VOLETE GIOCARE UN PO’ CON DONATELLA? LEI PENSA DI METTER SU QUALCOSA (MAGARI CI METTIAMO TUTTO IL BLOG INSIEME!) PER FAR GIOCARE GLI ADULTI. MA E’ TUTTO DA INVENTARE, FATEVI SOTTO O SOPRA, COME PREFERITE!

"Ricordiamoci di essere stati bambini", il mondo dell’infanzia secondo Silvia Vegetti Finzi

 

 

 

 

questa bambina,  che per caso si chiama Silvia, potrebbe  essere benissimo Donatella da piccola…certo dovevano portarle alle spalle le Alpi...http://blog.iodonna.it/scuola/2014/06/04/1518/?refresh_ce-cp

 

 

 

 

Punti e virgole        di DONATELLA D’IMPORZANO

 

 

 

bardelli, punto e virgole, 2016, computer graphics 7a1a1

da Mario, con un bacio e schiocco!

 

Silvia era una bella bambina di sei anni, amava giocare ma le piaceva anche andare a scuola.  Il primo giorno era stato divertente, con tutti quei cartelli con le figure alle pareti e la maestra che faceva pronunciare ai bambini le lettere dell’alfabeto. Quando però si era cominciato a scrivere, erano venute per lei le difficoltà. Le piacevano le vocali, praticamente tutte. Era felice quando la maestra dava da fare  pagine e pagine di  piccole gambe per le a e per le e. Anche il minuscolo braccio della o non le dispiaceva e quando ne aveva fatto qualche pagina, se la guardava tutta contenta, come un pittore ammira la propria opera. La o era la sua lettera preferita perché le ricordava suo zio  materno, grasso e simpatico, con un buffo ciuffo sulla fronte. Invece non amava le consonanti e non riusciva a capire perché ci fosse bisogno di quelle antipatiche, soprattutto quando ce n’era più di una insieme. Odiava gli gnomi, gli gnocchi, i soqquadri e i taccuini, per non parlare delle zampogne  e dei ragni.  Ma la vera tragedia  scoppiò quando sopraggiunsero nella sua faticosa formazione i punti e le virgole. I punti non volevano fissarsi alla carta e scappavano da tutte le parti. Alla sera, quando andava a dormire, finivano nel suo letto e la tormentavano come punte di spilli. Si girava e si rigirava, cercando di addormentarsi, ma non c’era verso. Sua madre aveva comprato una grossa calamita, come quelle che usano le sarte  e tutte le sere le ripassava il letto, ma non c’era nulla da fare: quei maledetti punti si infilavano nella trama delle lenzuola, perfino nelle coperte. Quelli nascosti nel cuscino le pungevano gli occhi e lei si svegliava piangendo. Le virgole, da parte loro, non erano meno perfide: apparentemente più docili dei punti, stavano per un attimo sulla carta, ma poi svolazzavano tutt’intorno e le finivano, come tanti piccoli uncini, nei capelli. La mamma la pettinava con un pettine fittissimo, come quello che si usa per i pidocchi, ma a tirarle via erano dolori.

 

povera Silvia! 

 

Con l’aiuto della maestra, a cui non era mai capitato un caso così difficile, Silvia scrisse pagine e pagine di punti e di virgole, prima separatamente, poi insieme come due punti e punto e virgola. Dallo sforzo e dalla tensione le scoppiò il morbillo e la varicella in un sol colpo. Finalmente con quegli strani segni sulla pelle, Silvia sembrò quietarsi un poco. Adesso i puntini erano diventati qualcosa di suo, le si erano disegnati su tutto il corpo, le davano un po’ di prurito, ma non era niente rispetto alle punture di prima. Stette a letto due settimane, coccolata dal papà e dalla mamma. Appena si fu ripresa volle riprendere in mano il sillabario e scoprì che esistevano anche i punti interrogativi e quelli esclamativi. La piccola barra del punto esclamativo teneva fermo il puntino maligno; il ricciolo ad uncino del punto interrogativo riusciva ad accalappiare quella malvagia nullità. Per le virgole non trovò un rimedio vero e proprio, semplicemente le evitava. Quando tornò a scuola era completamente guarita. La maestra pensò che la cura massiccia di pagine e pagine di puntini e di virgole le avesse fatto un gran bene . Quando  fece fare dei pensierini in classe rimase stupita dalla fluidità dello scrivere di Silvia: le parole scivolavano con un giusto ritmo una dietro l’altra, senza essere interrotte da inutili virgole.  Le esclamazioni e le interrogazioni rendevano estremamente  divertenti delle frasi in genere  insulse. Silvia si appassionò talmente alla scrittura che non smise più. Cominciò a scrivere anche per gli altri bambini ed un grande successo: addirittura uno scrittore famoso pensò di imitare il suo stile.

 

 

 

Condividi
Questa voce è stata pubblicata in GENERALE. Contrassegna il permalink.

4 risposte a VOLETE GIOCARE UN PO’ CON DONATELLA? LEI PENSA DI METTER SU QUALCOSA (MAGARI CI METTIAMO TUTTO IL BLOG INSIEME!) PER FAR GIOCARE GLI ADULTI. MA E’ TUTTO DA INVENTARE, FATEVI SOTTO O SOPRA, COME PREFERITE!

  1. Roberto scrive:

    qui c’è lo zampino di Donatella..
    bello no, ma carino si e divertente si.

  2. Roberto scrive:

    Chiara Chiara ed io cosa ho detto?
    ( mia nonna mi chiamava “ninin”)

    • Chiara Salvini scrive:

      che bello, da quando è nato il bambino di Francesca, unico in casa, ” ninìn ” per me sono tutte le persone che amo…(mi ripeto), ma così il mondo intorno mi diventa più accettabile, ciao Rob Roberto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *