ore 21:21 ALBERTO ASOR ROSA CI INTRODUCE ALLA NUOVA EDIZIONE DE “IL GIOCO DEI REGNI ” DI CLARA SERENI, BUR

 

 

 

di Alberto Asor Rosa, la Repubblica, 30/03/2007
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Pubblichiamo parte della introduzione di alla nuova edizione de “Il gioco dei regni” di Clara Sereni (Bur, pagg. 448, euro 10,40).Il gioco dei regni è uno dei più bei libri italiani degli ultimi vent¿anni, e il più bel libro di memoria famigliare ebraica accanto a Lessico famigliare di Natalia Ginzburg. 

Tecnicamente parlando, e nel senso stretto del termine, si tratta, appunto, di un «libro di famiglia»: genere letterario fiorentissimo nell¿Italia tre-cinquecentesca, arrivato peraltro fino ai nostri giorni, ricco anche di testimonianze ebraiche, molto studiato fino a un decennio fa (circa) ed ora inesplicabilmente di nuovo abbandonato alla sua sorte. Il riferimento è esplicito: da una parte e dall¿altra. Quando al dottor Samuele Sereni e alla signora Alfonsa Pontecorvo, felicemente sposati, nasce il primo figlio, Samuele prende in mano «una Bibbia dalla rilegatura consunta» e sulle pagine e sui margini ancora rimasti bianchi segna l¿evento, come prima di lui avevano fatto «suo padre il rabbino, e suo nonno, e il bisnonno prima di lui» (p.30). Da questo punto di vista, dunque, Clara Sereni non fa che continuare (e presumibilmente concludere) l¿opera dei suoi avi. D¿altra parte, la ricostruzione di questa memoria (…) provoca necessariamente la nascita di un «lessico famigliare» (testuale: p. 29) che impronta di sé tutto lo sviluppo degli avvenimenti.

Come in ogni «libro di famiglia» che si rispetti, i materiali che confluiscono nel Gioco dei regni sono molteplici (…). Più che inseriti nel testo, ne fanno integralmente parte (opportunamente virgolettati) testi di lettere, testimonianze, memorie, documenti infantili dei vari protagonisti della vicenda, e persino pagine del libro pubblicato dalla madre di Clara, con il nome di battaglia di Marina (Sereni), I giorni della nostra vita, poco tempo prima di morire. La molteplicità dei contributi (…) non inficia l¿unità narrativa dell¿insieme, che è straordinaria. La scrittrice italiana contemporanea Clara Sereni, fondamentalmente laica e progressista, come tutta la sua opera e la sua vita dimostrano, s¿incarna letteralmente nella storia della propria famiglia, che ella, da un punto di vista strettamente biografico, ha peraltro solo sfiorato bambina: e questo le costa un¿enorme sofferenza, che pervade ogni angolo del libro. Si tratta infatti di un vero e proprio processo di riappropriazione e, come dire, reincarnazione, che segue presumibilmente a un lungo distacco (il libro è apparso la prima volta nel 1992, quando l¿autrice era già da tempo adulta). Come ogni dovere sentimentale compiuto (…) l¿ironia costitutiva dell¿«essere Sereni», s¿intreccia qui indissolubilmente con la tragicità dominante della vicenda.

Il gioco dei regni è in sostanza un libro fondato sul ritrovamento della memoria, perché come recita il testo tratto dalla tradizione orale dei Hassidim che funge da epigrafe all¿opera: «tutto quello che so fare, è tener viva la memoria di questa storia». Ma già l¿ignoto autore di queste parole aggiungeva dubbioso: «basterà?». E anche questa incertezza fa parte dello spirito di questa epigrafe, e forse del libro.

Protagonisti di questa memoria sono fondamentalmente i tre fratelli Sereni, nati agli inizi del secolo XX, Enrico, Enzo ed Emilio, il loro padre e la loro madre, i loro figli, e poi – via via – i parenti vicini e lontani, gli amici d¿infanzia e di maturità (gli Ascarelli, i Colorni, i Milano, i Rossi Doria, gli Hrischmann), i compagni di lotta e di sofferenze (gli Amendola, i Reale, i Volterra, gli Sraffa, gli ignoti fondatori dei primi kibbutz ebraici in territorio palestinese, i prigionieri delle carceri fasciste e naziste e dei campi di concentramento) – tutti quelli, insomma, che con loro hanno condiviso in tutto o in parte il loro percorso. In sintesi, si potrebbe definire la storia di una famiglia dell¿alta borghesia ebraica italiana – il nonno materno Pellegrino Pontecorvo, facoltoso industriale pisano, il padre, Samuele (detto Lello) clinico famoso, medico della Real casa che, da una prospettiva d¿integrale e pacifica integrazione, viene rilanciata dalla grande, inesorabile Storia (o dalla maledizione di una vecchia ebrea del ghetto romano) sulle strade difficili e perigliose dell¿autoriconoscimento identitario, della distinzione, della separazione (quale che sia), del conflitto e della lotta.

Siccome non credo che sia compito di un prefatore raccontare al lettore le vicende che il libro medesimo molto meglio racconta, da questo punto di vista mi fermo qui. Mi sembra più interessante, e più utile, tentare d¿indicare nel testo quei tre-quattro fulcri narrativi, da cui s¿irradia la materia e che, al tempo stesso raccogliendo i contributi e i punti di vista diversi intorno a loro, fanno del Gioco dei regni molto più di quella «cronaca famigliare» minore, che pure avrebbe potuto dignitosamente essere. Il primo è quello rappresentato dall¿unità/differenza fra i tre fratelli Sereni, i quali, a partire dall¿infantile «gioco dei regni» da essi inventato, tanto furono diversi quanto erano stati uniti, unici e identici (il cosiddetto ««tipo» dei fratelli Sereni»). E nella diversità, e persino nella più totale contrapposizione, assolutamente e definitivamente complementari: «Di nuovo, e come con nessun altro, basta un accenno per capirsi, una citazione per dirsi avversari: due metà di una stessa mela, l¿una per l¿altra insostituibile» (Enzo ed Emilio, p.307).

L¿altro è, quasi ovviamente, il conflitto tra identità ebraica – profondamente radicata, ma all¿inizio come neutralizzata e allontanata, e poi via via negata, combattuta o, a seconda dei casi, difesa, praticata ed esaltata – e il resto del mondo: un mondo che si sviluppa dal sogno, rivelatosi presto illusorio, di una pacifica integrazione alla più feroce della contrapposizioni (il fascismo e il nazismo) al sogno ancor più sconvolgentemente illusorio di un¿identità superiore e superatrice (il comunismo). Dirlo così fa pensare a una sintesi scialba e muta. Starci in mezzo – e starci in mezzo da fratelli, «sionismo» e «comunismo», Enzo ed Emilio – è materia di sanguinante conflitto

 

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1 risposta a ore 21:21 ALBERTO ASOR ROSA CI INTRODUCE ALLA NUOVA EDIZIONE DE “IL GIOCO DEI REGNI ” DI CLARA SERENI, BUR

  1. Donatella scrive:

    Questo libro si presenta come una ricchissima torta da godere! Grazie per la segnalazione e grazie anche ad Asor Rosa!

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