IVAN DELLA MEA (1969), DOMANI AMORE ANDREMO… ” e questo, un senso suo ce l’ha “

 

Domani tornerò
tra i ferri incrociati
tra case suoni scemi
della mia città
e questo
un senso suo ce lha.

E tu verrai con me
per amore vero
cercando un amico
con me nella città
e questo
un senso suo ce lha.

Ci porteremo il sole
bambino amore caldo
che sciolga nebbia fessa
della mia città
e questo
un senso suo ce lha.

Andremo per la mano
tra Golgota di case
tra luci allupate
della mia città
e questo
un senso suo ce lha.

Vedrai le facce bile
le ciminiere urlo
purfina cancro e cielo
della mia città
e questo
un senso suo ce lha.

Vedrai gli amori stanchi
uccisi dal lavoro
amori in busta paga
là nella mia città
e questo
un senso suo ce lha.

E i cervelli gauche
marijuana di sinistra
blablare su operai
là nella mia città
e questo
un senso suo ce lha.

Domani amore andremo
tra i ferri incrociati
tra case suoni scemi
di questa mia città
e questo
un senso suo ce lha.

E tu sarai con me
per amore vero
cercando un amico
con me nella città
e questo
un senso suo ce lha.

Volere l’uomo nuovo
amore è neo-fatica
tra il cancro-ferro-urlo
di questa mia città
e questo
un senso suo ce lha.

Volere l’uomo nuovo
bambino sole Mao
sarà fatica rossa
per noi nella città
e questo
un senso suo ce lha.

(dicembre 69)

 

 

Mix – domani amore andremo – ivan della mea –

  • YouTube
  1.   

    domani amore andremo – ivan della mea –

  2.   

    Rosso un Fiore – Ivan della Mea

  3.   

    La nave dei folli -Ivan Della Mea

  4.   

    BALLATA DEL PICCOLO AN – Ivan Della Mea

  5.   

    O Cara Moglie

  6.   

    EL ME GATT – IvanDellaMea

  7.   

    Addio Lugano bella G Gaber, E Jannacci, L Toffolo, O Profazio, S Pisu

  8.   

    Figli dell’Officina – (Avanti Siam Ribelli)

  9.   

    LA LEGGERA – Caterina Bueno

  10.   

    Quella notte davanti alla bussola – Pino Masi.wmv

  11.   

    Ballata di Sante Caserio – Pietro Gori

  12.   

    Fausto Amodei – Al Compagno Presidente

  13.   

    GORIZIA – Sandra Mantovani

  14.   

    Pietro Buttarelli, Italo Calvino – Dove vola l’avvoltoio – Cantacronache 2

  15.   

    Lotta Continua – Liberare tutti

  16.   

    la ballata dell’ex – sergio endrigo

  17.   

    KATANGA

  18.   

    INNO DEI PEZZENTI – Marsigliese dei Lavoratori

  19.   

    Pino Masi – Lotta Continua

  20.   

    INNO DELLA RIVOLTA

  21.   

    IL GALEONE – Paola Nicolazzi

  22.   

    Pino Masi- La violenza (La caccia alle streghe)

  23.   

    Claudio Lolli – Quelli come noi

  24.   

    Ballata dell’anarchico Pinelli

  25.   

    Fabrizio De Andrè – Canzone del Maggio

domani amore andremo – ivan della mea –

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

6 risposte a IVAN DELLA MEA (1969), DOMANI AMORE ANDREMO… ” e questo, un senso suo ce l’ha “

  1. Carine scrive:

    Dalla poesia di Ivan Della Mea alla poco poetica realtà di ” Di padre in figlio”, sottotitolo: Le carte inedite sul caso Consip e il familismo renziano. Autore :Marco Lillo, ed. Paper First, 2017. Il libro elenca le vicende politico-finanziarie della famiglia Renzi. Si inizia col ricordare un’ antica tradizione delle grandi famiglie italiane, quella del familismo cosiddetto amorale, che risale nientemeno che a Leon Battista Alberti, nel suo trattato sulla famiglia, dove afferma che l’interesse della “roba” della famiglia non ha niente a che vedere con l’interesse pubblico. Viene minuziosamente descritta la carriera socio-economico-politica della famiglia Renzi, citando documenti, luoghi, situazioni,personaggi. Alla fine della appassionata documentazione si cita l’autore che ha creato il termine di familismo amorale, Edward C. Banfield. “Lo studioso americano,dopo avere comparato i contadini di Chiaromonte, un piccolo paese della Sicilia, ai mormoni dello Utah, era giunto alla conclusione che l’arretratezza della società fosse effetto, non causa, dei valori morali sottostanti. Le conclusioni di quello studio, centrato sui poveri di un’Italia contadina che non esiste più, mantiene la sua validità. Non esiste più nemmeno quella famiglia, ma restano le logiche privatistiche che dominavano il rapporto tra questa e lo Stato. Il problema dell’Italia non era la permananza dei vecchi patriarchi al potere ma i loro comportamenti e insegnamenti”. ( pag.288 del libro sopracitato)

    • Chiara Salvini scrive:

      Cara Do, su tuo suggerimento ho cominciato a leggerlo e, avendo imparato dai giornali un po’ di nomi e sigle, riesco a seguirlo molto bene, è anche molto ben scritto. Quel poco che ho imparato sul familismo e la corruzione, che ne è la conseguenza, quando ho orecchiato qualcosa del Brasile, ho capito che sono caratteristici di società in cui il capitalismo ha uno sviluppo arretrato: la mafia, al sud e al nord è il migliore esempio di uno sviluppo personale e familistico. Anche se non ho titoli per affermare che queste forme di rapporti economici e di potere basati sulla ” grande famiglia” di amici e conoscenti, insomma un clan, mi sembra di capire che hanno molte cose in comune con le relazioni di tipo mafioso. Credo che la Dc sia stato un partito molto complesso, ma che, nel suo insieme, abbia invigorito questi tipi di rapporti di potere nel nostro paese. Purtroppo, anche prima della parentesi fascista, il governo della Destra e della Sinistra hanno saputo seminare erbacce velenose nel nostro territorio. Renzi viene dalla DC e credo che non abbia inventato niente: lo scandalo viene dal fatto che è stato appoggiato nella sua ascesa da un partito di sinistra e da un Presidente che veniva, se pur dalla destra, direttamente dal PCI. Credo che la cosa più dolorosa sia, per un militante vero della sinistra, dover fare un esame critico e autocritico sulla politica in cui ha creduto e su cui ha speso la sua vita per tanti anni. Molti di noi non hanno davanti la possibilità di un ” compenso “. Se penso al mio impegno politico già ai tempo del liceo quando ” sognavo ” sulle Lettere dal carcere di Gramsci e poi in seguito–anche se l’attività politica per me è sempre stata un’attività secondaria ( la prima era informarmi per curarmi una malattia mentale molto disturbante)— rimango allibita dalla mia estrema ingenuità/ idiozia. Come sai, la militanza nel gruppo, a cui sei approdata anche tu, a Milano chiamatosi ” Avanguardia proletaria maoista ” è stata una tale lezione che mi ha impedito di iscrivermi a qualunque altra organizzazione. Alla fine ho optato per un’iscrizione all’ANPI! Credo che questa ingenuità possa aver caratterizzato molto militanti della sinistra sia PSI che PCI o extraparlamentare. Spero che questo risveglio ” da vecchi” mi basti e non mi tocchi, prima di partire, un risveglio ancora più decisivo… ciao, scusa-scusate (se qualcuno legge) le tante chiacchiere! buona notte fino alle 12 di domani, chiara

  2. Carine scrive:

    Penso che nel nostro percorso di ” educazione politica” ( più o meno abbiamo fatto le stesse tappe o stazioni, come nella via Crucis) abbia contato molto il punto da cui partivamo, le persone che avevamo attorno, il momento storico in cui ci è capitato di vivere ed essere giovani. Il percorso è stato, come nei migliori poemi epici, un faticoso disvelamento, seppure parziale, della realtà. Abbiamo avuto due grossi vantaggi: essere nate a ridosso dell’esperienza eccezionale della Resistenza, dove una minoranza si è fatta carico del destino di una nazione, dalla cui maggioranza in genere è stata aiutata o almeno non ostacolata. L’altro vantaggio è stato il Sessantotto, circostanza a livello mondiale che in Italia ha avuto sviluppi originali. Si è cambiato modo di pensare, soprattutto nell’ambito quotidiano e personale. Inoltre abbiamo fatto questo cammino praticamente insieme e, come suggeriscono i grandi poemi, un amico o un’amica è indispensabile per le grandi imprese ( mi piace questo accostamento e spero che piaccia anche a te, perché, pur nel nostro piccolissimo orizzonte, è andata proprio così e meno male).
    Non elenco gli handicap, che sono stati molto numerosi, primo fra tutti l’ambiente della piccola città da cui provenivamo, la fatica di abituarsi diversamente, lo strazio di non potersi spesso capire con i propri familiari,ecc. ecc… Nel complesso spero di potere continuare a capire, soprattutto di non perdere la voglia di capire. Ma anche in questo penso che stiamo facendo faticosamente ma gioiosamente la stessa strada.

  3. Carine scrive:

    Una cosa che considero buona è Milano: parlo della Milano che ho in testa, della rappresentazione che ne ho avuto quando sono approdata sulle sponde del Naviglio, pensando che se avessi continuato a camminare avrei incontrato il mare. Mi ricordo con spavento i primi tempi ( per un anno non ho avuto il coraggio di prendere un tram), sentirsi straniera in un mondo troppo complesso per capirlo. Poi, grazie anche al momento storico, una apertura incredibile e una conoscenza ( strumentale perché dovevo sostenere l’esame di storia dell’arte) delle bellezze artistiche della città, le assemblee alla Statale, le amicizie, l’Umanitaria, poter fare all’amore senza controlli polizieschi, la libertà con tutte le angosce del caso, infine una famiglia propria. Insomma, per me Milano è stata gioia e dolore, spavento e libertà, solitudine e solidarietà. L’ho fatta un po’ lunga per dire che mi piace molto la canzone di Ivan Della Mea, che di quella Milano è uno dei cantori più profondi e struggenti.

  4. Carine scrive:

    Come molti, mi sento infastidita dall’uso che si fa dell’inglese anche per vocaboli o modi di dire che si potrebbero benissimo esprimere in italiano. Questo succede perché gli USA, più ancora che il Regno Unito, si sono affermati come Stato leader ( ecco le parole inglesi che spuntano), soprattutto dopo la seconda guerra mondiale. Ai tempi dell’Impero Romano il latino aveva commesso lo stesso annichilimento nei confronti delle lingue dei popoli vinti, sparite quasi completamente. Ovviamente, data la ricchezza della sua cultura, la lingua greca è non solo sopravvissuta, ma ha conquistato i conquistatori. Ho trovato nel libro “L’ora di Italiano” di Luca Serianni, ed. Laterza 2010, una posizione che mi sembra realistica e non rivendicativa nei confronti dell’inglese, a proposito della disposizione ministeriale per cui nell’ultimo anno delle superiori è d’obbligo l’uso della lingua straniera ( che è nella quasi totalità l’inglese) per una disciplina non linguistica, per esempio la fisica o l’economia aziendale. L’autore si chiede giustamente: “…chi formerà ,in poco tempo, docenti che siano da tanto? Forse sarebbe stato più realistico, e più utile, sancire l’obbligo che le lezioni di lingua straniera dovessero svolgersi integralmente, in qualsiasi fase dell’insegnamento, nella lingua oggetto di studio…ed è bene che tutte le discipline, anche quelle scientifiche più proiettate verso l’inglese veicolare, mantengano integra la capacità di esprimersi anche in italiano: non è pensabile che una lingua rinunci a una parte di sovranità ( e in un settore così qualificato come l’ambito delle scienze, per giunta) appaltandola a una lingua straniera. Da “L’ora di Italiano, pagg.20-21.

  5. nemo scrive:

    Per un/una giovane, (andare a) vivere in una città ( metropoli come Milano, poi !) è sicuramente un’ esperienza fondamentale, ancor più se coincidente con gli studi (universitari). Forse un pregio della provincia potrebbe essere quello di ‘costringere’ chi ci abita a stare coi piedi per terra (soprattutto ‘in politica’).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *