La sfiducia reciproca è la strada maestra per rovinarci tutti assieme
Obbligati a crescere – Come ritrovare la fiducia necessaria per la ripresa
Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 9 ottobre 2016
“Obbligati a crescere” è stato il titolo dato alla discussione sullo stato dell’Economia organizzata lo scorso mercoledì dal Messaggero. Il dibattito ha dimostrato che questo titolo era purtroppo pienamente appropriato, tenuto conto dei danni che i lunghi anni di crisi hanno portato alle nostre economie e alle nostre società.
La disoccupazione non solo ha rovinato il reddito di milioni di famiglie ma ha lesionato il capitale sociale di interi paesi in modo tale da distruggere anche la fiducia sulle prospettive di un miglioramento in un prevedibile futuro.
Un crollo di fiducia che incide su tutti gli aspetti dell’organizzazione sociale, emarginando un numero sempre maggiore di giovani, allontanando i cittadini dalla partecipazione politica e influenzando perfino i comportamenti demografici.
Una sfiducia che, a livello planetario si traduce in un rallentamento del commercio internazionale che, nei sei mesi che ci stanno alle spalle, è addirittura in fase di stagnazione. Ed è ancora la sfiducia a rendere ormaiimpossibile la firma degli accordi commerciali che erano stati uno degli elementi propulsivi dell’economia mondiale.
Per un certo tempo si è pensato che a questo disfacimento potessero porre rimedio le banche centrali, fornendo illimitate quantità di moneta al sistema economico. Esse hanno evitato disastri peggiori ma nemmeno i tassi di interesse sotto zero ( che non hanno alcun precedente nella storia economica) sono oggi in grado di ricostruire la fiducia necessaria per la ripresa.
Lo può fare soltanto un accordo fra i governi che hanno la maggiore responsabilità nella gestione della politica mondiale, ma quest’accordo mondiale non c’è, come ha dimostrato l’ultima riunione del G20. Non vi è accordo nemmeno a livello europeo, dove la Commissione viene esautorata perfino nei settori nei quali aveva competenza esclusiva, come le trattative sul commercio internazionale.
Ed è ancora alla sfiducia che si deve non solo la Brexit ma anche il dopo-Brexit, che vede tutti i paesi europei divisi sul come comportarsi nei confronti della Gran Bretagna.
Una divisione che entra in tutte le decisioni della politica economica europea, nella quale ormai i paesi più forti impongono le loro regole ai più deboli, rallentando la crescita di tutti e relegando l’Europa intera a fanalino di coda dello sviluppo mondiale.
Una sfiducia che pesa particolarmente sull’Italia perché, per il bene e per il male, siamo diversi dagli altri paesi europei e ci troviamo invece di fronte a regole che colpiscono in modo particolarmente negativo il nostro sistema economico.