di soldi. Tutto questo suscitò molta invidia, soprattutto nella popolazione quacchera .Sembrava la rivincita dei nativi contro lo sterminio indiano. Poi successe di tutto: molte famiglie indiane tra le più ricche morirono misteriosamente, intervennero addirittura agenti FBI ( allora appena nata, diretta da un giovane e ambizioso J.Edgard Hoover ). Questi scoprono che dietro a questi ammazzamenti c’è una cospirazione ai danni di tutti gli Osage, fatta da personaggi rapaci, da indiani irriducibili,da cowboy anacronistici. Il clamore iniziale della vicenda fu seguito dal silenzio della dimenticanza. Il mistero ha affascinato un giornalista del ” New Yorker”, David Grann, che ne ha tratto un libro: “Gli assassini della terra rossa” edito in Italia dal “Corbaccio”, frutto di due anni di ricerche negli archivi e tra i parenti delle vittime. Ho tratto queste note dall’articolo di Leonardo Coen a pagina 17 de “Il Fatto” di lunedì 27 novembre.