PALERMO —Eccezionale parto gemellare a Villa d’Orleans, il parco annesso alla Presidenza della Regione Siciliana dove vengono custoditi diversi animali, al centro di una polemica tra i gestori e la Regione stessa, che non intende più mantenerlo. Una femmina di Uistitì, note per essere le scimmie più piccole al mondo, che normalmente partoriscono un solo cuccioletto, qualche giorno fa ha messo al mondo tre gemelli, uno dei quali purtroppo non ce l’ha fatta. I due minuscoli cuccioli sono stati adottati dagli zookeepers della ditta Lauricella, che gestisce il parco: la mamma è stata messa in cura in un centro specializzato in animali esotici e da zoo, l’unico in Sicilia. Le scimmiette, lunghe quanto un dito, vengono allattate artificialmente ogni tre ore, anche di notte. E promettono bene (Foto di Igor Petyx)
palermo, villa d’Orleans —per chi vuole —19 slides —belle belle!
Piccole scimmie che imparano le vocalizzazioni dai genitori
I cuccioli di uistitì dai pennacchi bianchi, piccole scimmie del Nuovo Mondo, imparano le vocalizzazioni grazie all’interazione con gli adulti, in particolare con i genitori. È quanto emerge da uno studio che dimostra che questo tipo di apprendimento non è esclusivo degli esseri umani (red)
Esemplare di Callithrix jacchus
(Credit: Leszek Leszczynski/Wikimedia Commons)
Lo sviluppo vocale della nostra specie è il risultato di un complesso processo a cui concorrono lo sviluppo fisico e neurobiologico del bambino e l’interazione sociale con gli adulti: già a tre mesi di età, in media i bambini passano dal pianto alle prime vocalizzazioni preverbali. La rapidità con cui avviene questo passaggio è influenzata dai feedback che il bambino riceve dal contesto sociale: le risposte dei genitori, in particolare, stimolano lo sviluppo di vocalizzazioni più mature. Al contrario, nei primati non umani, le vocalizzazioni subiscono solo lievi cambiamenti durante lo sviluppo, generalmente prodotti dalla crescita fisica. O almeno così si riteneva finora in mancanza di ricerche sperimentali approfondite sull’argomento.
Takahashi e colleghi hanno studiato lo sviluppo vocale degli uistitì registrando e analizzando le vocalizzazioni dei piccoli dalla nascita fino ai due mesi di età, sia quando erano da soli, sia quando avevano un contatto vocale, ma non visivo, con i genitori.
Dall’analisi dei dati è emerso che gli adulti emettono distintamente suoni simili a fischi, mentre i piccoli producono solo suoni immaturi, come urli e fischi che però hanno una frequenza più alta di quella degli adulti. In che modo avviene la maturazione di queste vocalizzazioni? È solo frutto della crescita fisica e neurobiologica o è l’esito di un processo di apprendimento?
Per rispondere alla domanda gli autori hanno usato una serie di misurazioni fisiologiche, tra cui quella dell’attività respiratoria: hanno così documentato che la transizione verso le vocalizzazioni più adulte è causata almeno parzialmente da una respirazione più stabile, frutto della crescita fisica. La rapidità con cui avvengono le variazioni acustiche delle vocalizzazioni tuttavia indica che la crescita non può spiegare completamente la transizione dagli urli ai fischi.
Gli autori hanno quindi confrontato i tempi della transizione dagli urli ai fischi con i tempi delle interazioni con i genitori, trovando una forte correlazione tra i due fattori. Questa correlazione quindi indica che lo sviluppo delle vocalizzazioni dipende dai feedback forniti dagli adulti.
L’esito della ricerca, scrivono i ricercatori, ribalta alcune convinzioni consolidate da decenni sulle vocalizzazioni dei primati e indica negli uistitì un modello sperimentale molto utile per chiarire i meccanismi che hanno guidato il primo sviluppo delle vocalizzazioni negli esseri umani
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