https://www.youtube.com/watch?v=csxdP2wdeEk
I talk to the wind (Io parlo col vento)
by Peter Sinfield, Ian McDonald – King Crimson
Said the straight man to the late man
Where have you been?
I’ve been here and I’ve been there
And I’ve been in between.
I talk to the wind
My words are all carried away
I talk to the wind
The wind does not hear
The wind cannot hear.
I’m on the outside looking inside
What do I see
Much confusion, disillusion
All around me.
You don’t possess me
Don’t impress me
Just upset my mind
Can’t instruct me or conduct me
Just use up my time
I talk to the wind
My words are all carried away
I talk to the wind
The wind does not hear
The wind cannot hear.
Io parlo col vento (I talk to the wind)
Traduzione in italiano di Bruno Moretti Turri IK2WQA
Dice l’uomo onesto all’uomo defunto
Dove sei stato?
Io sono stato qui ed io sono stato là
Ed io sono stato in mezzo.
Io parlo col vento
Le mie parole sono tutte portate via
Io parlo col vento
Il vento non sente
Il vento non può sentire.
Io sono sul fuori guardando dentro
Quello che io vedo
Molta confusione, disillusione
Tutto intorno a me.
Tu non mi possiedi
Non mi entusiasmi
Solo agiti la mia mente
Non istruirmi o condurmi
Solo usi il mio tempo
Io parlo col vento
Le mie parole sono tutte portate via
Io parlo col vento
Il vento non sente
Il vento non può sentire.
King Crimson
Alla corte del Re Cremisi
La lunga saga del “Re Cremisi” è il frutto del genio cervellotico di Robert Fripp, chitarrista geometrico e “dittatore illuminato” della band britannica che ha fatto la storia del progressive e del rock
“Ho cominciato a suonare la chitarra a undici anni, nel 1957, pochi giorni prima di Natale. Non avevo per niente orecchio musicale, non avevo neanche il minimo senso del ritmo. Non sarebbe stato possibile immaginare qualcuno musicalmente meno dotato di me. Quando sei così a secco di doti musicali, devi per forza cominciare a riflettere e a farti domande sulla natura del suono. Che cos’è che non ti permette di avvertire la differenza tra una nota e l’altra? Quali sono le parti dell’organismo che reagiscono alle diverse componenti della musica? Dove sono le barriere e i blocchi? Cosa puoi fare per eliminarli?”.
Strano personaggio Robert Fripp. Strano e unico personaggio in un mondo del rock che, almeno all’epoca della sua formazione musicale, derivava da un humus culturale e di costume legato indissolubilmente a un certo ribellismo da teddy boys, poi sesso e groupies, droga a volontà, macchine veloci, Harley Davidson e viaggi infernali, Jack Kerouac e le porte della percezione, trasgressione e omologazione. La nascita della gioventù come entità autonoma nel pensiero, nel costume, nel vestire, nei rituali, nelle (ir-)responsabilità ha avuto una colonna sonora bellissima, travolgente e commovente. Ma le colonne sonore, si sa, a volte slegate dalle immagini perdono forza e vigore, le decontestualizzi e ti ritrovi con un pugno di mosche in mano. E poi tutti invecchiano e dopo un po’ l’ entusiasmo non basta più. Robert Fripp è uno di quei personaggi che hanno salvato il rock da sé stesso, ma per farlo hanno dovuto accompagnarlo verso la senescenza e, lentamente, impercettibilmente, ucciderlo. Perché Robert Fripp, sia ben chiaro, è pienamente un musicista rock, ne possiede l’approccio, la ritmica, l’impatto, la commercialità. Ma ne rifiuta la prospettiva. “La deliberata dichiarazione da parte mia, nel 1969, che era possibile al rock di richiamarsi alla testa oltre che ai piedi causò una sorta d’esplosione passionale e fu considerata eretica”. Ma cosa vuole questo borioso provinciale borghese? Perché complicare una cosa in fondo così semplice come il rock? La risposta è forse lapalissiana: perché Fripp (ma, intendiamoci, non è certo l’ unico) è un musicista che usa le forme del rock come linguaggio, come tramite, non un ragazzo che fa il musicista per esprimersi nel linguaggio della propria tribù generazionale, culturale ed emotiva e che quindi diventa musicista rock.
Il cambio di prospettiva è copernicano, è il cambio di prospettiva del rock da espressione ad arte, che in quanto tale parla ai posteri come ai contemporanei e necessita di disciplina (parola chiave per la musica di Fripp) e struttura.
ATTO PRIMO…
segue, a chi può interessare, nel link sotto :: la famosa ” onda rock” /
http://www.ondarock.it/rockedintorni/kingcrimson.htm
Discografia
In The Court Of The Crimson King (EG, 1969) | 8 | |
In The Wake Of Poseidon (EG, 1970) | 6,5 | |
Lizard (EG, 1970) | 8,5 | |
Islands (EG, 1971) | 9 | |
Earthbound (live, Virgin, 1972) | ||
Larks’ Tongues In Aspic (EG, 1973) | 6,5 | |
Starless And Bible Black (EG, 1974) | 7,5 | |
Red (EG, 1974) | 8 | |
U.S.A. (Atlantic, 1975) | ||
The Young Person’s Guide To King Crimson(anthology, Island, 1976) | ||
Discipline (EG, 1981) | 7,5 | |
Beat (EG, 1982) | 8 | |
Three Of A Perfect Pair (Warner, 1984) | 7 | |
The Compact King Crimson (anthology, EG, 1986) | ||
Essential King Crimson (Caroline, 1991) | ||
The Great Deceiver live 1973-’74 (Caroline, 1992) | ||
Vrooom (Discipline, 1994) | ||
Thrak (Alex, 1995) | 5,5 | |
B’Boom: Official Bootleg – Live In Argentina(Discipline, 1995) | ||
THRaKaTTaK (Alex, 1996) | ||
Live In Japan 1995 (DGM, 1996) | ||
Epitaph (live, DGM, 1997) | ||
Absent Lovers (Discipline, 1998) | ||
The Collectors’ King Crimson (Pony Canyon, 1999) | ||
Heavy Construkction (Discipline, 2000) | ||
Cirkus (Caroline, 2000) | ||
Projekcts (Discipline, 2000) | ||
The Construktion Of Light (Virgin, 2000) | 6 | |
The Power To Believe (Sanctuary, 2003) | 7,5 |
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pietra miliare di OndaRock |
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disco consigliato da OndaRock |
KING CRIMSON
In The Court Of The Crimson King
(1969 – Island)
Il clamoroso debutto della band di Robert Fripp che aprì la strada al prog-rock