È stata la prima donna in Italia ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica
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Frequenta il ginnasio nella città natale, quindi l’istituto magistrale a Bassano del Grappa. È qui che, il 26 settembre 1944, i nazifascisti costringono lei e altri studenti ad assistere all’impiccagione di trentuno prigionieri per rappresaglia: decide così di prender parte attivamente alla Resistenza. Con il nome di battaglia di “Gabriella” diventa staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, quindi passa al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Frattanto, nel dicembre dello stesso 1944, s’iscrive alla Democrazia Cristiana e partecipa attivamente alla vita del partito.[3]
…Nel 1963 è eletta componente del comitato direttivo dell’Unione europea femminile, di cui diventa vicepresidente nello stesso anno. … È fra coloro che elaborarono la riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale[5]….si deve a lei la legge sulle pari opportunità[4]. Nel 1981, nel corso della VIII legislatura, è nominata presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 di Licio Gelli[6], che termina i lavori nel 1985[. 7]
” Le donne hanno bisogno di trovare in un’altra donna la dimostrazione che è loro possibile essere e fare. L’esempio le aiuta ad acquistare una maggior fiducia in se stesse. “
[Tina Anselmi 29 luglio 1984, da un’intervista al Corriere della Sera]
Ecco, questa frase mi sembra il modo migliore per ricordarla e per ricordarci perché siamo qui.
sotto: immagine di Castelfranco Veneto e cartina del Veneto
La porta ovest di accesso al centro, detta “del Musile”.
Tina Anselmi, partigiana, si oppose e smascherò la P2. Non perse la voglia di resistere, in modo pacifico come aveva sempre fatto, ai vari mostri che volevano sostituirsi allo stato di diritto. Le ho sempre voluto, se si può dire rispettosamente, molto bene.
Una persona che ha coerentemente rappresentato le eccezionali qualità di molte donne. Fosse stata eletta Presidentessa della Repubblica, l’ Italia sarebbe migliore: un’ altra opportunità mancata.