Persino ora, molta popolazione è esposta al mercurio, usato dai minatori artigianali – incluse donne incinte – per arrivare all’oro e come risultato abbiamo un alto tasso di complicazioni durante i parti e nascite di bambini deformi.
La guerra ci ha reso impossibile curare in sicurezza i nostri orti, ove ognuna di noi coltiva gli alimenti base, e ci ha reso impossibile vendere o scambiare i nostri prodotti. Insieme, la miniera e la guerra, hanno dato esiti terribili per la salute di madri e bambini. Io stessa ho partorito in un edificio abbandonato assieme ad altre donne, una delle quali è morta.
La guerra ha anche portato con sé un embargo che ha impedito ogni importazione di carburante, medicine o tecnologia. L’embargo, tuttavia, ha provato l’intraprendenza degli abitanti di Bougainville e la capacità di produrre da soli tutta l’energia e il cibo di cui avevamo bisogno. Abbiamo prodotto energia dai maiali (ndt. dalla trasformazione di deiezioni e scarti negli allevamenti) e abbiamo usato l’olio di cocco come carburante per i motori.
La contaminazione proveniente dalla miniera e il conflitto messi assieme hanno creato gravi problemi di salute, educativi e sociali. Ciò ha dato come risultato una delle percentuali più alte al mondo di violenza contro le donne, con il 62% degli uomini che ammette di aver stuprato una donna.
Ora, dopo aver negoziato la pace e fatto passi verso il miglioramento delle conseguenze dello sviluppo, abbiamo di fronte un’altra enorme minaccia: il cambiamento climatico.
La mia organizzazione ha condotto un’Azione di ricerca partecipata femminista sulle isole Carteret di Bougainville, per documentare l’impatto del cambiamento climatico sulle vite degli abitanti e intraprendere iniziative per costruire un movimento locale per la giustizia climatica.
La nostra ricerca ha scoperto le cose seguenti:
La popolazione degli atolli che circondano Bougainville è già stata spostata altrove – sono i primi rifugiati climatici del mondo. Gente che ha vissuto senza elettricità, senza aver contribuito alle emissioni climatiche sta ora soffrendo le conseguenze dell’avidità e della distruzione mondiali.
Il cambiamento climatico ha impatto negativo sulla sicurezza alimentare in diversi modi, inclusa la diminuita accessibilità al cibo locale tramite la riduzione dei raccolti agricoli, della disponibilità di terra coltivabile, dell’acqua pura, del pesce e della vita marina in genere. Stiamo facendo esperienza di cambiamenti nei cicli delle piogge, di inondazioni, dell’innalzamento del livello del mare e di salinizzazione. Ciò rende più difficile per le comunità vivere di agricoltura – le donne non riescono a coltivare abbastanza per nutrire se stesse e le loro famiglie.
Donne e uomini sperimentano impatti diversi derivati dal cambiamento climatico, in particolare relativi al loro ruolo nella produzione del cibo. Quando la terra è matrilineare, la perdita della terra è devastante per le donne. Molte delle donne sfollate sono state abbandonate dai loro marito e hanno davanti un cupo futuro. I ruoli e i saperi differenti che donne e uomini hanno nella produzione di cibo e raccolti, così come nella pesca, devono essere accuratamente pianificati altrimenti la discriminazione può solo peggiorare.
Le donne devono avere potere collettivo per sviluppare soluzioni a lungo termine. Noi ora lavoriamo con le amministrazione degli atolli per assicurarci che le donne abbiano un ruolo nel definire il proprio futuro. Noi donne abbiamo guidato il processo di pace e io credo che possiamo guidare il processo per lo sviluppo sostenibile se ce ne viene data l’opportunità.
Ora i governi e le corporazioni stanno parlando di riaprire la miniera. La ragione che ci danno per questo è che non c’è altra via per il benessere, che abbiamo bisogno di più soldi per maneggiare un futuro di cambiamenti climatici, che abbiamo bisogno di valuta estera per importare più cibo e più energia.
Dobbiamo chiederlo a noi stessi: il nostro pianeta ha bisogno di più benessere o solo di un benessere più giusto?
Questo pianeta e le nostre risorse sono il nostro bene comune, appartengono a tutti noi e alle generazioni future. La Papua Nuova Guinea è uno dei paesi della Terra che ha più bio-diversità e ha la terza più grande foresta pluviale del mondo. Di sicuro, questo deve valere di più dell’oro e del rame.
Io so che ci vorrebbero governi coraggiosi e delle differenti Nazioni Unite per resistere al peso del potere delle corporazioni e dei ricchi. Io so quando sarebbe duro cooperare per raccogliere più tasse, mettere una moratoria a nuove miniere di carbone, proteggere tutti i nostri fiumi e la nostra terra dall’inquinamento, garantire alle donne potere decisionali su terreni e risorse, mettersi d’accordo su un minimo vitale ragionevole, garantire a ogni persona assistenza sanitaria gratuita e protezione sociale durante la sua intera vita, inclusa la sicurezza alimentare.
Creare giustizia nello sviluppo. Sarebbe possibile. Abbiamo la ricchezza per farlo. Ci serve solo la volontà politica. Grazie.”
Helen Hakena (in immagine – FAO Flickr Feed) ha tenuto questo discorso a Roma, il 12 ottobre scorso, durante la 44^ sessione plenaria del Comitato sulla Sicurezza Alimentare delle Nazioni Unite.
La sua organizzazione femminista è stata centrale nel porre fine alla guerra civile. Helen continua a promuovere i diritti umani delle donne nel suo paese, in cui fare ciò equivale all’essere attaccate come streghe – e spesso assassinate come tali. Maria G. Di Rienzo