ANTONIA POZZI, GUARDAMI: SONO NUDA, A CURA DI ERNESTINA PELLEGRINI, EDIZIONI CLICHY, 2014 FIRENZE
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – Milano, 3 dicembre 1938) è stata una poetessa italiana.
« Triste orto abbandonato l’anima si cinge di selvagge siepi di amori: morire è questo ricoprirsi di rovi nati in noi » |
(Antonia Pozzi, da Naufraghi, 19 dicembre 1933) |
Desiderio di cose leggere di Antonia Pozzi
Giuncheto lieve biondo come un campo di spighe presso il lago celeste e le case di un’isola lontana color di vela pronte a salpare – Desiderio di cose leggere nel cuore che pesa come pietra dentro una barca – Ma giungerà una sera a queste rive l’anima liberata: senza piegare i giunchi senza muovere l’acqua o l’aria salperà – con le case dell’isola lontana, per un’alta scogliera di stelle –
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Gioia di cantare come te, torrente; gioia di ridere sentendo nella bocca i denti bianchi come il tuo greto; gioia d’essere nata soltanto in un mattino di sole tra le viole di un pascolo; d’aver scordato la notte ed il morso dei ghiacci.
Ti do me stessa, le mie notti insonni, i lunghi sorsi di cielo e stelle – bevuti sulle montagne, la brezza dei mari percorsi verso albe remote. Ti do me stessa, il sole vergine dei miei mattini su favolose rive tra superstiti colonne e ulivi e spighe. Ti do me stessa, i meriggi sul ciglio delle cascate, i tramonti ai piedi delle statue, sulle colline, fra tronchi di cipressi animati
di nidi – E tu accogli la mia meraviglia di creatura, il mio tremito di stelo vivo nel cerchio degli orizzonti, piegato al vento limpido – della bellezza: e tu lascia ch’io guardi questi occhi che Dio ti ha dati, così densi di cielo – profondi come secoli di luce inabissati al di là delle vette – https://www.poesiedautore.it/antonia-pozzi/bellezza
Bontà inesausta di Antonia Pozzi
Chi ti dice bontà della mia montagna? – così bianca sui boschi già biondi d’autunno – e qui nebbie leggere alitano in cui sospesa è la luce dei ragnateli – della rugiada sulle foglie morte – mentre il terriccio accoglie petali stanchi di ciclamini e crochi, velati di uno stesso pallore roseo – tu sana, venata di sole,
porti sul grembo il cielo tutto azzurro – chiami voli d’uccelli alle tue mani colme di vento – Bontà a cui beve il suo canto il cuore e di cantare non può più finire – perché sei la sorgente che rifà il sorso bevuto ed il suo fondo non si tocca mai.
Abbandonati in braccio al buio di Antonia Pozzi
Abbandonati in braccio al buio monti m’insegnate l’attesa: all’alba – chiese diverranno i miei boschi. Arderò – cero sui fiori d’autunno tramortita nel sole.
Non avere un Dio non avere una tomba non avere nulla di fermo ma solo cose vive che sfuggono – essere senza ieri essere senza domani ed acciecarsi nel nulla – – aiuto – per la miseria che non ha fine –
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Sono poesie molto belle, con un respiro di infinito.