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Islam, le donne di Maometto? Libere e intraprendenti
Forti e risolute: da Khadigia ad Aisha, le mogli del profeta non erano sottomesse. Gli tenevano testa ed esprimevano la loro opinione. L’analisi del prof. Soravia.
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08 Marzo 2015
Un dipinto raffigura l’apparizione a Maometto dell’arcangelo Gabriele.
In Arabia Saudita le donne non possono viaggiare da sole, non possono guidare né accedere a un’istruzione superiore.
Il velo le copre dalla testa ai piedi rendendo i loro movimenti difficili, sono previste pene corporali per quelle che violano il dogma coranico così come interpretato dalla scuola hanbalita che vige nel Paese. Lapidazioni, frustate, amputazioni. Questo succede oggi, nel 2015, in una terra, l’Arabia, dove nel VI secolo d.C visse una donna straordinaria: Khadigia, la prima moglie di Maometto.
Una donna che teneva il viso scoperto e che guardava gli uomini dritto negli occhi, senza timore. Non dipendeva da fratelli, zii o cugini né economicamente, né sentimentalmente. Sicuramente non doveva chiedere a nessuno il permesso per uscire di casa per svolgere le suoi affari economici, probabilmente avrà montato dromedari e cammelli senza problemi. Insomma, la donna di cui Maometto si innamorò non era proprio un angelo del focolare, quanto piuttosto quella che oggi definiremmo una businesswoman.
MAOMETTO LAVORAVA PER LA FUTURA MOGLIE. Quando i due si conobbero, lei aveva già 40 anni, due matrimoni alle spalle, diversi figli e una grande forza. Khadigia lavorava a tempo pieno per portare avanti le attività di famiglia che consistevano nell’organizzazione di carovane dirette in Siria alla ricerca di merci bizantine che poi venivano rivendute nella città di Mekka.
Alle sue dipendenze aveva tanti uomini tra i quali un giovane che veniva dal clan dei Banu Quraish, un ragazzo di 25 anni che aveva perso il padre prima della nascita e che a soli sei anni era rimasto orfano, dopo la morte precoce della madre.
Questo ragazzo si chiamava Maometto. Era educato, onesto, laborioso; qualità acquisite grazie alla formazione che gli era stata impartita dallo zio Abu Talib che lo aveva seguito durante l’adolescenza e lo aveva preparato a lavorare nel mondo del commercio.
LA PROPOSTA DI MATRIMONIO? LA FECE LEI. «Maometto non aveva moglie», spiega il professor Giulio Soravia, esperto di lingua e cultura araba, «anche se alla sua età era inusuale non essere sposato poiché lo status di celibe era considerato innaturale».
A rompere questa situazione fu proprio Khadigia: fu lei a chiedere in sposo Maometto, attraverso un’intermediaria che ne sondò i sentimenti. Secondo lo storico Maxime Rodinson, la mediatrice chiese a Maometto: «Che cosa ti impedisce di sposarti?». E lui rispose: «non ho i mezzi necessari a un matrimonio». Alla domanda «E se qualcuno ne possedesse per due e ti offrisse la bellezza, l’agiatezza, non accetteresti?» , lui acconsentì.Khadigia, la donna libera che stregò il profeta
Maometto con Khadigia.
«Per Khadigia», afferma Soravia, «il matrimonio voleva dire prima di tutto protezione. Nella società preislamica la condizione delle donne sole non era semplice come quella degli orfani e di tutte le categorie deboli».
Ricordiamo, continua il professore, «che anche in quella che oggi è l’Europa vigeva all’epoca l’editto di Rotari, prima raccolta scritta delle leggi dei longobardi, secondo cui una donna non poteva assolutamente vivere in autonomia. O era sotto il padre o il fratello o il marito. Nel caso in cui si trovasse sola allora era automaticamente posta sotto il controllo del Re».
Pur non essendo più giovane, a Khadigia non mancavano i pretendenti. Lei però scelse Maometto, perché si fidava di lui in quanto lo aveva visto lavorare e sapeva che era un uomo onesto.
Fu un matrimonio d’amore? Si direbbe di sì. Un amore che crebbe lentamente e si rafforzò con il tempo. Khadigia era intelligente e volitiva e Maometto la amò in modo incondizionato tanto da rimanerle fedele fino a quando rimase in vita. Una figura materna, ma allo stesso tempo una donna attraente e libera, in grado di dire la sua opinione e di dare forza al proprio compagno nei momenti più difficili.
LA PRIMA PERSONA A CREDERE NELL’ISLAM. Khadigia fu la prima persona a credere nell’Islam. Fu la prima a sostenere il profeta dopo le rivelazioni di Allah e la prima a convertirsi. «Non dubitò mai che si trattasse della parola di Dio che comunicava con suo marito tramite l’angelo Gabriele», spiega Soravia, «non dubitò neanche quando lo stesso Maometto sembrava titubante e spaventato».
Dal loro matrimonio nacquero quattro figlie femmine, Zaynab, Ruqayya, Umm Kultuhum , Fatima; nacquero anche dei maschi che, disgraziatamente, morirono tutti in tenera età.
Maometto però non si disperò, non cercò un’altra donna. Preferì crescere Alì, suo giovane cugino, che più tardi prenderà in sposa Fatima. «Khadigia è considerata la madre dei musulmani», dice Mourad Maziond, giornalista tunisino. «La storia sua e di altre donne che Maometto sposò negli anni a venire, molte delle quali vedove e non più giovanissime, dimostra che il profeta rispettava le donne e non aveva come obiettivo primario quello del sesso», aggiunge Abdel Qader, imam di Perugia.
MAOMETTO AMAVA LE DONNE FORTI.Per lo scrittore ebreo polacco Marek Halter che ha da poco pubblicato un volume dedicato alla figura di Khadigia, la sua storia è fondamentale per far cadere l’idea della donna musulmana, sottomessa al marito, chiusa sotto veli neri che ne coprono le forme e il volto.
Viene infatti da chiedersi che cosa direbbe oggi il profeta della segregazione, dell’umiliazione e del disprezzo a cui molte donne che professano l’Islam vengono sottoposte da «sedicenti dottori della legge che hanno letto il testo sacro senza quell’interpretazione, ijtihad(vedi sotto), che permetterebbe di adeguarlo ai tempi che cambiano», dice Soravia. «Dottori che non vogliono rinunciare al potere». Un potere che trova nella sottomissione della donna un pilastro fondamentale.
Maometto «amava donne forti che gli tenevano testa, come Khadigia alla quale rimase legato fino al 619 d.C, quando morì, o ad Aisha, l’ultima moglie che il profeta sposò quando era ancora una bambina».
Donne vitali, ambiziose, forti non come quelle di oggi che hanno perso molti dei loro diritti.La sottomissione del gentil sesso? Figlia della cultura bizantina
Una raffigurazione di Maometto con Aisha.
Nel mondo arabo preislamico, le beduine avevano tanto lavoro da svolgere, non esisteva l’uso di velarsi. A volte sia le donne, sia gli uomini si coprivano con un mantello per proteggersi dalla sabbia. Il concetto della donna segregata in casa viene dalla cultura bizantina. Il Corano infatti prescrive alle donne di non esibire troppo le loro parti belle, ovvero il seno e le parti intime. Il volto chiaramente può essere mostrato senza problemi.
Lo faceva ai tempi anche la giovane Aisha, figlia di Abu Bakr, il primo califfo che succedette al profeta dopo la sua morte.
«Aisha aveva colpito l’immaginazione di Maometto: bella, brillante, entusiasta, ambiziosa», spiega Soravia, «il legame tra i due era vigoroso e non venne indebolito neanche da un episodio di cui fu protagonista la giovane».
LA FIDUCIA NELLA MOGLIE. Nel corso di un trasferimento in carovana, racconta il professore, «la sposa del profeta si era fermata per una normale necessità fisiologica e aveva perso tempo cercando i grani di una collana che le si era rotta. La carovana però era ripartita non accorgendosi della sua assenza». La donna allora rimase fuori diverse notti e fu riportata a casa sana e salva da un giovane beduino che la trovò in mezzo al deserto.
«Quando venne vista tornare con questo ragazzo piuttosto bello», continua Soravia, «in tanti iniziarono a parlare male di lei e tra questi il più duro fu Ali, che suggerì al profeta di ripudiarla. Maometto invece non credette alle chiacchiere ed ebbe una rivelazione dall’angelo Gabriele che assolse la moglie da qualsiasi sospetto di adulterio».
La prova dell’amore tra Aisha e il profeta si ebbe nel 632 d.C, quando Maometto morì tra le braccia della sua ultima moglie. Lei, Aisha, la donna alla quale dedicava più tempo, con la quale discuteva, alla quale aveva creduto sempre nonostante non fosse riuscita a dargli neanche un figlio.
QUEI MESSAGGI CONTRO LA DISCRIMINAZIONE. Dopo la morte del profeta, Aisha non si mise in disparte ma sfidò nel 656 d.C Ali, colui che l’aveva diffamata. In quella che viene ricordata come la “battaglia del cammello” , questa donna guerriera venne leggermente ferita e solo dopo la sconfitta del suo acerrimo nemico si ritirò dalla vita pubblica.
Oltre alla prima e all’ultima moglie, Maometto ha avuto però altre donne. «Con i suoi matrimoni», conclude Soravia, «il profeta lanciò dei segnali emblematici su come trattarle. Sposò molte vedove che avevano già figli per dare loro protezione, convolò a nozze con una etiope per lanciare un messaggio contro il razzismo, sposò una cristiana perché la ‘gente del libro’ (i seguaci delle due grandi religioni monoteiste, cristianesimo ed ebraismo, e di altri culti come quello professato da Sabei e Zoroastriani, ndr) merita rispetto».
Rispetto che oggi viene calpestato da un esercito di uomini vestiti di nero, quell’autoproclamato Stato Islamico che con l’Islam non ha nulla a che fare.NOTA DEL BLOG::: ijtihad
Ijtihad in ItalianoIjtihād (in ) è un termine legale islamico dello Sciismo che indica il diritto di promulgare una fatwa, che diventa subito operativa come legge, basandosi su un’interpretazione indipendente da parte di religiosi autorizzati. Questa parola araba significa letteralmente “sforzo”, “applicazione”, ed è usato per indicare l’esercizio individuale di elaborazione normativa operato a partire dalle fonti scritturali. (http://traduttore.babylon.com/italiano/Ijtihad/) - IL TESTO SOPRA PUBBLICATO E’ DI LETTERA 43
- http://www.lettera43.it/cultura/islam-le-donne-di-maometto-libere-e-intraprendenti_43675159151.htm
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