MGP. LA NOSTRA ” RACCONTIERA “, CI MANDA INVECE UN TESTO ECCEZIONALE :: CHIARO-SEMPLICE-PRATICO- VISSUTO ….SULLO STRESS. *** DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE! + un commento di chiara

 

Cara Chiaretta,
ecco i primi due capitoli, in allegato in Inglese. Ho colto l’occasione dell’interesse di Li.  per lo stress giunto casualmente ( era un argomento svolto con il gruppo di Italiano) e ho approfondito un po’ il discorso, spingendomi ai  disturbi ossessivi compulsivi DOC nel 3° e 4° capitolo.
Direi che è una sorta di guida DALLO STRESS AI DISTURBI DOC.  Lo scopo è solo un po’ di consapevolezza, spero, ma ancora non ho riscontri. Vedremo. 
Per ora i primi due capitoli poi ti manderò gli altri. Ho appena finito tutto il lavoro.

I riferimenti: Francesco Martinelli che gestisce da dieci anni il Centro di Psicologia della Comunicazione di Bolzano e Trento e i Centri Antistress insieme con la Psicologa Miriam Gandolofi e le indicazioni dello Psicologo Gabriele Melli docente della Facoltà di Medicina di Pisa e Presidente dell’Istituto di Psicologia Comportamentale e Cognitiva di Firenze.

Un caro abbraccio a tutti   Mariella

 

 

 

 

 

4 per bruna 8-5-14 b

bardelli

 

 

 

 

1)

 

STRESS POSITIVO/NEGATIVO- STRESS COME SEGNALE- SAPER – ASCOLTARLO E CAPIRLO- I SEGNALI CHE IL CORPO CI MANDA SONO BUONI

 

 

 

  1. Vorrei parlarti dello STRESS POSITIVO. Penso alla condizione di un atleta o di un ricercatore o di uno studente che deve superare un esame.  Lo stress positivo raccoglie tutte le nostre energie per farci superare l’ostacolo, penso alla lucidità mentale, alla resistenza al sonno, al corpo teso in una condizione di perfetta attenzione, alla facilità con cui possiamo affrontare le situazioni senza sentire la stanchezza, a questa meravigliosa armonia tra il corpo, la mente e il cuore che ci fa sentire bene.

2. Grandi vantaggi che si capovolgono quando lo stress negativo ci cattura. Allora diventiamo lenti, al posto della lucidità subentra la confusione, al posto della determinazione, l’impaccio,  l’insicurezza, la pesantezza. Entriamo in una sensazione di precarietà, in un costante atteggiamento di  all’erta, come in attesa di qualcosa di vagamente pericoloso, che non sappiamo da dove arriva e ci può piombare addosso in ogni momento.

Come inizia tutto questo? E soprattutto come si protrae nel tempo fino a diventare pericoloso?

Lo stress ci invia segnali importanti che dobbiamo imparare a capire. Sono segnali di difesa di noi stessi del nostro corpo e della nostra mente. Segnali di stanchezza, di paura che diventano sempre più forti se non li ascoltiamo. Può essere difficile da capire, ma ciò che sentiamo è semplice, il corpo dice: qualcosa non va, qualcosa si è rotto o non è stato considerato a sufficienza.

 

Noi sappiamo che i segnali del corpo sono sani, sono buoni, non vanno trascurati, devo imparare a seguirli, devo imparare ad ascoltarli e capirli.

 

 

2) I PERICOLI- IL COINVOLGIMENTO DELLA MENTE- LA PERDITA DI CONTROLLO

Sono stati fatti molti studi sullo STRESS perché è considerata la malattia del nostro tempo. Anche le cure sono molte e non sono solo farmacologiche, ma anche comportamentali. In ogni caso la prima richiesta è sempre la consapevolezza, cosa difficile per via della confusione e della paura che subentrano. Ma si può cercare di capire ciò che succede dentro di noi ponendoci nella posizione dell’osservatore esterno.

 

Lo STRESS NEGATIVO coinvolge tutta la persona, genera squilibrio che si evidenzia  con sintomi sia psicologici che fisici come la tensione muscolare, l’ansia, la cattiva digestione, l’insonnia ecc.; ma sappiamo che ogni disturbo fa capo alla mente. La flessibilità e la capacità di adattamento del nostro pensare lasciano il posto a una rigidità che impedisce alla mente di trovare le possibili variabili nelle diverse situazioni, così che non si vedono alternative.

Nella persona stressata i pensieri negativi diventano congetture inaccettabili che invadono la mente e si presentano continuamente contro la sua volontà. A tutte le persone succede questo, ma nella persona stressata i pensieri negativi sono più frequenti e più intollerabili; questi vengono vissuti come un pericolo da scongiurare ad ogni costo.

La preoccupazione che ne consegue tende a tornare ripetutamente e a provocare un’ansia sempre maggiore  e di conseguenza un impulso sempre più forte a trovare un modo per tranquillizzarsi.

Questo rimedio  potrà allontanare il pensiero intrusivo, la preoccupazione,  il rischio che questo comporta  e l’ansia che ne deriva, ma sarà solo una soluzione momentanea.  Non è questa la soluzione del problema.  Gli Esperti del settore  prevedono un intervento più radicale di cui parleremo la prossima volta.

Spesso le persone che cadono in situazioni del genere, a causa di uno stress prolungato, tengono nascosto il loro segreto, vivono il loro tormento in solitudine, pensando che non ci sia via d’uscita. Non è così, ci sono le cure per superare le tante paure e iniziare a vivere più leggeri.

 

STRESS 3

COME COMPORTARSI –  I PENSIERI  INTRUSIVI.

 

 

Di fronte a un pensiero negativo e ripetitivo e di fronte alla preoccupazione che ne consegue è immediata la richiesta di  una rassicurazione che possa lenire il tormento dell’ansia.  I modi più comuni per tranquillizzarsi possono essere le richieste di conforto rivolte ai familiari riguardo le proprie preoccupazioni e anche  precisi cerimoniali mentali che la persona stessa mette in atto come contare, pregare, ripetere frasi, introdurre pensieri positivi ecc.

Il sollievo che ne deriva, però, costituisce un potente “rinforzo” che rende tale comportamento sempre più automatico e indispensabile, generando un involontario processo di apprendimento. Per questa ragione gli Esperti del settore vedono , in questo percorso, l’instaurarsi di un meccanismo, di un circolo vizioso che non  modificherà la situazione, ma la esaspererà.

 

Dunque  COSA FARE?

 

La cura comportamentale vuole riportare la mente a una situazione di normalità e di sanità attraversando un grande sforzo e una grande determinazione. Mi pare che le regole principali della cura siano semplici e chiare:

1) sapere che la mente così come il corpo può imparare cattive abitudini che possono diventare trappole

2) sapere che il pensare cose “strane” è di tutti e non pretendere di incanalare i propri pensieri e le proprie emozioni all’interno di binari troppo stretti.

Prima di percorrere dettagliatamente i momenti di consapevolezza e cura, vorrei  entrare nel merito dei PENSIERI NEGATIVI più comuni che possono impadronirsi della nostra mente stressata e diventare  PENSIERI OSSESSIVI.

 

IL DISTURBO DA CONTAMINAZIONE
Chi soffre di questo disturbo è tormentato dall’insistente idea che loro stessi, o qualcuno dei familiari possa ammalarsi entrando in contatto con qualche germe o sostanza tossica. Il timore di malattia può essere accompagnato da un forte senso di disgusto nell’entrare in contatto con certe sostanze o in certi ambienti  considerati sporchi. La contaminazione temuta può essere anche relativa a ”sporco” di natura sociale (alcuni luoghi o persone) o metafisica (il male, il diavolo ecc.)

 

Il DISTURBO DA CONTROLLO

 

Si tratta di ossessioni che implicano controlli prolungati e ripetuti senza necessità. Chi soffre di questo disturbo tende a controllare e ricontrollare ripetutamente, sia per tranquillizzarsi, sia a scopo preventivo, per essere sicuro di aver fatto il possibile per prevenire qualunque possibile catastrofe.

 

IL DISTURBO DA SUPERSTIZIONE ECCESSIVA
Si tratta di un pensiero superstizioso esasperato. Chi ne soffre ritiene che il fatto di compiere o meno determinati gesti, di pronunciare o non pronunciare alcune parole, di vedere o non vedere certe cose  sia determinante per l’esito degli eventi.  Chi ne soffre teme di pensare a certe situazioni negative come se il pensiero potesse, in qualche modo “imprimersi” e trasformarsi in realtà

 

LE COMPULSIONI DI ORDINE E SIMMETRIA


Tale disturbo si può riscontrare in persone eccessivamente precise, affidabili, pignole e ordinate. Persone che non tollerano assolutamente che gli oggetti siano posti in modo disordinato, perché ciò procura loro una sgradevole sensazione di mancanza di armonia e di logica. Nasce di conseguenza un bisogno di riordinare fino a sentirsi completamente tranquilli e soddisfatti. In genere sono persone  riluttanti a delegare compiti agli altri, e se lo fanno danno istruzioni molto dettagliate su come dovrebbero fare le cose. Tale richiesta può riguardare anche il proprio corpo e gli oggetti o indumenti indossati.

Un’attenzione minuziosa è rivolta alle regole, ai dettagli e alle procedure. Spesso queste  persone sono molto coscienziose, scrupolose e inflessibili a proposito di moralità, etica o valori che in genere impongono anche agli altri.

 

DISTURBO DELL’UMORE


Spesso chi soffre di stress prolungato è tormentato da pensieri riguardanti gli errori compiuti nel passato,  le persone decedute o le persone che lo hanno abbandonato, di conseguenza subentra un senso di fallimento e di inutilità della  propria vita. Questo rimuginare porta un calo dell’umore che tende però  a scomparire non appena il miglioramento si mette in atto.

 

 

 

4.  QUALI SONO LE CURE –  COME COMPORTARSI

 

La terapia COGNITIVO-COMPORTAMENTALE è centrata sul “qui ed ora” con la convinzione che i ricordi del passato, possono essere utili per capire come siano strutturati gli attuali problemi, ma molto difficilmente possono aiutare a risolverli. Questa cura prende in considerazione il presente e il futuro e mira ad attivare tutte le risorse della persona per ottenere un superamento positivo. Essa si propone di ottenere dei cambiamenti di comportamento, di aiutare la persona a modificare le abitudini del pensiero disfunzionale e delle reazioni emotive e comportamentali.

 

 

Egli sarà fortemente motivato a diventare 

 

IL TERAPEUTA DI SE STESSO:

 

 

LE PRIME CONSAPEVOLEZZE

 

Rendersi conto delle proprie reazioni eccessive e non attribuire le cause del disturbo a fattori esterni.

 

Rendersi conto di lasciarsi condizionare da un pensiero negativo, di entrare in uno stato d’animo di pericolosità che si vuole evitare ad ogni costo.

 

Rendersi conto di non essere in grado di tollerare l’idea che possano accadere certe cose, soprattutto per colpa nostra, e di essere molto angosciati dai pensieri negativi, e di cercare di evitarli, scacciandoli.

 

Rendersi conto di mettere in atto una compulsione mentale o materiale per bisogno di rassicurazione, per trovare soluzioni che mirino ad allontanare l’ansia.

 

Rendersi conto che lo stress protratto per anni ha causato un meccanismo divenuto un inganno, che non consente di prendere consapevolezza, né di recuperare la propria libertà.

 

 

ORA VEDIAMO DI CONSIDERARE QUALE È LA CURA CHE

PASSO DOPO PASSO PUÒ AIUTARE A USCIRE

DALLA TRAPPOLA DEI PENSIERI NEGATIVI.

 

 

A. – Ridurre il tentativo di controllo dei pensieri

 

Questo significa smettere di lottare contro i pensieri  intrusivi, accettare ciò che succede. Se pensiamo “non ci devo pensare” non funzione,  si ottiene l’effetto contrario. Lasciare che i pensieri ci siano, se pur intollerabili. Questi sono un fenomeno normale che attraversa il flusso di coscienza di ognuno di noi.

 

 B. – Tollerare l’improvvisa preoccupazione e il disagio connesso

 

Spesso i pensieri negativi sono vissuti come minaccia, come possibile rischio. L’obiettivo è imparare a convivere con la consapevolezza che le preoccupazioni derivanti non indicano un reale pericolo di disastri da prevenire.  Imparare dunque ad avere maggior disponibilità nell’accettare i rischi e tollerare l’incertezza.

 

C.Ridurre il senso di responsabilità e il timore di essere colpevoli.

 

Spesso al pensiero eccessivo corrisponde un grande timore che si avveri. L’ipotetico disastro anche solo pensato  pesa come colpa, umiliazione e indegnità. La persona si sente colpevole del proprio pensiero, cercando in ogni modo la sicurezza che ciò che pensa, non accada.

 

D. – Liberarsi della trappola del bisogno di rassicurazione.

 

La persona attribuisce alla rassicurazione un’importanza fondamentale: il placare il disagio. Due sono le condizioni da superare: 
-   da una parte il bisogno immediato di placare l’ansia, 
-   dall’altro la convinzione che se la rassicurazione non venisse messa in atto, certamente accadrebbero le cose terribili che si immaginano.

 

E. – Imparare a tollerare l’ansia.

 

L’interrompere il meccanismo di rassicurazione provocherà un notevole aumento dell’ansia. L’ansia è un segnale d’allarme, essa non potrà aumentare all’infinito e non potrà avere una durata illimitata.

 

 

Questi sono i passaggi indicati dalla cura COMPORTAMENTALE, ma l’elemento fondamentale mi pare la fiducia in se stessi e l’accettare i propri pensieri e impulsi intrusivi senza cercare soluzioni rassicuranti. Questo è suggerito come terapia (senza farmaci) per giungere gradualmente alla riduzione della frequenza con cui si presentano, e poco a poco alla loro scomparsa.

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

3 risposte a MGP. LA NOSTRA ” RACCONTIERA “, CI MANDA INVECE UN TESTO ECCEZIONALE :: CHIARO-SEMPLICE-PRATICO- VISSUTO ….SULLO STRESS. *** DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE! + un commento di chiara

  1. Chiara Salvini scrive:

    chiara: è un testo meritevole, senza il minimo dubbio: nessuno a mio parere può ” essere in preda” di tutte le manifestazioni elencate, e con il carico di ansia (panico) che inevitabilmente ne consegue, non solo in lui, ma nell’habitat che lo circonda. Anche un malato di mente è una specie di pout-pourri, con un pochino di tante cose che, ben dosate da il cielo, o attraverso queste proposte di allenamento, è una persona che ha una vita normale: ” senza recar danno agli altri né a se stesso “, che è la formula.
    Non riesco ad immedesimarmi in una persona che soffre di qualcosina di questo tipo, lo legge con attenzione, lo può rileggere…ma la sua eventuale ” reazione “, mi è totalmente sconosciuta. Bisognerebbe avere qualche verifica che, per una persona con una rete ampia di amicizie come Mariella, non dovrebbe essere difficile: a mio parere andrebbe fatto ” senza scegliere le persone volontarie”. Del resto con che criterio?
    Mi permetto inoltre di osservare che, nella mia esperienza, sempre che uno abbia qualcosa, all’auto-terapia ” ci arriva “, non è da lì che si può partire, e ci si arriva proprio attraverso un ” maestro “, che può anche stare solo a guardare i nostri passi, ma essere lì, o comunque vicino. L’ultimo anno che ho fatto analisi con il Prof. Zapparoli mi è stato proposto proprio come un anno di ‘autoanalisi con
    ” un supervisore”: già, di suo, il Professore parlava pochissimo, non mi viene in mente nessun intervento che ricordi, ma posso aver dimenticato. Quello che faceva con certezza era ” ascoltarmi” con attenzione. Era—come amo dire io–” un mio tu” che, ponendosi come tale, mi permetteva di essere un ” io “. Siamo nell’epoca dell’io-io, della perfetta ” autonomia”, dell’imparare a camminare da soli, lo so: è la famosa ” età del narcisismo “. Vedo anche mia figlia camminare così. La osservo da lontano, e continuo ” da lontano “, anche se, a volte, mi fa dono di una sua confessione (tanto per dire). Il rischio, che per è quasi inevitabile, usando l’immagine di una macchina: se hai un pezzo da correggere, o decidere addirittura di sostituirlo, non potrai che guardare ” attraverso il pezzo che non funziona “. E su quello che vedrai/ non vedrai, agirai. ecc. Questo non significa che la persona in questione, magari con un gran lavoro su stessa, non arrivi a vivere meglio. grazie, chiara

  2. Mariella scrive:

    Come dicevo all’inizio è stato solo un’occasione per aprire le porte a un dubbio.
    “Sarà veramente il Demonio che ti manda pensieri catastrofici ogni mattina sotto la doccia?” Se io fossi riuscita a inserire solo un piccolo dubbio, canterei vittoria. Ma non credo che sia possibile mettere un dubbio nella costruzione perfetta che la fede propone. Il diavolo tentatore, i cattivi pensieri, il malessere e subito le preghiere che possono sollevare dal dolore e l’essere sempre più vicino a dio, per trovare una salvezza. Questa la strada ormai sicura da percorrere per Li
    . e per molti che soffrono di Disturbo Ossessivo Compulsivo o altro. In questo senso la Fede diventa una trappola mortale dalla quale non si può più uscire. Diventa la soluzione del problema.
    Certamente è sempre una questione di misura. Si può vivere una vita normalissima e non dire a nessuno ciò che succede nella propria anima. Solo i familiari e chi è più prossimo dirà ” è una persona difficile, fa cose strane, spesso sembra assente, ma è una brava persona”.

    • Chiara Salvini scrive:

      molto meglio la religione della droga: ci sono svolte nella mente-in disturbi piccoli medi e grandi -che abbracciano la religione: è già un grosso successo aver trovato un proprio rimedio, sempre a portata di mano, che non è un farmaco: Si riconosce di ” aver bisogno”, di ” essere mancanti”, ma allo stesso tempo non è ad un altro umano che si vuole far ricorso, fosse anche un medico: affidarsi a Dio è riconoscere la propria umanità, quindi la propria impotenza, ma solo davanti al divino che è sopra tutti. Certo, se si potesse, questo aspetto andrebbe – come dire? – contenuto dentro un ambito, appunto, religioso: quando si doveva fare il posteggio qui sotto, avevamo un condomino contrario, anzi due sorelle assai vecchiette, che forse con i tavolini che ballavano, chiedevano a qualche anima dell’aldilà cosa dovevano fare e la risposta del tavolino era sempre ” no posteggi”. Siamo andati avanti più di dieci anni. Una storiella per dire che, a mio parere, lì, l’oltreumano aveva troppo potere…sui posteggi! Anch’io ho avuto un momento, quando ero in Brasile, mi avevano dato di tornare a casa per il fine settimana, in cui–per esclusione –non ho potuto che rivolgermi a Dio di com-prendermi, in quanto non trovavo nessuno né in ospedale né fuori, in sintonia, anche minima. Oggi mi avviene la stessa cosa–a parte che comunque io stia oggi —sto miliardi di luce meglio di un fuoriuscito in licenza premio —ma non mi viene di rivolgermi a nessuno, né più in sù né più in giù.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *