[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2015/03/Eddie-Cochran-Sittin-in-the-balcony.mp3|titles=Eddie Cochran – Sittin in the balcony]
NOTA DEL BLOG: guardate cosa dice questo dizionario etimologico di Donatella D’Imporzano, lo trovate casualmente sul web :
chaira: datemi ascolto che sono la + vecchia: leggete ma fate attenzione ai sottili complotti eversivi
eccomi! mi vedete qui dietro a Giuditta ….così come ora sto dietro a voi! chiara
l’opera è del Caravaggio, il titolo, è Giuditta ed Oloferne—sottotitolo: “guardate la vecchietta”
donatella d’imporzano : nuove cronache
MANIFESTAZIONE NO TAV
Sabato 21 febbraio si è svolta a Torino l’ennesima manifestazione
Notav. Questa volta però non è stata la solita manifestazione di
solidarietà ai 48 militanti Notav che sono stati condannati a oltre
140 anni di carcere ( 130 in più degli autori della strage del Vajont)
e al risarcimento di 131.140 euro. Accanto all’indignazione per
l’aggressione al territorio della Valle, già abbondantemente
sventrata, c’era anche la parte propositiva: tante delibere di
Consiglio Comunale piene zeppe di proposte per uscire dalla crisi, per
curare il paese e creare veri e duraturi posti di lavoro. La proposta
dei Comuni della Valle prende le mosse dalla situazione di difficoltà
e di precarietà che tutti i comuni italiani vivono quotidianamente
almeno da vent’anni. Con i soldi risparmiati, se si rinunciasse
definitivamente al Tav, si potrebbero mettere in sicurezza tutte le
scuole, si troverebbero le risorse per la sanità, per le bonifiche
delle zone inquinate, per la giustizia, per l’Università, la ricerca e
la formazione, per la lotta all’evasione fiscale, per la manutenzione
e il potenziamento dei 5.000 Km di ferrovie per i pendolari, che
rappresentano il 90% e degli utenti dei treni. Se lo chiedesse la
maggioranza dei comuni d’Italia sarebbe un’altra Italia.
Tratto da “Il Fatto” di lunedì 2 marzo, pag.21, liberamente riassunto
dall’articolo di Domenico Finiguerra
IL GIUBILEO NERO DEGLI ZINGARI, TANO D’AMICO, EDITORI RIUNITI, 2000
In questo smilzo ma molto intenso libretto, si narra per immagini
l’amara vicenda dei rom di Roma tra il luglio 1999 e l’aprile 2000, in
un turbinio di sgomberi, perquisizioni, rimpatri forzati, volti a
“ripulire” la città con l’avvicinarsi del Giubileo. L’autore ha colto
momenti di grande dolore ( soprattutto per la morte di bambini per il
freddo), ma ha evidenziato la gioia più del dolore nei bambini: la
voglia di giocare con tutto quello che c’è attorno, il prendersi cura
dei più piccoli, lo svolgere di piccoli lavori di manutenzione nei
campi dove abitano, come uomini e donne in miniatura. Bellissimo lo
scatto che chiude il volume: mentre si tenta di buttare giù un muro
eretto per “proteggere” la Terza Università di Roma dal campo nomadi
di vicolo Savini, che durante un incendio aveva limitato le vie di
fuga, due ragazzini aiutano a spingere e intanto ridono a crepapelle.
Da “Il Fatto” di Lunedì 2 marzo2015, pag.21. articolo di Adele Marini
I CARNEFICI ITALIANI, DI SIMON LEVIS DULLAM, EDITORE FELTRINELLI
” I carnefici italiani” di Simon Levis Sullam, edito da Feltrinelli, è
un libro di storia, con una motivazione ideale e con la forza di una
documentazione precisa e rigorosa. Affronta con coraggio e sfuggendo
del tutto alla ipocrita “pacificazione” il tema del fascismo e della
Shoah come delitto italiano. L’autore cerca e trova storie, parla a
nome delle vittime e spinge in scena i carnefici, sia i più onesti e
coraggiosi, che almeno avevano la faccia e la divisa del delitto che
stavano compiendo, sia individua la zona grigia indicata da Primo
Levi, sia ancora andando alla ricerca di una folla di delatori e del
vasto silenzio di tante persone per bene che hanno preteso di non
sapere nulla ma che allo stesso tempo si sono impossessati di case e
cattedre.
Liberamente tratto da “I carnefici italiani”, raccontare la vera
storia”, “Il Fatto” lunedì 2 marzo 2015, pag.20, autore Furio Colombo
I MINISTRI UFFICIALI CONTANO SEMPRE DI MENO
Ormai i ministri ufficiali contano sempre meno. La squadra privata del
premier ha ormai in mano i dossier più importanti: dalla RAI al fisco
alle grandi opere. Su Telecom c’è l’ex-amministratore delegato di
Luxottica Andrea Guerra, ma l’arbitro sembra essere Raffaele Tiscar,
dirigente di Regione Lombardia negli anni di Formigoni, chiamato
direttamente da Renzi a Palazzo Chigi.Luca Lotti, che si è riservato i
rapporti con l’editoria e il Cipe, il Comitato che concede
finanziamenti per le grandi opere. Conqueste due leve Lotti ha
iniziato a estendere la sua influenza con alcuni ministri ufficiali,
tipo Maurizio Lupi e il suo dicastero delle Infrastrutture dove si
rifugiano superburocrati mai rottamati, come Paolo Emilio Signorini.
Tiscar si occupa anche di Enti Locali. Il più potente dei ministri
ombra sembra essere Andrea Guerra: è intervenuto su Telecom, ha
seguito il caso Ilva, ha dato la linea sulla riforma delle banche
popolari e potrebbe essere nominato da Renzi amministratore unico
della RAI. Alla RAI potrebbe anche dare il suo apporto editoriale
Antonio Campo Dall’Orto. L’economista Carlotta De Franceschi si occupa
di materie che sarebbero di competenza del Ministro del Lavoro
Giuliano Poletti. Ma provvedimenti delicati, come l’anticipo del TFRin
busta paga, li scrive lei, che è stata nelle banche d’affari come la
Goldman Sachs, Morgan Stanley e Credit Suisse. Renzi ha recuperato
anche l’economista Luigi Marattin, famoso per l’infamante e volgare
twett a Nichi Vendola. Si occupa di economia a palazzo Chigi anche
Tommaso Nannicini, economista bocconiano, che ha l’ufficio nel
corridoio dove biosogna essere, quello su cui si affacciano le stanze
di Renzi, Lotti, del portavoce e spin doctor Filippo Sensi e
dell’uomo-Twitter Franco Bellacci, fiorentino anche lui. Altri che
lavorano nell’ombra sono Marco Simoni, economista dellaLondon School e
Carlo Calenda promosso al gabinetto.-ombra, quasi un ministero degli
Esteri, che senza gli orpelli della democrazia può dedicarsi ai
dossier internazionali. L’unica pecca del governo ombra è che il
Parlamento ha votato la fiducia ad un altro esecutivo, quello
ufficiale, che sembra ormai utile soprattutto per le interviste e i
talk show.
Liberamente tratto da “Il Fatto”, martedì 3 marzo 2015, pag.6, autori:
Stefano Feltri e Carlo Tecce.
DICIAMOLO IN ITALIANO
Su “Internazionale” Anna Maria Testa ha lanciato una petizione per
sollecitare amministratori pubblici, media e governo a un miglior uso
della nostra lingua madre- “dillo in Italiano”- chiedendo
all’Accademia della Crusca di farsi garante di questa sacrosanta
richiesta. Pazienza quando non ci sono termini adatti per tradurre una
parola dall’inglese ( cosa del resto abbastanza rara), ma quando si
potrebbe tranquillamente dire la parola italiana corrispondente sembra
di essere in presenza di una provincialità profonda che vuole far
colpo sull’uditorio ( vi ricordate del” very bello”,
geniale slogan del Ministero della Cultura, per propagandare la
bellezza dell’Italia e fare venire più turisti? ) E chissà quanto
avranno speso per una pubblicità così geniale. E se tra qualche anno
la lingua dominante diventasse il cinese, l’indiano, il brasiliano?
Dimmi come parli e ti dirò chi sei e parla di cose reali, dopo averle
studiate e conosciute, soprattutto se hai responsabilità politiche,
sociali, educative, istituzionali.
DA UN’INTERVISTA RECENTISSIMA A JOAN BAEZ
Joan Baez terrà concerti tra il 7 e il 12 marzo a Bologna, Udine, Roma
e Milano. Intervistata da “Il Fatto, al giornalista che le chiede se
si realizzerà mai nella storia quel ” We shall overcome” di cui
cantava tanti anni fa, risponde. ” Si realizza ogni volta che si fa un
piccolo passo avanti sul terreno dei diritti civili, della democrazia
e dell’accettazione reciproca. L’ultimo secolo ce lo ha dimostrato: si
procede per grandi sconfitte e piccole vittorie. Ma sono le seconde a
cambiare il mondo, nel lungo periodo”.
Da “Il Fatto”, venerdì 27 febbraio 2015, pag.18, giornalista Carlo Bordone