15:50 da nemonemo, ragazzi …” COME SEMPRE ” VALE PER DUE-TRE-QUATTRO… BASTA! HA GIA’ LE ORECCHIE ALTISSIME! Ma —va bene da quell’altezza! – ci dicesse “come aprire i commenti”!

 

QUI SOTTO IL BLOG DI NEMONEMO E IL POST :

Umberto Galimberti: ” Quando chiama il call center siate gentili … “

10
NOV
2015

“””… < […] Günther Anders, allievo di Heidegger, trasferitosi in America per sfuggire alle persecuzioni naziste, dopo avere trovato lavoro alla Ford, scrisse al suo Maestro:” Lei mi ha insegnato che l’ uomo è il pastore dell’ essere, ma io qui alla Ford mi sento il pastore delle macchine. Nel nostro lavoro non dobbiamo avere alcun interesse per ciò che eseguiamo, dobbiamo lavorare senza scopo. Se uno di noi domandasse al caposquadra qualcosa sullo scopo del nostro fare, nel migliore dei casi passerebbe per un tipo strano e inidoneo al lavoro. Dato che si svolge alla cieca rispetto allo scopo, il nostro lavoro è simile a una ginnastica, a esercizi a corpo non libero perché dettati dalla catena di montaggio. E dobbiamo essere persino grati che ci è concesso di eseguirla, a differenza dei disoccupati che chiedono il diritto a questa ginnastica come un diritto politico fondamentale “. Questa condizione io la vedo riprodotta nei call center, dove la soggettività dell’ operatore è annullata o subordinata ai ritmi di produzione misurati sui numeri dei contatti per soddisfare il cliente, che riceve informazioni spesso inadeguate alle sue domande. Per non parlare dei call center adibiti a offerte e promozioni che, quando chiamano, non di rado ricevono insulti per il disturbo arrecato. […] Rovesciando la teoria del filosofo francese Lamettrie, che concepiva l’ uomo come una macchina, potremmo dire che nell’ età della tecnica l’ uomo deve farsi simile alla macchina, prendere esempio dal computer che ha davanti agli occhi, perché la macchina non si assenta, non prende ferie o malattie, non va in depressione come talvolta capita agli umani, non si demotiva, non si distrae, non è turbata da sentimenti o problemi familiari, non cerca la propria autorealizzazione. Per tutte queste ragioni, come scrive Günther Anders: ” l’ uomo è antiquato”. E nell’ età della tecnica deve portarsi all’ altezza delle prestazioni del suo computer, se vuol salvare il posto di lavoro, condizione del suo vivere.  Siamo a questo >. …”””

 

( da risponde Umberto Galimberti , D la Repubblica di Sabato 7 Novembre 2015 )

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GALIMBERTI RISPONDE A QUESTA LETTERA:

Una lavoratrice di call center : ” Mi sento una scimmia “

08
NOV
2015

“””… < Mi sento una scimmia. Perché ho lo stesso margine di autogestione di una scimmia ammaestrata. È il mio lavoro. Rispondo al telefono. Tutto il tempo. Sempre e comunque, tutto il giorno, tutti i giorni. Non mi allontano dalla postazione, non mi allontano, non parlo con il collega a meno che non sia il telefono a deciderlo, interrompendo, per il tempo che è lui a stabilire, il suo martellare perpetuo. Sono totalmente eterodiretta. Mi limito a seguire e applicare procedure standard, talvolta persino approssimative e nebulose. È come stare su una catena di montaggio mentale anziché manuale: una chiamata dietro l’ altra, meccanicamente, senza distrazioni, interruzioni o tentennamenti. Ogni cosa è cronometrata: la durata della chiamata, la durata delle pause (quindici minuti esatti ). Non c’ è gesto nella giornata che non venga misurato. Velocità, brevità e quantità devono essere obiettivi a cui tendere: più chiamate smaltisco, meno tempo ci impiego, migliore è la mia prestazione. Non per niente la tanto decantata efficenza che si richiede è un tipico attributo delle macchine. Ed è d’ obbligo fingere che io sia molto più simile a una macchina che esegue un compito, piuttosto che a un essere umano con esigenze più complesse, ma potenzialmente destabilizzanti per il sistema. > …”””


( Lettera a Umberto Galimberti in D la Repubblica di Sabato 7 Novembre 2015 )

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1 risposta a 15:50 da nemonemo, ragazzi …” COME SEMPRE ” VALE PER DUE-TRE-QUATTRO… BASTA! HA GIA’ LE ORECCHIE ALTISSIME! Ma —va bene da quell’altezza! – ci dicesse “come aprire i commenti”!

  1. Donatella scrive:

    Forse rimetteremo come opzione ineludibile una rivoluzione, prima di tutto a livello mentale, che rovesci i tanti tabù, pregiudizi, falsità che ci vengono propinati in ogni momento del giorno. Se riuscissimo a comprendere realmente che siamo la stragrande maggioranza a livello mondiale, forse riusciremmo anche a cambiare qualcosa nella realtà che ci appare ed è tanto brutta.

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