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Io discuto non tanto la morte di mia mamma ma me; perché non ho lottato di più in quella gabbia, perché avevo paura, paura di peggiorare?
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Forse dovrei rassegnarmi a dire una frase che non vuol dire niente e cioè che sono solo umana, le mie debolezze, più spesso la mia forza (M. direbbe che è fittizia e non è detto che qualcosa di vero non ci sia), le mie paure limitano fortemente le mie capacità; più fortemente ancora limitano le mie capacità di intervenire perché sono ben lontana dall’avere a disposizione dell’energia diciamo neutralizzata -preferisco “costruttiva”- come deposito dell’io—meglio: “energia costruttiva in possesso dell’io pronta ad essere usata”; se l’avessi – io credo – non potrei sentirmi così sola, soprattutto se, per questa aggressività costruttiva, si intende l’aver incorporato come amore alla vita, alla propria vita e quindi a se stessi, tutto quell’amore, dedizione intelligenza che tante tante persone care ci hanno donato.
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Oggi, nel 2015 della mia vita, credo che nell’uomo ci sia una battaglia molto grande tra “trattenere / conservare il buono”, o lasciarlo nascosto almeno, se non proprio “oscurato” o buttato via. Anche le persone che sembrano “capaci di registrare il buono quando arriva e pertanto capaci di gratitudine” –si parla di “persone sincere con se stesse”—tutto schematico!— —sembrano, anche loro, ricevere il male registrato in grassetto. Veramente parlo di me: credo di “aver fatto pace” con il mio “desteny”…che è stato all’ingrosso ” vivere per curarsi” —e così siamo: “sempre sù Zena”–Devo dire però con sincerità che, senza averlo mai verbalizzato, mi aspettato che —dopo il vissuto dal ’76 al ’94 —che la mia vita, sì, si sarebbe dovuta mantenere “in equilibrio” mentalmente, ma che per il resto sarei stata in pace. Insomma la Provvidenza! Come sapete, questa signora non vede neanche malati in ben altre condizioni delle mie. MI fermo qui, mi sono infilata in un discorso lungo e difficile che, se uno ne ha proprio bisogno, se lo anche da solo in tranquillità. A questo “lui”, se c’è, voglio dire che gli sono vicino.
Il tema lungo e tortuoso in cui mi sono infilata, possiamo chiamarlo : il tema della irrisarchibilità — chiara