ore 18:31 — ” Beati quelli il cui atteggiamento verso la realtà è dettato da immutabili ragioni interiori! ” da– UN ‘AMARA SERENITA’ di ITALO CALVINO —c’è da ben meditare, ce n’è per tutti: basta pescare un filo proprio– e…, poi l’altro!

 

http://www.digiu.it/mobydick/amara.htm

 

Un’amara serenità
apparso su “Menabò 7 – Una rivista internazionale“, 1964 

Testo pubblicato col titolo I Giusti, doveva far parte di una
rubrica di testi brevi di riflessione su aspetti della vita attuale.

Beati quelli il cui atteggiamento verso la realtà è dettato da immutabili ragioni interiori! Ad essi va l’invidia di quanti, come noi, abituati a reagire agli stimoli mutevoli del mondo, viviamo esposti a contraccolpi continui, e non finendo mai di decifrare il corso della multiforme realtà, portiamo nei nostri atteggiamenti stabiliti volta per volta la coscienza del rischio di sbagliare. E quant’è difficile da vivere, per quelli come noi, l’Italia! Altrove in Europa i tempi ostentano con protervia il loro volto negativo; di fronte al quale, chiudersi in un’opposizione totale è atteggiamento chiaro e attendibile; e pur il lasciar margine a un’apologia del reale assume significati precisi: di pragmatica inversione di valori o di paradossale ottimismo dialettico. Ma l’Italia, proprio per la sua apparenza soddisfatta e normale sopra a ogni altro paese, proprio per il suo sembrare oggi il più esente da grandi drammi, quello in cui un accrescimento quasi biologico del benessere e lo sviluppo di strutture anche sociali e politiche più moderne e civili paiono correre strade non troppo divergenti, è pure il più difficile al commento della ragione critica, quello in cui le previsioni se rosee vengono subito date per banali – per arretrate se buie.
L’uomo che vuol vedere più in là dell’oggi, sospetta dell’euforia dei tanti, che paghi di sguazzare nel fiume della produzione e nel consumo, e per di più con la coscienza a posto perché anche dal punto di vista democratico e antifascista le cose sembrano avviarsi verso il meglio (“certo c’è ancora tanto da fare, ma a poco a poco…”), corrono nel ritmo facilmente febbrile degli affari e delle vacanze, e si giocano l’anima (“qualche compromesso si deve pur fare”) troppo sicuri di non perderla. Ma altrettanto diffida di chi, abituato a trattenere il fiato per non aspirare i microbi dell’aria, e ad atteggiare la bocca a disgusto per non compiacersi inavvertitamente di cose impure, ogni cosa in più che vede la segna nella colonna delle perdite e mai in quella dei guadagni, ogni passo avanti lo considera un passo indietro (magari in quanto, volendo fare un salto, prima si aveva più rincorsa) e non impara che è quasi sempre nel disordine e nella mescolanza che la storia in atto invera il proprio logos.
Un atteggiamento non fa in tempo a consolidarsi ed è già frusto: essere pro o contro la motorizzazione universale, i grattacieli al mare, le trasmissioni culturali per televisione, pro o contro perché conservatori o perché progressisti, gli uni e gli altri a pari ragione, essere pro ma avendo fatto proprie tutte le ragioni di chi è contro, essere contro ma nell’interesse di chi è pro, e intanto le cose continuano la loro corsa a testa bassa come un bufalo.
Così viviamo noi, in Italia, adesso. Si va, si incontra gente, e ad ogni incontro le opinioni hanno un sobbalzo, il più delle volte per bisogno di contraddizione; più raramente per consenso (e anche in quei casi oscillando: ottimismo, pessimismo), quando riusciamo a parlare con uno giusto: uno che lavorando al centro del suo settore ha la sensazione di mandare avanti qualcosa, e anche se non si nasconde gli ostacoli e le difficoltà di avanzare in un punto solo, in una situazione generale contraddittoria, tuttavia ha del futuro un’immagine chiara e immanente alle cose; oppure uno che lavora in un ambiente marginale, e vede tutto il negativo, il rovescio della medaglia, la corruzione che sale, l’andazzo facile, il dimettersi degli ideali, e nel suo pessimismo trova la forza di insistere, di perseverare nella propria linea di condotta, e vi raggiunge come un’amara serenità. I rari uomini giusti: limitati e giusti, giusti in quanto limitati: come diciamo noi che non osiamo pretendere d’essere giusti ma ci sforziamo solo di non essere limitati, noi ormai tanto connaturati al nostro incerto stato da non volerlo cambiare per nessun altro.

ITALO CALVINO

 

 

 

 

 

 

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