IL MANIFESTO DEL 07 – 11 – 2017
https://ilmanifesto.it/meglio-conquistare-la-societa/
LUCIANA CASTELLINA, ROMA 1929
Meglio conquistare la società
Ottobre rosso. Abbiamo bisogno di una nuova dialettica movimenti/partito. Il mondo è molto cambiato, esistono tante istanze diverse, non si può ridurre tutto ad uno, ma questo non si significa che il problema della strategia ce lo si possa mettere alle spalle. Una società che non solo protesta ma anche costruisce: c’è bisogno di forme di organizzazione permanenti della democrazia
FERNAND LEGER
Intervento al Forum Internazionale «Ottobre, rivoluzione, futuro», Mosca 5 novembre 2017
Inizio ponendomi una domanda: quali sono ora, a cento anni esatti dalla rottura bolscevica, i compiti di una/un militante comunista occidentale nella sua attività giorno per giorno?
E quale è il soggetto non solo puramente politico ma sociale, che può svolgere un ruolo rivoluzionario? La classe proletaria, ciò che eravamo abituati a pensare come soggetto, non esiste più nelle forme che conoscevamo.
Quella classe è stata sconfitta, è stata frantumata socialmente, economicamente, culturalmente. È geograficamente dispersa, i contratti collettivi sono sempre più sostituiti da quelli individuali. Contratti individuali attraverso i quali il lavoratore ha l’illusione di svolgere una attività autonoma e libera. L’individualismo ormai la fa da padrone dovunque. Come ricomporre quel soggetto sociale è un compito dei comunisti.
In secondo luogo credo dobbiamo riflettere sullo sviluppo delle forze produttive che non svolgono più un ruolo progressivo. Ve lo ricordate «il grande becchino» del capitalismo? Vi informo che non esiste più. Noi dobbiamo ricomporlo. Ma come fare? Voi conoscete la risposta che è stata data a questa domanda da Toni Negri e Michael Hardt.
È quella del general intellect, dei collettivi di lavoro che possono produrre nuovi spazi di liberazione e che svilupperebbero gradualmente dei soggetti anticapitalisti. Io penso che i processi di ricomposizione invece saranno molto meno spontanei, anche di come li immaginavamo nel passato. Dobbiamo lavorare di più sul progetto complessivo.
Diciamo spesso «siamo il 99% dell’umanità», ma come mai questa assoluta maggioranza non incide come dovrebbe? Ecco questo è il nostro problema: come progettare un mondo diverso.
I parlamenti ormai non decidono più nulla. La privatizzazione che abbiamo conosciuto in questi anni non è stata solo la privatizzazione dei servizi sociali o delle risorse ma anche quella del potere legislativo. Le decisioni più importanti non vengono più prese nei parlamenti ma sorgono da un accordi tra le grandi holding transnazionali che controllano i mercati globali e queste decisioni incidono sulle nostre vite molto di più di qualsiasi parlamento. Dove si trova oggi il Palazzo d’Inverno? Esiste ancora? È veramente difficile dirlo quando le decisioni sono prese molto lontano da noi.
Questo ci rimanda alla questione del partito, perché noi abbiamo bisogno di un partito. Le critiche che sono state fatte alla struttura partito da parte dei giovani sono importanti. Anche il migliore dei partiti è portato solo ad autolegittimarsi politicamente, ignorando le istanze dei movimenti.
Noi abbiamo bisogno di una nuova dialettica movimenti/partito. Il mondo è molto cambiato, esistono tante istanze diverse, non si può ridurre tutto ad uno, ma questo non si significa che il problema della strategia ce lo si possa mettere alle spalle.
Una società che non solo protesta ma anche costruisce, in questo senso credo che il ruolo dei movimenti sia stato sovrastimato. C’è bisogno di forme di organizzazione permanenti della democrazia. La democrazia non è andare a votare questo o quello ogni quattro anni ma la gestione della società.
Il superamento di questo sistema è un processo lungo che non può essere solo la conquista del potere politico, la «conquista della società» è assai più importante. La socialdemocrazia e il comunismo hanno condiviso la stessa cultura, la cultura dello statismo, l’idea della centralità della presa del potere politico. In questo orizzonte io credo che si riproponga ancora una volta quella che Gramsci chiamava la «conquista delle case matte».
E questo ci riporta al Lenin di Stato e rivoluzione in cui da una parte il rivoluzionario russo studia il problema dello Stato e della sua estinzione e dall’altro si pone il problema della costruzione nella società una nuova democrazia organizzata, quella dei soviet. I soviet o gli stessi consigli nella visione gramsciana non sono solo gli organizzatori dell’insurrezione ma anche strutture che iniziano a operare per la riappropriazione cosciente delle funzioni svolte dalla burocrazia statale, per la gestione sociale.
So che tutto ciò è difficile ma ciò potrà impedire che si imponga ancora una volta una società autoritaria, un potere separato dalla società.
Se non costruiremo nella società una democrazia reale, quello che abbiamo conosciuto nel passato rischierà di ripresentarsi.
Bello e chiaro questo intervento. Il dissenso va discusso, elaborato, infine condiviso dal maggior numero di persone perché diventi uno strumento intelligente e collettivo. A questo anche serviva il partito nella migliore delle sue accezioni. Il partito invece è diventato piano piano solo lo strumento molle e inerme di quanto veniva deciso dall’alto, da élites spesso mediocri che miravano principalmente alla propria conservazione ricca di privilegi. Le attuali organizzazioni partitiche hanno, se possibile, la vista ancora più corta di quelle di alcuni decenni fa. Nella sezione, pardon circolo, si va alla domenica come una volta si andava al dopolavoro fascista. Soprattutto non si parla di politica perché sarebbe troppo imbarazzante, tanto ci sono altri che ci pensano. Nei momenti di lotta ( scioperi, dimostrazioni, ecc.) i partiti tradizionali che dovrebbero rappresentare la sinistra sono quasi sempre assenti, mentre pericolosamente presenti sono i partiti e le organizzazioni dell’estrema destra che stanno per diventare forze parlamentari. Penso che a questo sfacelo, che ha travolto alcune generazioni di giovani, occorra mettere fine iniziando e dall’inizio, come è sempre stato. Le persone ci sono, ci sono le condizioni materiali e morali di un’estrema umiliazione dei ceti medi o bassi e di coloro che vivono in povertà ( non solo materiale). Mi verrebbe da dire ( ma l’espressione è presa dalle pubblicazioni dei Testimoni di Geova): svegliamoci e diamo concretezza all’autunno del nostro scontento.